Loser sibling: il trauma di essere il figlio perdente all’ombra del migliore
I rapporti tra fratelli possono generare diverse conseguenze sullo sviluppo dei bambini. Facciamo luce sul cosiddetto loser sibling.

I rapporti tra fratelli possono generare diverse conseguenze sullo sviluppo dei bambini. Facciamo luce sul cosiddetto loser sibling.
Le dinamiche familiari sono tra le principali cause dei problemi di salute mentale degli adolescenti e degli adulti. Chi si rivolge a uno psicologo spesso lo fa proprio per questioni irrisolte o eventi avvenuti all’interno della famiglia di provenienza e che ne hanno condizionato, anche in maniera inconsapevole, la crescita. Dopo quelle con i genitori le dinamiche più delicate sono quelle tra fratelli. Non a caso uno studio dell’Ohio State University ha rilevato che più fratelli si hanno, peggiore tende a essere la salute mentale degli adolescenti, probabilmente per la minore attenzione e risorse genitoriali disponibili.
In questo contesto si inserisce il fenomeno del loser sibling, ovvero la condizione di chi cresce sentendosi il figlio perdente all’ombra del fratello considerato migliore. Una condizione che non riguarda soltanto la competizione esplicita ma anche le aspettative, i confronti impliciti e le narrazioni familiari che possono segnare profondamente l’autostima e il benessere psicologico.
Il cosiddetto Loser Sibling Psychology è quell’espressione utilizzata per riferire quella condizione emotiva e relazionale vissuta da molti figli che soffrono la percezione di non essere il figlio migliore. Una percezione che può derivare da diversi elementi, non sempre evidenti o manifesti. Si può soffrire di non essere il figlio che porta a casa i risultati scolastici, sportivi o sociali migliori, ma anche quello che non ottiene l’approvazione da parte dei genitori.
Il concetto di loser sibling si intreccia con quello della cosiddetta pecora nera della famiglia, ovvero il figlio svalutato o il capro espiatorio di tante situazioni. Crescere con questa sensazione significa interiorizzare la svalutazione subita fino a farla diventare parte della propria identità. Molti bambini finiscono per credere che le critiche (o peggio i maltrattamenti subiti) siano meritati, perché pensare il contrario metterebbe in crisi il fragile equilibrio affettivo con i genitori. Così si convincono di essere loro i colpevoli, coltivando la speranza che migliorando il proprio comportamento riusciranno finalmente a ottenere amore e approvazione.
Le conseguenze del crescere respirando e interiorizzando queste idee hanno poi inevitabilmente conseguenze anche oltre il periodo dell’infanzia. Anche dopo aver raggiunto successi personali o professionali, chi ha interiorizzato il ruolo di perdente rischia di sentirsi senza valore e di riprodurre relazioni insoddisfacenti o abusive, perché non crede di meritare di meglio. In molti casi il figlio che vive questa dinamica diventa il capro espiatorio, colui che incarna le tensioni del sistema familiare e permette agli altri di mantenere l’immagine di una famiglia armoniosa. A lui viene attribuito il peso della delusione e questo può tradursi in ansia, depressione o comportamenti autodistruttivi.
Uno dei problemi principali tra fratelli è legato al confronto che si genera tra i vari figli. Quando si instaura una dinamica per cui uno dei figli viene considerato come “migliore”, la fiducia degli altri viene continuamente intaccata, soprattutto se questo meccanismo si cronicizza e diventa una sorta di circolo vizioso. Crescere con questa prospettiva porta da adulti a continuare a cercare il confronto, anche con gli altri, cercando l’approvazione della propria vita e delle proprie scelte nel paragone con gli altri. Questo è oggi amplificato dai social media che vivono della narrazione positivista per cui non esistono fallimenti e ci sono solo successi da raccontare. In quest’ottica chi ha vissuto una dinamica di loser sibling si trova a vivere in constante inadeguatezza rispetto a standard sociali che, per quanto falsi e irrealistici, sono percepiti come veri.
La psicoanalisi contemporanea, riferisce un testo pubblicato dalla Società Italiana di Psicodramma Analitico, ha messo in luce come il confronto tra fratelli non sia soltanto un fatto educativo o culturale, ma abbia radici profonde nell’inconscio. Rivalità, ambivalenza e sentimenti contrastanti di amore e odio diventano forze che contribuiscono a organizzare la personalità, influenzano la costruzione del sé e il modo in cui l’individuo entra in relazione con gli altri. In questa prospettiva il fratello non è soltanto un rivale, ma anche un doppio, uno specchio attraverso cui ci si riconosce o da cui ci si difende.
Il confronto fraterno, quindi, non è un episodio circoscritto, ma un passaggio fondante nella crescita. Può generare odio, invidia e senso di esclusione, ma allo stesso tempo stimola processi evolutivi importanti come la nascita della curiosità e l’elaborazione delle prime teorie infantili sul mondo. Il problema nasce quando la famiglia cristallizza queste dinamiche, trasformando il confronto in gerarchia e creando ruoli rigidi da cui diventa difficile emanciparsi. In quel caso il legame tra fratelli, invece di aprire alla socialità e alla differenziazione, rischia di lasciare cicatrici emotive profonde che riemergono nei rapporti adulti e nelle relazioni di gruppo.
È quindi nei genitori il compito di evitare che un processo fisiologico diventi patologico e sfoci nel loser sibling. I genitori dovrebbero essere i primi a instaurare comportamenti funzionali, evitando preferenze e atteggiamenti potenzialmente critici. Da questo punto di vista è fondamentale il ruolo dell’altro genitore che deve contrastare l’eventuale differenza di trattamento che il genitore ha nei confronti di un figlio. È importante che il genitore mostri affetto e stima verso entrambi i figli, aiutandoli a comprendere che eventuali differenze di trattamento non riflettono il loro valore personale. Evitare di unirsi alla preferenza dell’altro genitore o di schierarsi in maniera compensatoria è fondamentale, perché simili atteggiamenti rischiano di alimentare nuove tensioni e divisioni familiari.
I genitori dovrebbero favorire l’alleanza tra fratelli così che si sostengano a vicenda promuovendo così l’autostima e la crescita individuale. Ogni figlio ha caratteristiche e qualità uniche e non ha senso fare paragoni o pretendere che quanto fatto da un figlio venga replicato dall’altro.
Per i figli che hanno vissuto la condizione di loser sibling è fondamentale imparare a riconoscere il proprio valore, senza legarlo all’approvazione degli altri. Uscire dai ruoli familiari interiorizzati significa smettere di sentirsi il capro espiatorio o il figlio dimenticato e iniziare a costruire un’identità autonoma. Accettare le proprie emozioni, invece di negarle, aiuta a ridurne il peso, così come imparare a sfidare i paragoni e ridefinire il concetto di successo sulla base dei propri obiettivi e non delle aspettative altrui.
Un percorso di crescita può passare attraverso relazioni sane, che offrono sostegno e riconoscimento, ma anche attraverso la terapia, che aiuta a sciogliere vecchi schemi e a riscrivere convinzioni radicate. Paradossalmente il prendersi cura di sé è difficile e doloroso, ma è quello di cui queste persone hanno bisogno per riscoprire il proprio valore e vivere una vita più serena fiduciosi delle proprie capacità.