A Roma e Milano, a pochi mesi di distanza, si è avuta la stessa idea. Che ha preso due forme molto diverse: nel primo caso è stata messa nero su bianco sotto forma di disegno di legge, nel secondo è diventata una campagna social, lanciata con l’hashtag #iocambio dal blog milanese Onalim.

L’obiettivo è lo stesso: riuscire ad avere, nei locali pubblici, i fasciatoi per cambiare i bambini anche nel bagno degli uomini, o, quantomeno, negli spazi comuni. Il disegno di legge è stato depositato dalla senatrice del Partito democratico Laura Garavini: “Gli edifici ad accesso pubblico dei comuni, delle regioni e dello Stato devono essere dotati di un idoneo locale fasciatoio accessibile a persone di entrambi i sessi“. Nella relazione che accompagna la proposta di legge si legge come

se è vero che sta crescendo l’attenzione ai temi della maternità e ai servizi dedicati alla prima infanzia – grazie a cui alcuni esercizi hanno recentemente cominciato a dotarsi di fasciatoi all’interno dei servizi igienici per le donne – lo stesso non può dirsi nei confronti dei padri. Di conseguenza, nel nostro Paese, la lontananza da casa con tutta la famiglia diventa spesso un’impresa ardua per i genitori di bambini piccoli. […] Costretti a cambiare il proprio figlio nel passeggino, nel frastuono generale, davanti a sconosciuti, sul sedile posteriore dell’auto o addirittura su un tavolo messo a disposizione dal ristoratore, questi genitori vivono la nostra società come poco family-friendly.

La proposta, si legge, vuole tenere il passo con i cambiamenti della società:

Le famiglie di oggi sono cambiate rispetto al passato: i genitori escono sempre più frequentemente con i bambini, insieme a loro viaggiano e frequentano alberghi, ristoranti e bar. […] L’obbligo esplicito di prevedere i fasciatoi anche nei servizi igienici destinati agli uomini, inoltre, contribuisce significativamente al miglioramento delle relazioni di genere, alla promozione dell’uguaglianza di genere e all’evidenziazione di modelli positivi di ruoli maschili.

Le due proposte si sono incontrate – virtualmente – grazie al passaparola: “Non sapevamo di questa proposta – ci spiega Isabella Musacchia di Onalim – e ne siamo molto contenti, sentiremo nelle prossime settimane la senatrice che la promuove. La nostra campagna è nata dopo essere stati all’inaugurazione di un locale milanese in cui abbiamo notato che c’era il fasciatoio anche nel bagno degli uomini. Per noi è stata una cosa strana, abbiamo realizzato in quel momento che era un’eccezione. Così abbiamo iniziato a farci caso“.

Dal confronto all’interno di una ristretta cerchia di amici si è passati alla condivisione social, che ha raccolto decine di adesioni: “I papà ci dicono che si infilano nel bagno delle donne per cambiare i bambini, non senza imbarazzo. Non è grave ma qualcosa sembra voler continuamente dire che cose del genere sono compito esclusivo delle donne“.

Anche i papà vogliono cambiare i pannolini: e, soprattutto, vogliono superare il pregiudizio secondo cui ci siano compiti riservati alle donne, nel campo della genitorialità. “In casa – aggiunge Isabella – i pannolini gli uomini li cambiano, perché non dovrebbe essere la stessa cosa anche fuori? Si tratta di un atto simbolico ma essendo un aspetto pratico della vita da genitori il cambiamento passa anche da qui“.

Certo è che non tutti la pensano così: “Molti uomini – aggiunge Isabella – ci dicono anche che in realtà loro i pannolini dei figli non li hanno mai cambiati, perché ci pensa sempre la mamma. A maggior ragione vedere un fasciatoio all’interno del bagno degli uomini può aiutare a far venire un dubbio, a dirsi ‘magari dovrei farlo anche io‘. Una sorta di messaggio subliminale per chi ancora non ci ha pensato…

E la battaglia di civiltà, come è stata ribattezzata la campagna, è ripresa anche oltreoceano: anche in questo caso a dare il via è stata la foto postata su Instagram da un papà intento a cambiare il pannolino al figlio con mezzi “di fortuna” in un bagno pubblico in Florida.

“Questo è un post serio, che problema c’è a mettere i fasciatoi nei bagni degli uomini, è come se noi non esistessimo. Guardate com’è comodo mio figlio. Per lui è routine! Sistemiamo questo problema“. Segno che anche nelle società più “evolute” la strada per una effettiva consapevolezza dei diritti e dei doveri dei genitori è ancora lunga.

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