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La nostra intervista ad Ornella Sprizzi, in arte "Mammamatta". Mamma di tre bambini e blogger, ha fatto della maternità la sua professione e racco...
Come cambia la vita professionale dopo i figli? Evolve, cambia o, peggio, si auto-distrugge? Lo abbiamo chiesto alla nostra community che ci ha raccontato l'esperienza di conciliare il lavoro con l'arrivo di una nuova vita a casa.
L’arrivo di un figlio è un fiume in piena di cambiamenti, stravolgimenti e trasformazioni. Non per forza si tratta di evoluzioni negative, anzi, ma non si può nascondere che siano decisamente impattanti sulla vita personale dei genitori, su quella di coppia e, ovviamente, su quella professionale, in particolare delle madri. Abbiamo già parlato molto del rapporto tra figli e carriera e dell’influenza dei primi sulla seconda in un paese, l’Italia, in cui la motherhood penalty si fa sentire fortissimo.
Scegliere tra vita professionale e vita da genitore è un’opzione che si presenta spesso (e costa anche parecchio in termini di salario, almeno a guardare i dati della child penalty) alla porta delle mamme lavoratrici, che molto spesso si ritrovano a sacrificare la prima per la seconda per facilitare la vita a tutta la famiglia.
La nostra intervista ad Ornella Sprizzi, in arte "Mammamatta". Mamma di tre bambini e blogger, ha fatto della maternità la sua professione e racco...
Non è giusto, eppure continua a succedere. Succede in tempo di pandemia, in cui i dati della disoccupazione femminile, a fine 2020, sono più che allarmanti (dati ISTAT). Succedeva prima che l’emergenza Covid tenesse milioni di bambini a casa da scuola con madri e padri sempre più affaticati nella gestione di figli e lavoro in contemporanea.
Succede anche nelle testimonianze che abbiamo raccolto su Instagram, in un ASK molto sentito dalla nostra community. Abbiamo chiesto: in che modo l’arrivo di un figlio ha influito sulla carriera? Le risposte non sono sempre piacevoli: spesso si parla di diritti delle madri calpestati, di licenziamenti all’annuncio della gravidanza, di allattamenti negati.
Non sempre, ovviamente, va così male: esistono capi comprensivi che sanno accogliere le madri in attesa anziché depotenziarle. Esistono però anche casi limiti – e di questi vogliamo raccontarvi oggi – in cui essere madre in particolare è un limite sul curriculum, non un plus. Avere figli è un ostacolo alla carriera, così la carriera viene messa da parte per scelta personale o di terzi. E questa è la dura verità che abbiamo scoperto rivolgendo questa fatidica domanda alla nostra community. Ecco cosa ci ha raccontato.
Avevo un contratto in scadenza e appena rientrata dalla maternità mi hanno detto grazie e arrivederci.
Mi hanno licenziata quando ho detto di essere incinta.
Ho detto di essere incinta e non mi hanno rinnovato il contratto.
Ho subito parecchi dispetti e ripicche da parte del mio capo per il fatto di essere incinta e di essere andata in maternità. Non so se potrò mai ritornare al mio vecchio lavoro.
Vi avvisiamo: molti dei messaggi ricevuti rimangono su questo tono. Sono storie sempre diverse ma che sembrano tutte uguali, almeno nella loro risoluzione. Contratti non rinnovati, demansionamenti, licenziamenti. E poi ancora promozioni mai ottenute, sebbene prima della gravidanza fossero nell’aria e mosse del datore di lavoro per portare la risorsa al licenziamento. L’Italia è un paese per madri? Probabilmente non ancora.
Con l’arrivo dei miei gemelli è andata in fumo la promozione che mi stavano per dare!
Quando ho comunicato di essere incinta, il mio titolare mi ha mandata in un negozio lontanissimo da dove ero prima, per portarmi alle dimissioni.
L’aumento e la promozione che la mia responsabile mi aveva promesso non sono mai più arrivati.
Tante lettrici hanno raccontato di essere state discriminate in quanto madri in attesa già all’annuncio della gravidanza e di aver subito mobbing che le ha portate a dare le dimissioni perché la situazione era diventata insostenibile.
Ho avuto due figli e per due volte mi hanno lasciata a casa. Comunicavo di essere incinta, il contratto scadeva e magicamente non servivo più!
Me l’hanno proprio detto esplicitamente, quando ho comunicato di essere incinta: “Devi dare le dimissioni!”
Mi ritrovo a rinunciare ad alcune proposte di lavoro perché gli orari sono totalmente incompatibili con la gestione del bimbo.
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“Orari incompatibili” senza che sia lasciato alla famiglia neanche il tempo di organizzarsi con un bambino a casa e il lavoro da gestire (e se invece ci riuscisse?), datori di lavoro che inducono al licenziamento non appena la news si diffonde in ufficio, permessi e ore di allattamento (che è un diritto delle neo mamme) negate dipingono un quadro molto triste della situazione italiana, di ieri e di oggi.
Ancora più allarmante – anche se non ci stupisce – è che questi messaggi arrivino tutte da donne e dunque da madri. Ci chiediamo se lo stesso trattamento viene riservato ai padri oppure solo le lavoratrici di sesso femminile sono costrette a subire questa penalty in un paese che, invece di valorizzare le skill acquisite con la maternità, le cancella dal tabellone delle priorità.
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