Come si sviluppa il linguaggio nei più piccoli? E come i bambini imparano a parlare? Da queste considerazione un team di ricercatori della Carnegie Mellon University ha sviluppato un metodo per valutare, in modo sperimentale, come i genitori usano ciò che sanno della lingua dei loro figli quando parlano con loro.

Dalla ricerca effettuata si è scoperto che i genitori hanno modelli estremamente precisi della conoscenza della lingua dei loro figli e usano questi modelli per mettere a punto la lingua che usano quando parlano con loro.

Linguaggio: come i bambini imparano a parlare, lo studio

Dallo studio sviluppato dal Dott. Daniel Yurovsky della Carnegie Mellon University in collaborazione con la Dott.ssa Ashley Leung dell’Università di Chicago e dal Dott. Alex Tunkel della George Washington University School of Medicine and Health Sciences, si sottolinea come i bambini piccoli imparano la lingua a un ritmo molto più accelerato degli adolescenti o degli adulti.

Una spiegazione data dagli studiosi per il vantaggio nell’apprendimento nei bimbi non deriva dalle differenze tra adulti e bambini, ma dal modo diverso in cui le persone si approcciano linguisticamente ai bambini e agli adulti.

L’autore senior della ricerca, il Dott. Yurovsky, ha dichiarato:

Sappiamo da anni che i genitori parlano ai bambini in modo diverso rispetto agli altri adulti, ad esempio semplificando il discorso, duplicando le parole e allungando i suoni delle vocali.

Questo metodo aiuta i bambini a familiarizzare con la lingua, ma non abbiamo verificato se i genitori cambiano il modo in cui parlano mentre i bambini stanno acquisendo la lingua, dando ai bambini un input linguistico che è ‘giusto’ per imparare la parola successiva.

I genitori tendono a parlare ai propri figli piccoli più lentamente, usando un tono di voce più alto, enunciazioni più esagerate, ripetizioni e strutture linguistiche semplificate. Poi, quando man mano il bambino diventa linguisticamente più fluido, la struttura della frase e la complessità utilizzata dagli adulti aumenta di pari passo.

L’esperimento del gioco degli animali

I ricercatori hanno cercato di capire, attraverso “il gioco degli animali” esattamente come gli adulti (i genitori) sintonizzano le loro interazioni in modo che corrispondano allo sviluppo del linguaggio del loro bambino.

Lo studio consisteva in 36 prove sperimentali in cui ogni animale (conosciuto ai bimbi e non conosciuto) appariva come bersaglio almeno due volte nel gioco. I partecipanti rappresentavano una composizione razziale divisa in:

  • 56% bianchi;
  • 27% neri;
  • 8% ispanici.

Nel gioco i genitori dovevano aiutare i loro figli a scegliere un animale specifico da un gruppo di 3 e un animale in cui i bambini (età compresa tra i 15 e i 23 mesi) e i genitori giocassero quotidianamente nella vita.

La metà degli animali appartenenti al gioco di abbinamento erano animali conosciuti ai bambini di quell’età, come il gatto, la mucca. Mentre, l’altra metà erano animali che in genere vengono appresi più tardi, dopo i 2 anni, come ad esempio il pavone o il leopardo.

Gli studiosi hanno chiesto a 41 coppie bambino-adulto di giocare in un ambiente di laboratorio ma creato in modo da risultare molto naturalistico. Quindi, hanno valutato le differenze nel modo in cui i genitori parlavano di animali che pensavano che i loro figli conoscessero rispetto a quelli che pensavano che i loro figli non conoscessero.

Linguaggio nel bambini, i risultati dello studio

I risultati, pubblicati online dalla rivista di Psychological Science, hanno dimostrato che i genitori utilizzavano una varietà di tecniche e approcci comuni per trasmettere l’animale non conosciuto al bambino.

Il Dott. Yurovsky specifica, in merito ai risultati ottenuti:

Questi dati potrebbero avere una certa rilevanza per i ricercatori che lavorano nel campo dell’apprendimento automatico nonché aiutarci a capire come pensare ai sistemi linguistici di apprendimento automatico.

In questo momento formiamo modelli linguistici fornendo loro tutti i dati linguistici su cui possiamo mettere le mani. Ma potremmo fare di meglio se potessimo fornire loro i dati giusti al momento giusto, mantenendoli al giusto livello di complessità per cui sono pronti.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)