
Resettoscopia, le 5 cose da sapere sull'operazione che "pulisce" l'utero
L'isteroscopia operativa o resettoscopia è un'operazione che consente di asportare formazioni benigne all'interno dell'utero, come ...
Un polipo uterino è un'escrescenza benigna: di rado degenara in formazione tumorale, non obbliga alla chirurgia, ma può creare problemi al concepimento.
Il polipo uterino è un’escrescenza, nella maggior parte dei casi benigna, che si forma sull’endometrio (la mucosa che riveste internamente l’utero) o sulla cervice (il collo dell’utero). La lunghezza varia dai pochi millimetri ai 2-3 cm.
I polipi uterini sono costituiti da un tessuto ricco di ghiandole e mucose e possono crescere singolarmente, in coppia o formare agglomerati complessi costituiti da più polipi piccoli. Possono essere di due tipi:
Particolarmente a rischio sono le donne tra i 40 e 50 anni (periodo pre-menopausa); l’incidenza diminuisce dopo la menopausa e in età adolescenziale, anche se non è impossibile che si verifichino o che si ripresentino a distanza di tempo.
Infatti, una caratteristica dei polipi uterini è la loro tendenza a riformarsi, sia dopo la loro asportazione chirurgica sia in caso di una cura farmacologica. Fortunatamente però, solo raramente degenerano in formazioni tumorali (0,2% dei casi).
Si arriva alla diagnosi di poliposi uterina in diversi modi:
Le cause sono difficili da accertare, ma si pensa che lo sviluppo del polipo uterino sia dovuto a un’eccessiva crescita delle cellule endometriali, innescata da alterazioni estrogeniche. L’insorgenza può essere favorita da infiammazioni croniche, traumi e disfunzioni ormonali. Anche la predisposizione genetica è un fattore da tenere presente.
I campanelli di allarme sono diversi e sicuramente i sintomi sono una parte consistente dei disagi che si vengono a creare, perché il più delle volte sono fenomeni dolorosi:
Un pericolo notevole riguarda le complicazioni che si creano quando il polipo cresce in posizione tale da impedire il concepimento, ostacolando la fecondazione e causando infertilità.
I polipi uterini piccoli e benigni non richiedono un trattamento specifico. Nella maggioranza dei casi si procede con una terapia farmacologica (progestinici o gonadotropine), mentre solo nei casi più gravi o quando si tratta di formazioni particolarmente grandi si rende necessaria una rimozione di tipo chirurgico.
Si può procedere con isterectomia, cioè asportazione dell’utero oppure con isteroscopia. Quest’ultima è una tecnica non invasiva per asportare il polipo, effettuata con lo stesso strumento utilizzato per fare la diagnosi (l’isteroscopio). L’isterectomia, invece, si rende necessaria quando, dopo l’esame istologico del materiale asportato con l’isteroscopia, si accerta la presenza si cellule neoplastiche maligne.
La poliposi uterina può essere un ostacolo sia per il concepimento (perché causa possibile infertilità), che per l’impianto dell’embrione, perché i polipi rendono il rivestimento uterino non adeguato ad accoglierlo e farlo sviluppare normalmente. Quando si posizionano in corrispondenza di un ingresso tubarico, invece, possono impedire l’incontro tra lo spermatozoo e l’ovulo.
Se il ginecologo si accorge di una formazione quando la gravidanza è già iniziata, non occorre fare nulla e aspettare a dopo il parto, perché nei nove mesi della gravidanza il polipo non costituisce un problema.
Viceversa, quando si tratta di donne affette da poliposi che sono alla ricerca di una gravidanza, si deve asportare il polipo, così come nel caso di donne con problemi di infertilità intenzionate a procedere con la fecondazione assistita. Anche in questo caso, la rimozione del polipo è necessaria.
Articolo originale pubblicato il 12 novembre 2018
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