
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori da tenere sotto controllo per evitare complicazioni.
All'interno del sangue i livelli di ormoni tiroidei possono subire delle variazioni: a esse sono associate diverse patologie e conseguenze. Scopriamo quali sono attraverso la misurazione dei livelli del TSH.
Il TSH (ormone tireostimolante) è, nello specifico, un ormone prodotto dall’ipofisi (la ghiandola collocata alla base del cervello). Questo ormone si occupa di stimolare la tiroide nella produzione degli ormoni tiroidei. Allo stesso tempo questi ormoni hanno la capacità di regolare la produzione di TSH.
È un circolo virtuoso che consente di mantenere livelli corretti di ormoni tiroidei all’interno del sangue. In caso di problemi alla tiroide il livello di TSH varia, diventando basso nei casi di ipertiroidismo e alta in caso di ipotiroidismo.
Come funzionano gli ormoni tiroidei, come si modificano in gravidanza e quali sono i valori da tenere sotto controllo per evitare complicazioni.
Tra i valori della tiroide quelli di riferimento del TSH vanno dai 0.2 ai 4.2 mUI/ML di sangue. Questi valori sono importanti per poter eseguire il test, che avviene tramite normale prelievo di sangue, e si utilizza per diversi scopi. Il primo è quello di valutare il corretto funzionamento dell’ipofisi. Un altro motivo per cui si esegue questo test è quello di verificare eventuali problemi legati alla sterilità femminile. Così come individuare la presenza di malattie della tiroide e poterle monitorare nel tempo (così come verificare l’efficacia delle cure).
Inoltre il test del TSH è utilizzato come screening neonatale per scoprire il prima possibile la presenza di ipotiroidismo congenito. In quest’ultimo caso il test viene eseguito anche sui neonati, tramite prelievo di alcune gocce di sangue dal tallone del bambino, così come stabilito dalla legge 104 del 5 febbraio 1992 e dal DPCM del 9 luglio 1999.
Durante i mesi della gravidanza i valori di riferimento del TSH sono più bassi. In questi i casi è sempre fondamentale seguire due precauzioni:
La presenza di valori elevati del TSH in gravidanza (ovvero oltre i 20mU/I) il più delle volte indica la scarsa attività della ghiandola tiroidea. In casi molto rari il TSH alto può essere indicativo di un problema all’ipofisi, quindi della presenza di un tumore.
In gravidanza il TSH può essere alto anche a seguito dell’assunzione di metadone o eroina, ma anche come conseguenza di una terapia a base di potassio, carbonato di litio o estroprogestinici. Per questo vale sempre la raccomandazione di leggere i valori di un esame in maniera contestuale al quadro clinico generale.
Tra i principali sintomi che possono far sospettare la presenza di un ipotiroidismo ci sono l’aumento di peso, la depressione, l’abbassamento del timbro vocale, la stanchezza e la stitichezza.
Viceversa la presenza di un valore di TSH basso in gravidanza (specie se accompagnato da un aumento dei valori di T3 e T4) è spesso sinonimo di ipertiroidismo, ovvero un’iperattività della tiroide. Tra i sintomi dell’ipertiroidismo troviamo: perdita di peso, stanchezza muscolare, gozzo, intolleranza al caldo e ipersudorazione.
In tutti i casi, sia del TSH alto che basso in gravidanza, è fondamentale ricordare come il test indichi solamente l’anomalia legata alla presenza di questi ormoni nel sangue, ma non ne spiega la causa. Per questo sono poi necessari ulteriori test che possano individuare e stabilire la causa che determina quei livelli di TSH.
Articolo originale pubblicato il 16 maggio 2020
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