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L'alimentazione in gravidanza è fondamentale per rispondere al fabbisogno materno e fetale. Scopriamo qual è quello dello iodio e quali sono i rischi legati alla sua carenza o al suo eccesso.
Il fabbisogno energetico e proteico di una donna gravida, infatti, aumenta del 14-20%, mentre quello di Sali minerali e vitamine cresce addirittura del 25-50%. Per questo motivo è importante porre l’attenzione sull’adeguata assunzione di iodio in gravidanza.
Lo iodio è di per sé un elemento chimico presente in natura; in ridotte percentuali si trova in piccole quantità sotto forma di ioduro e in quantità abbondanti come iodato di sodio.
È un elemento prezioso nella prevenzione di numerose malattie, ed è l’elemento necessari per la produzione degli ormoni tiroidei, la triiodiotironina (T3) e la tiroxina (T4). Questi ormoni regolano lo sviluppo del sistema nervoso centrale e il mantenimento dell’equilibrio metabolico durante lo sviluppo fetale.
Lo iodio, sia durante la vita fetale che la vita adulta, contribuisce al metabolismo delle proteine, del glucosio, del calcio, dei lipidi e del fosforo, oltre che ai processi attraverso i quali l’organismo produce calore per garantire una costante temperatura corporea (termogenesi).
In gravidanza il fabbisogno energetico, proteico, vitaminico e di minerali è aumentato a causa dello sviluppo del feto, e anche lo iodio necessita di un apporto adeguato. Lo iodio, infatti, è indispensabile per la produzione degli ormoni tiroidei, sia fetali che materni, e per lo sviluppo del sistema nervoso centrale del feto.
Mediamente il fabbisogno di iodio in gravidanza aumenta del 50% sia per soddisfare le necessità del fabbisogno del feto che per l’aumento fisiologico della produzione degli ormoni tiroidei.
La carenza di iodio è una condizione che facilita l’instaurarsi di ipotiroidismo (carenza degli ormoni tiroidei), pericolosa in tutte le fasi della vita, ma soprattuto durante la vita intrauterina e il periodo neonatale (soprattutto per i nati pretermine). La tiroide del feto produce ormoni tiroidei dopo la dodicesima settimana di gestazione; per i primi tre mesi di gravidanza, quindi, è la tiroide materna che attraverso la placenta garantisce livelli adeguati di iodio all’embrione. Per questo motivo i rischi di carenza di iodio sono maggiori durante il primo trimestre di gravidanza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’assunzione di 250mcg circa di iodio al giorno per le donne in gravidanza. Un’insufficiente assunzione di iodio in gravidanza favorisce l’instaurarsi di patologie sia per la donna che per il nascituro.
Per la donna c’è il rischio che si vada incontro a problemi metabolici per il mancato soddisfacimento di richieste maggiori dell’organismo, mentre per il feto i rischi della carenza di iodio sono legati a un aumento delle possibilità di aborti spontanei, disturbi dello sviluppo del sistema nervoso, riduzione dello sviluppo cerebrale, alterazione delle funzioni cognitive, anomalie congenite, cretinismo e aumento della mortalità perinatale. L’attenzione verso i rischi legati alla carenza di iodio va mantenuta anche durante l’allattamento al seno.
Nella maggior parte dei Paesi del mondo il fabbisogno di iodio viene soddisfatto tramite l’alimentazione e una dieta corretta. Ci sono zone invece nelle quali lo iodio è carente e per le donne in gravidanza è prevista una specifica supplementazione. Questa è necessaria anche per le donne che seguono un’alimentazione vegana o vegetariana.
Spesso lo iodio è presente nell’acqua potabile, così come nel latte, nello yogurt e in diversi prodotti caseari. Un’attenzione particolare va rivolta al sale iodato, da preferire durante la gravidanza, in quanto contribuisce a soddisfare il fabbisogno di iodio.
Per questo motivo, così come avviene per l’acido folico, si suggerisce l’attenzione all’assunzione di iodio appena si scopre l’inizio della gravidanza e come preparazione nelle donne che sono alla ricerca attiva di una gravidanza.
La carenza di iodio è una condizione poco frequente in Italia e in Europa e in tutte quelle zone del mondo deve viene aggiunto al sale da tavola. I soggetti più esposti sono quelli che vivono in località ad alta quota e lontane dal mare dove vi è una ridotta quantità e disponibilità di questo minerale.
Numerosi studi scientifici hanno mostrato la correlazione tra un’eccessiva esposizione allo iodio e problemi di salute per la tiroide delle gestanti. Inoltre un eccesso di iodio può provocare un blocco temporaneo della produzione di ormoni tiroidei sia per la madre che per il feto con danni potenzialmente permanenti specialmente nelle prime settimane di gestazione.
Molti di questi studi sono ancora discussi e i benefici della supplementazione di iodio in gravidanza sono maggiori dei rischi di un eccesso di iodio. Nei casi dubbi è possibile effettuare il dosaggio della ioduria (iodio nelle urine) che è espressione dell’escrezione dello iodio e quindi della quota assunta con l’alimentazione.
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