Uno studio scientifico ha spiegato che non esiste nessuna differenza tra latte materno e artificiale quando si tratta dello sviluppo del QI (quoziente intellettivo) del neonato.

La risposta data dalla scienza è importante per tutte quelle mamme che sono impossibilitate ad allattare il proprio bambino per vari motivi. Che l’allattamento al seno sia considerato, dall’OMS e da ogni associazione pediatrica mondiale, un alimento indispensabile per il corretto sviluppo psicofisico del neonato da raccomandare sempre, è senza ombra di dubbio corretta ma questo non c’entrerebbe nulla con lo sviluppo dell’intelligenza del bebè.

Nessuna differenza tra allattamento al seno o artificiale per il QI del neonato, lo studio

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista medica, PLOS Medicine, l’allattamento al seno non avrebbe alcun impatto importante sulla funzione neurocognitiva complessiva di un bambino entro i 16 anni d’età.

La nuova ricerca rientra in un altro studio, conosciuto come PROBIT (Promotion of Breastfeeding Intervention Trial). Come ha osservato anche il New York Times, lo studio è ritenuto:

Il più grande studio controllato randomizzato sull’allattamento umano. Questo è importante perché controlla meglio le variabili socioeconomiche e familiari.

Tale ricerca (PROBIT) aveva assegnato a random (casualmente) i neonati a due programmi diversi:

  1. l’allattamento al seno esclusivo e prolungato;
  2. l’altro ha fornito le consuete cure postnatali con allattamento artificiale.

Nel corso dei primi 12 mesi di vita dei neonati, il team di pediatri impegnati nel progetto, aveva valutato le abitudini di allattamento al seno delle coppie madre-figlio 6 volte in totale.

Quando i bambini sono stati nuovamente valutati all’età di 5-6 anni, i ricercatori hanno scoperto che i neonati assegnati al primo gruppo (l’allattamento al seno) avevano punteggi QI più alti.

Mentre, nel recente studio di follow-up pubblicato, gli scienziati hanno nuovamente testato quei bambini all’età di 16 anni. La scoperta è che non si è riscontrato alcun beneficio sulla funzione neurocognitiva complessiva quando il gruppo che allattava è stato confrontato con il gruppo di controllo.

L’unico vantaggio riscontrato nel gruppo allattato al seno 16 anni prima, risiedeva sulla funzione verbale, ma i ricercatori hanno osservato:

La funzione verbale è coerente con i risultati osservati un decennio prima, mentre la dimensione dell’effetto è risultata sostanzialmente più piccola nell’adolescenza.

I risultati dello studio: “Nessuna differenza cognitiva evidente nell’adolescenza”

Come spiegato dal team di scienziati:

I risultati dello studio indicano che gli effetti a lungo termine dell’allattamento al seno sullo sviluppo neurocognitivo diminuiscono di entità con l’avanzare dell’età e il beneficio persistente sembra essere limitato alla funzione verbale.

In pratica, si è evidenziato come non sussista alcuna differenza complessiva del quoziente intellettivo tra i bimbi allattati al seno e quelli cresciuti con latte artificiale quando entrambi i gruppi raggiungono i 16 anni di vita.

Negli anni sono stati effettuate molte ricerche in merito ai benefici che l’allattamento al seno apporterebbe sul sistema cognitivo del neonato in età adulta. Ma come hanno affermato gli autori di una revisione critica su studi inerenti l’allattamento al seno pubblicati sulla rivista Pediatrics:

Le prove degli studi pubblicati in precedenza che attestano una qualità superiore del QI nei bambini non sono molto convincenti.

A confermare tali conclusioni, lo scorso anno, la rivista Pediatrics aveva pubblicato uno studio osservazionale sviluppato fuori dall’Irlanda, utilizzando la tecnica statistica del propensity score matching, progettata per rimuovere potenziali bias dai fattori di confondimento osservati negli studi di correlazione.

I risultati, anche in questo ultimo caso, hanno rilevato che i bambini allattati al seno non avevano sviluppato capacità cognitive migliori all’asilo rispetto ai bambini che erano stati nutriti con latte in polvere.

In ultima analisi, lo studio vuole anche mostrare un lato sociale molte volte non preso in considerazione, ovvero, i sensi di colpa di quelle mamme che si sentono “diverse” o non all’altezza perché non riescono o non vogliono allattare al seno il proprio bambino.

Questo studio è molto importante perché tranquillizza queste mamme riparandole dalle pseudo critiche ignoranti della gente comune riguardo il latte materno. Nessuna madre dovrebbe sentirsi in colpa per aver fatto ciò che è giusto per se stessa e per il proprio bambino.

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  • Il latte non fa una mamma

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