
Problemi alla tiroide e gravidanza: quali sono i valori corretti
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori ...
La tiroidite di Hashimoto, anche detta tiroidite cronica autoimmune, colpisce prevalentemente le donne in età fertile. Durante la gravidanza può provocare effetti negativi sullo sviluppo cerebrale del bambino se non trattata. I sintomi sono quelli tipici dell'ipotiroidismo: ecco come individuarli e come curarla.
Si definisce tiroidite di Hashimoto quella patologia di tiroidite cronica autoimmune provocata da aggressione anticorpale che affligge la tiroide, anche durante la gravidanza. Il primo a studiare approfonditamente questa patologia fu il dottor Hakaru Hashimoto. Il medico giapponese nel 1912 descrisse il primo caso di tiroidite con infiltrazione leucocitaria cronica autoimmune.
Nella tiroidite autoimmune, il sistema immunitario aggredisce le strutture “self” del corpo della donna, generando una condizione di autoimmunità. Si stima che questo tipo di tiroidite colpisca prevalentemente le donne in una percentuale che varia dal 5 al 15%. Si considera, inoltre, che la tiroidite di Hashimoto sia il disturbo endocrino più comune tra le donne in età fertile: causa ipotiroidismo, mestruazioni irregolari, cicli anovulatori e infertilità.
La Tiroidite di Hashimoto in gravidanza, anche detta tiroidite autoimmune cronica, colpisce prevalentemente le donne in età fertile e, durante la gravidanza, va trattata per evitare effetti negativi sullo sviluppo cerebrale del bambino. Ecco quali sono i sintomi, le conseguenze e la cura della tiroidite autoimmune in gravidanza.
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori ...
La tiroidite di Hashimoto è una patologia endocrinologica tiroidea caratterizzata dalla produzione anomala di linfociti e anticorpi a carico della tiroide. Non si conoscono ancora le cause che scatenano questo tipo di patologia tiroidea, ma si sa che alcune condizioni specifiche del corpo femminile (gravidanza, menopausa) possono favorire l’insorgere della malattia. È una patologia autoimmune poiché riguarda la reazione del sistema immunitario che si “rivolge contro il proprio corpo”, provocando l’infiammazione della ghiandola a farfalla. Si assiste, così, ad continua riduzione della produzione di ormoni tiroidei fino a provocare ipotiroidismo indotto.
Gli ormoni tiroidei sono la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4) e vengono prodotti dalle cellule follicolari della tiroide come risposta all’ormone ipofisario (TSH), regolato a sua volta dall’ormone ipotalamico (TRH).
La diagnosi di tiroidite di Hasimoto si esegue con il dosaggio degli ormoni tiroidei attraverso gli esami del sangue. È possibile che, in caso di presenza di tiroidite di Hashimoto, il valore di TSH sia alto a fronte di bassi valori di ormoni tiroidei. È consigliabile, inoltre, aggiungere ai precedenti esami alcuni test anticorpali, tra cui il dosaggio degli anticorpi anti-tireoglobulina (AbTG) e delle immunoglobuline contro la tiroide perossidasi (AbTPO).
La tiroidite cronica linfocitaria può restare silente e asintomatica per molto tempo. Solitamente esordisce in modo subdolo con sintomi blandi e confondibili con altre patologie di lieve entità. La sua lenta progressione può durare anche diversi anni, con periodi di risoluzione spontanea e altri di blando aggravamento. Sul lungo periodo, invece, la tiroidite di Hashimoto determina un danneggiamento irreversibile della tiroide.
I sintomi di questa tiroidite sono gli stessi che contraddistinguono l’ipotiroidismo. Si parla, dunque, di ormoni tiroidei bassi a fronte di un rialzo del TSH che genera un ingrossamento compensatorio del volume della tiroide (il classico gozzo). E poi, pelle pallida e fredda, depressione, stitichezza, scarsa tolleranza alle basse temperature, voce rauca, ipercolesterolemia, menorragia, dolori muscolari e rigidità scheletrica. Tipico sintomo di ipotiroidismo e di tiroidite è l’aumento di peso dovuto alla ritenzione idrica (gonfiore visibile di viso e collo).
Nel caso di stato avanzato del morbo di Hashimoto, i sintomi solitamente si aggravano ed insorge una severa depressione, un netto calo della libido e una riduzione delle facoltà mentali.
È importante sapere che nel corso evolutivo della tiroidite è possibile che si presentino periodi di transitoria remissione dei sintomi oppure di inversione dei sintomi con comparsa di ipertiroidismo. Questo è causato da un eccesso di ormoni tiroidei nel sangue in cui si rompono i follicoli lesionati dall’autoimmunità.
La tiroidite di Hashimoto può avere effetti su eventuale infertilità della donna e, una volta instaurata la gravidanza, effetti sullo sviluppo del feto.
In epoca pre-gravidica, questo tipo di tiroidite può causare difficoltà di ovulazione, difficoltà nel concepimento e nelle prime fasi della gravidanza. In epoca di gravidanza, invece, la tiroidite di Hashimoto può provocare ritardi nello sviluppo cerebrale del feto, problemi al fegato e ai reni del bambino. Potenziali complicanze per la donna, invece, sono la preeclampsia, anemia, distacco di placenta con eventuale emorragia post-partum.
La tiroidite cronica autoimmune, comunque, non rappresenta una controindicazione alla gravidanza. Con la diagnosi corretta a cui deve seguire una corretta cura, è possibile mantenere la patologia sotto controllo senza causare rischi durante i 9 mesi di gestazione.
Durante la gravidanza, inoltre, può verificarsi una remissione spontanea dell’ipotiroidismo. Dopo il parto, invece, si assiste spesso ad un peggioramento della malattia. Per entrambe le condizioni, lo specialista diventa indispensabile per contenere la malattia senza complicazioni per la donna.
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