Il congedo di maternità e paternità prima o poi finisce e i genitori trovano a dover decidere dove sistemare il proprio bambino quando saranno costretti a tornare a lavoro. Un problema – perché di questo si tratta – che riguarda non solo i neogenitori, ma anche quelli con bambini più grandi e che non hanno realtà familiari alle quali affidare la cura dei propri figli.

Non tutti, infatti, hanno i nonni in pensione che possono accogliere i nipoti quando i genitori non possono stare con i figli. Una situazione molto più diffusa di quanto si possa credere, considerando che il problema non è solamente legato alle ore di lavoro, ma anche a tutti quegli appuntamenti (visite mediche, colloqui, commissioni varie) nei quali la presenza di bambini, specie se piccoli, non è possibile o non è raccomandata.

Ecco quindi che è importante conoscere tutte le realtà cui è possibile ricorrere e valutare per poter affrontare questo tipo di necessità. Una di queste è il cosiddetto baby parking.

Sebbene la traduzione letterale possa risultare poco elegante, parlare di baby parking non significa fare riferimento a dei luoghi dove parcheggiare, come si fa appunto in un parcheggio, i propri bambini, ma a delle strutture specializzate che, per quanto si differenziano da asili nido, ludoteche e realtà simili, offrono importanti opportunità che ogni genitore deve conoscere per capire quando e come potervi contare.

Baby parking: cos’è?

Per trovare una definizione legale dei baby parking bisogna fare riferimento alla Normativa regionale sui servizi educativi per l’infanzia nella quale sono raccolte tutte le schede regionali che contemplano e regolamentano questo tipo di realtà. La Delibera della Giunta Regionale 31-5660 del 16 aprile 2013 della Regione Lombardia si occupa degli “standard strutturali e organizzativi del servizio di centro di custodia oraria (baby parking)”. Queste realtà sono rivolte ai “minori tra 13 mesi e 6 anni”.

I baby parking non sono degli asili nido, anzi si differenziano da questi per “una maggiore flessibilità, requisiti più semplificati (assenza servizio di mensa) e orari ridotti di permanenza”. Ogni Regione ha la facoltà di disporre diversamente, ma in linea generale i baby parking sono appunto dei centri di custodia presso i quali i genitori possono portare i propri figli per qualche ora senza alcun obbligo di continuità come invece avviene negli asili nido. A differenza di questi non ci sono né il servizio mensa né gli spazi obbligatori di riposo.

Una struttura di questo tipo può ospitare mediamente circa venticinque bambini, ciascuno dei quali rimane per un massimo di cinque ore al giorno in maniera del tutto libera in base alle necessità del bambino e dei suoi genitori.

Come funziona un baby parking

Il baby parking è quindi una realtà priva di orari fissi e obblighi di iscrizione e consente ai genitori di potervi contare in qualsiasi momento, anche in caso di emergenze o impegni improvvisi. Un aspetto importante che va sottolineato di queste realtà è che sono gestite e seguite da educatori professionisti; i bambini, quindi, non sono abbandonati a sé stessi, ma seguiti secondo le loro esigenze.

Una caratteristica fondamentale presente nei baby parking, infatti, è quella di offrire un servizio socio educativo e ricreativo qualificato, fondamentale per la crescita del bambino.

I baby parking sono quindi delle strutture molto variegate che possono offrire orari molto diversi tra loro (esistono anche realtà aperte di sera) e formule di pagamento versatili. Di per sé per un servizio di questo tipo si paga solitamente a ore, ma molti baby parking offrono pacchetti e formule di abbonamento prepagate per andare incontro alle diverse esigenze delle famiglie.

Baby parking, ludoteche e aree giochi: le differenze

Per capire meglio cos’è un baby parking è utile conoscere le caratteristiche che lo differenziano non solo dagli asili nido, ma anche dalle ludoteche e dalle aree giochi. Una prima importante differenza la si può rilevare dal nome: ludoteche e aree giochi sono realtà orientate prevalentemente, appunto, alla dimensione ricreativa e giocosa.

I baby parking, invece, offrono un vero e proprio servizio educativo nei confronti dei bambini, senza escludere quello ricreativo. Le ludoteche sono spazi nei quali sono presenti anche laboratori ed è, come per i baby parking, importante la dimensione sociale con i bambini che possono socializzare tra loro.

Le aree gioco, che possono essere localizzate all’interno di alcune realtà professionali o commerciali, invece, mettono a disposizione solamente giochi e dispositivi ludici senza occuparsi dell’aspetto socio-educativo.

I requisiti per aprire un baby parking

Essendo sempre alta la domanda dei genitori di strutture adeguate a ospitare i propri figli, e i baby parking sono indubbiamente tra questi, è utile capire cosa fare per aprire una struttura di questo tipo. Conoscere i requisiti necessari aiuta anche a comprendere più nel dettaglio questo tipo di realtà.

Aprire un baby parking può essere anche un’interessante opportunità di lavoro considerando come spesso i posti degli asili nido siano molto limitati e i costi di quelli privati pesanti da sostenere per le famiglie. Data la natura dei baby parking, infatti, è possibile offrire formule più flessibili e come tali più adatta a rispondere alle esigenze (orarie ed economiche) di ogni famiglia.

La normativa di riferimento dei baby parking è regionale ed è a quella che bisogna fare riferimento per rispettare requisiti più specifici. In generale chi volesse intraprendere questo tipo di attività deve iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio per ottenere l’attribuzione della partita IVA e del conto fiscale. È poi obbligatorio iscriversi all’INAIL e all’INPS e sottoscrivere una polizza assicurativa per tutelare i bambini e gli operatori da eventuali incidenti (che possono essere molto simili agli incidenti domestici).

Un aspetto fondamentale per avviare l’attività di baby parking riguarda la scelta della struttura. Oltre agli aspetti prettamente commerciali (localizzazione facile da raggiungere, facilità di parcheggio, vicinanza con luoghi di interesse pubblico, eccetera) bisogna rispettare stringenti standard normativi. Si tratta di quelli relativi alle norme igienico-sanitarie (con l’autorizzazione da parte dell’ASL del comune di appartenenza), la presenza di spogliatoi per il personale e per i bambini, del posizionamento dell’area gioco separata dai servizi igienici e dall’assenza di barriere architettoniche. Bisogna inoltre farsi rilasciare dai Vigili del Fuoco il relativo certificato di prevenzione incendi.

L’altro aspetto fondamentale dei baby parking riguarda la scelta di arredi a misura di bambini e la fornitura di articoli e accessori per erogare il servizio educativo e ricreativo adeguato (tavoli, sedie, giochi, colori, libri, eccetera). È necessario anche verificare se la normativa regionale imponga requisiti specifici per la qualifica degli operatori e il numero in rapporto ai bambini presenti nel baby parking (solitamente è necessario un operatore ogni dieci bambini).

Infine, per sostenere l’investimento per aprire e attrezzare un baby parking è possibile valutare la presenza di contributi e finanziamenti comunali o regionali che consentano di ammortizzare i costi e accelerare il completamento dei lavori.

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