Un fenomeno che interessa molte coppie (non solo le donne) è quello del calo del desiderio sessuale dopo il parto. È una condizione comune che spesso viene ignorata, sottovalutata o derubricata a normale conseguenza degli stravolgimenti fisici e ormonali provocati dal travaglio e dal parto. Se indubbiamente questi giocano un ruolo importante, non sono gli unici fattori ed elementi che possono spiegare il calo del desiderio dopo il parto.

Essendo la sessualità e l’intimità una sfera importante della vita di ogni individuo e di ogni coppia è utile approfondire il discorso andando a cogliere quegli aspetti che possono incidere sul calo del desiderio. L’attenzione all’argomento è tale per prevenire situazioni di confusione e tensione e allo stesso tempo prevenire il cronicizzarsi di disturbi e distanze che potrebbero compromettere non solo la sessualità della coppia, ma anche la loro stabilità e serenità.

Le cause del calo del desiderio dopo il parto

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Fonte: iStock

Per poter comprendere le ragioni del calo del desiderio dopo il parto è utile iniziare dal definire cos’è e da cosa dipende il desiderio sessuale. È possibile definire il desiderio sessuale come l’insieme delle forze che avvicinano o allontanano una persona dal comportamento sessuale. Il desiderio, che varia a seconda delle età, è costituito da elementi biologici (le pulsioni), psicologici (la motivazione) e culturali (che incidono su cos’è desiderabile). Ci sono diversi fattori che incidono sull’andamento del desiderio sessuale: l’età, il genere, lo stato di salute e la situazione sociale.

L’insieme e la combinazione di questi elementi spiega cos’è il desiderio sessuale e pone le basi per comprendere perché dopo il parto, tanto le donne quanto gli uomini, possono andare incontro a un fisiologico calo del desiderio.

Nelle donne

Per capire le ragioni del calo del desiderio dopo il parto bisogna fare riferimento a una serie di condizioni, meccanismi e cambiamenti che hanno interessato la donna durante i mesi della gravidanza. Le modifiche anatomiche non si esauriscono immediatamente dopo la nascita del bambino, ma la fatica, lo sforzo e i dolori del travaglio possono lasciare segni psicofisici che richiedono tempo per essere superati.

Il ritorno alla normalità, quindi, è lento e graduale, ma soprattutto non automatico e scontato. Nelle prime sei settimane, il calo della libido è dovuto ad uno squilibrio fisico e ormonale (gli estrogeni sono a livelli minimi e vi è un aumento della prolattina.

L’esperienza del travaglio e del parto provoca conseguenze a livello fisico su vagina e perineo (cicatrici dovute a lacerazioni spontanee o al parto cesareo), secchezza vaginale, dolori, stanchezza e difficoltà nel sonno che possono influenzare il desiderio e l’attività sessuale.

Anche l’allattamento al seno può incidere, provocando talvolta una sensazione di distacco dal proprio corpo, oggetto esclusivo della volontà e delle esigenze del bambino. Va anche considerato come la fuoriuscita di latte a seguito dell’eccitazione può provocare imbarazzo e disagio tali da evitare i momenti di contatto o l’approccio sessuale.

Talvolta, dopo il parto, le donne possono presentare dispareunia (dolori nella zona vaginale durante il rapporto sessuale) che porta ad avere paura di sentire dolore, tanto che in molti casi si evita qualsiasi tipo di contatto e tentativo di approccio. È inoltre necessario lavorare sulla consapevolezza del proprio corpo per poter ricominciare a pensare serenamente alla propria sessualità e, quindi, recuperare quella di coppia.

Oltre agli aspetti prettamente fisici vanno considerati i cambiamenti psicologici, sociali e neuroendocrini che sono molto soggettivi e variano da donna a donna. L’idea della maternità, il tipo di relazione con il partner, le difficoltà cui si va incontro, lo stile di vita condotto, le paure e le novità tipiche del puerperio e dei mesi successivi al parto sono ragioni più che sufficienti per capire perché il sesso dopo il parto può essere vissuto come un problema, un fastidio o un timore.

Negli uomini

A differenza di quanto si possa pensare (e spesso accettare), anche la sessualità maschile va incontro a profondi cambiamenti e difficoltà (disfunzione erettile, riduzione della libido, modificazione del tempo di latenza dell’eiaculazione) che sono più seri e profondi del banale modo di dire che imputa ai cambiamenti fisici della donna la riduzione del desiderio sessuale maschile.

In realtà, anche in questo caso, ci sono profonde questioni psicologiche di cui è interessante parlare. C’è un aspetto molto spesso sconosciuto che riguarda la ricerca consapevole di una gravidanza. Il programmare i rapporti sessuali in funzione del periodo fertile della donna può provocare un disturbo della funzione erettile nel 20-25% degli uomini.

Anche durante la gravidanza può esserci una riduzione di tali funzioni con conseguente calo della libido e una minore gratificazione sessuale. Questi cambiamenti si spiegano anche con il cambiamento del comportamento assunto dall’uomo che diviene più affettuoso e protettivo nei confronti della donna, proprio in funzione della gravidanza. Negli uomini, quindi, l’eventuale calo del desiderio dopo il parto nasce da “lontano”, e nello specifico da tutte le novità sperimentate durante la ricerca e il progredire della gravidanza.

Dopo la nascita del figlio negli uomini vi è una riduzione dei livelli di testosterone dovuta all’inizio dell’esperienza di paternità e al confronto con il proprio bambino. Gli studi ci dicono inoltre che oltre al calo del desiderio si può presentare un problema di disfunzione erettile e un aumento dei casi di eiaculazione precoce secondaria. Tra le cause che spiegano il calo della libido vi è anche la gelosia nei confronti del rapporto che si sviluppa tra la madre e il figlio e la conseguente impressione di essere trascurato.

Oltre alle cause prettamente femminili e a quelle prettamente maschili vanno considerate anche quelle circostanze, che interessano entrambi. La priorità riconosciuta ai bisogni (nei primi mesi vitali) del neonato, le modificazioni dello stile di vita e la diminuzioni delle attenzioni che i partner si riservano, sia dal punto di vista verbale che fisico, aiutano a capire perché si può verificare il calo del desiderio e come questo non sia una colpa di uno o dell’altro partner, ma una normale e quasi scontata conseguenze di quanto vissuto nei mesi precedenti al parto e di quanto si sta sperimentando di nuovo con l’ingresso in casa di un figlio.

5 consigli per affrontare il calo di desiderio

1. Avere consapevolezza

Il calo del desiderio dopo il parto è normale. Lo è per le donne, lo è per gli uomini. Non è colpa di nessuno, tantomeno del figlio. È un’esperienza da vivere con la coscienza che si tratta di una fase normale, che non ci sono problemi nella coppia e che anzi, tale attenzione a questa condizione aiuta a prevenirli. Con il tempo e con un approccio positivo (non una mera attesa che il desiderio torni) il desiderio sessuale torna e si recupera anche questa sfera della propria vita.

2. Non forzare i tempi

Per smaltire lo shock del parto ci vuole tempo, così come bisogna aspettare per assimilare i cambiamenti, fisici, relazionali, sociali, psicologici e pratici, determinati dall’arrivo di un figlio. Tentare di accelerare i tempi, anche se mossi da buone intenzioni, è un rischio. Il confronto, l’accettazione anche del rifiuto, e la consapevolezza che si tratta di una fase transitoria, aiutano ad affrontare insieme, seppur fisicamente distanti, questo periodo della vita, personale e di coppia.

3. Prendersi del tempo per stare insieme

La vita dei neogenitori, specialmente di quelli al primo figlio, è una vera e propria rivoluzione. Il desiderio di fare tutto e farlo bene esaurisce le energie e tra le necessità del bambino, il lavoro e gli impegni sociali, al partner si riservano sempre meno attenzioni. Un aiuto può essere quello di ritagliarsi del tempo per stare insieme. Anche qualche ora nel fine settimana, lasciando il piccolo a nonni, zii o baby-sitter, possono diventare l’occasione per ritrovarsi e iniziare a recuperare quanto si è sospeso in questo periodo. Questi momenti non sono destinati prettamente all’attività sessuale, ma a recuperare la dimensione personale e di coppia, di ritornare a pensarsi come uomini e donne, partner, mogli e mariti, prima ancora che genitori, padri e madri.

4. Il ruolo dell’intimità

Il sesso non è solo la penetrazione e il coinvolgimento diretto dei genitali. Con gradualità è fondamentale anche ritrovare l’esperienza delle coccole, degli abbracci, dei baci, delle carezze, delle parole dolci sussurrate e di tutte quelle attenzioni di cui vive una coppia sana. Da queste tornerà anche il desiderio e si sperimenterà nuovamente anche un’importante e gratificante attività sessuale.

5. Parlarne, anche con un professionista

Parlare di sesso non è mai facile. Farlo tra i partner è troppo spesso un tabù e un motivo di incomprensione, farlo con una figura esterna, anche se un professionista, può essere considerato un fallimento. In realtà è anche una questione di priorità e di consapevolezza. Se da soli non si riesce è sano chiedere aiuto; la sessualità è talmente importante che non può essere trascurata o limitata al raggiungimento dell’orgasmo; superare le diffidenze, i pregiudizi, le legittime difficoltà e gli imbarazzi è utilissimo per aprirsi all’altro e scoprire come anche parlando, con rispetto e pudore, si viva quell’intimità di coppia propedeutica a una sana sfera sessuale.

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