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Circonferenza del cranio, lunghezza del femore e altri valori fanno parte della biometria fetale con lo scopo di monitorare lo sviluppo del feto. Ecco come funziona.
Per quanto la gravidanza sia un fenomeno naturale, l’evoluzione della scienza medica ha permesso negli anni di perfezionare le tecniche di indagine e monitoraggio dei cambiamenti che interessano il feto durante le settimane di gestazione. In questo senso la biometria fetale è una delle indagini più importanti di tutta la gravidanza.
Scopriamo perché, di cosa si occupa e quali sono le informazioni che permette di ottenere.
La biometria è quella disciplina che si occupa di studiare e determinare le grandezze biofisiche di quanto esaminato. La biometrica fetale, quindi, è la misurazione del feto durante la gravidanza per determinarne la crescita e lo sviluppo (fonte: Ministero della Salute). Essa si effettua, come riportato nello studio pubblicato su ScienceDirect, tramite l’imaging ecografico.
L’ecografia, infatti, soprattutto nelle evoluzioni tecnologiche moderne, permette di condurre valutazioni fetali e ginecologiche tali da facilitare:
La biometria fetale non è una semplice misurazione delle dimensioni del feto, ma un’indagine approfondita tramite la quale ottenere preziose informazioni sullo stato di salute del nascituro, della gestante e sulla qualità della gravidanza, potendo prevedere e gestire in maniera potenzialmente risolutiva (o riducendone al minimo gli effetti) tutte le complicanze relative alla gravidanza.
Le misurazioni biometriche vengono effettuate all’interno dell’esame ecografico che può essere condotto in qualsiasi momento della gravidanza. Si parla di ecografia biometrica in riferimento all’esame svolto nel terzo trimestre, generalmente tra la ventottesima e la trentaduesima settimana di gravidanza, che si occupa di misurare e valutare la crescita del feto e la sua anatomia.
Questi dati, infatti, come riferito nell’abstract di questo studio dedicato a identificare i principali parametri ecografici fetali, consentono di avere informazioni affidabili e molto importanti sulla crescita e sul benessere del feto.
Le dimensioni del feto non sono un valore assoluto. La loro variabilità, infatti, non indica necessariamente un disturbo o un problema di salute, in quanto dipendono da diversi tra cui le caratteristiche demografiche dell’etnia di appartenenza, lo stato di nutrizione, i fattori genetici e tutta una serie di elementi ambientali.
Come riportato nel contenuto del Dipartimento di Scienze Ginecologiche e della Riproduzione Umana della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Padova, tra i fattori che incidono sulla crescita del feto (e quindi sul peso alla nascita del bambino) ci sono anche il sesso: l’antopometria materna, il peso della placenta, l’incremento ponderale che si ha durante la gravidanza, il clima, l’altitudine e alcuni comportamenti materni (come il fumo durante la gravidanza).
Le linee guida per l’esecuzione dell’ecografia fetale di screening del secondo trimestre individuano cinque principali parametri ultrasonografici con i quali determinare l’età gestazionale e valutare le dimensioni e la crescita del feto:
La misura del diametro biparietale viene eseguita tramite la scansione trasversale della testa fetale a livello dei talami e indica la distanza che c’è tra le bozze delle ossa parietali del cranio. In maniera semplificativa questa è la misura del cranio presa considerando le due orecchie come estremità. Valori alti o bassi del BPD non sono una diagnosi di malformazioni o problemi gravi; si tratta di dati da contestualizzare nell’epoca gestazionale e da monitorare nel corso del tempo.
La circonferenza cranica è un valore più indicativo rispetto a quello del BPD. Sempre in riferimento all’epoca gestazionale una circonferenza cranica superiore ai percentili delle tabelle di riferimento può indicare una macrocefalia (che non necessariamente è legata a una patologia). Al contrario una microcefalia può essere associata a difetti cerebrali o anomalie genetiche.
La circonferenza addominale del feto viene misurata a livello della superficie esterna della linea cutanea oppure calcolata dalle misurazioni prese perpendicolarmente l’una rispetto all’altra (solitamente l’APAD, il diametro addominale anteroposteriore e il TAD, il diametro addominale trasverso). Questo dato è utile per valutare la crescita del feto se è da considerare troppo piccola e quindi da approfondire la diagnosi per individuare le cause o se è normale.
La lunghezza del femore si ottiene tramite la misura dell’asse maggiore della diafisi ossificata. Anche questo è un valore utile per comprendere come sta procedendo la crescita del feto rispetto alle previsioni date dall’epoca gestazionale.
In questo caso si parla di una stima che si rivela particolarmente importante soprattutto nella gestione delle gravidanze a rischio. Tramite la stima del peso fetale, infatti, si possono valutare i feti a rischio di parto prematuro, quelli con macrosomia e quelli con ritardi nella crescita.
In conclusione è fondamentale precisare che non è mai un singolo valore a indicare un problema di salute del nascituro. La biometria fetale è un insieme di misurazioni e valori che consentono al medico di avere una panoramica il più dettagliata possibile su come procede l’accrescimento del feto. Oltre ai cinque parametri di cui abbiamo parlato ne esistono molti altri ma più aumenta il numero di quelli presi in considerazione più si riduce l’accuratezza della stima della biometria fetale, motivo per cui generalmente si utilizzano prevalentemente questi.
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