Il pianto del neonato è un’esperienza comune (e fisiologica) di ogni bambino. Piangere è il principale modo con il quale il neonato comunica un’esigenza, non avendo altri mezzi e strumenti per esprimere le sue necessità. Eppure si tratta di una realtà che può risultare impegnativa, soprattutto quando non si riesce a calmare il proprio bambino. Un pianto inconsolabile, magari prolungato nelle ore della notte, può diventare particolarmente difficile da sopportare. Senza sottovalutare il desiderio dei genitori di tranquillizzare il proprio bambino.

Per calmare un bambino che piange esistono diversi modi e uno dei più sorprendenti è quello della cosiddetta, manovra di Hamilton. Una procedura da conoscere per comprendere i benefici e valutare se e quando ricorrervi.

Cos’è la manovra di Hamilton?

Da non confondere con l’omonima manovra meccanica per l’induzione del travaglio, la manovra di Hamilton prende il nome dal pediatra californiano Robert Hamilton che lavora presso il Pacific Ocean Pediatrics di Santa Monica.

Si tratta di una presa, una tecnica, con la quale calmare il bambino e, come spiega lo stesso Robert Hamilton, farlo stare zitto. È una tecnica che impiega lo stesso pediatra durante le sue visite e che egli raccomanda per i primi due-tre mesi; dopodiché diventa difficile eseguirla perché il neonato diventa più pesante.

Come effettuare la manovra di Hamilton

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Come spiegato e mostrato dallo stesso ideatore, la manovra di Hamilton consiste innanzitutto nel piegare le braccia del bambino tenendogliele schiacciate sul petto con una mano. Con l’altra mano prendere il sedere del neonato per poi inclinarlo di circa 45°. A questo punto oscillare leggermente il neonato su e giù scuotendo il sedere avanti e indietro. Se la tecnica non dovesse funzionare, spiega il dotto Robert Hamilton, potrebbe essere perché il bambino ha fame oppure perché è ammalato.

Rischi e controindicazioni

La manovra di Hamilton presenta diversi rischi nonostante sia presentata come sicura ed efficace (tanto che il video divenne virale sui social quando fu pubblicato per la prima volta). C’è innanzitutto il rischio di far cadere il neonato così come di esagerare con i movimenti e andare incontro alla sindrome del bambino scosso.

È importante non sottovalutare tali rischi. Ogni genitore è comprensibilmente convinto di non andare incontro a determinate situazioni con il proprio bambino, ma la stanchezza (specie quella notturna) o il pianto prolungato possono portare a disattenzione e a un eccesso di foga tale da far male, involontariamente, al bambino.

Così come di pensare che una semplice presa possa risolvere tutti i problemi. Anzi, il ricorso alla manovra per calmare il neonato che piange può rappresentare una soluzione del sintomo che ignora la causa scatenante.

Perché, infatti, il bambino piange? Ha fame? È stanco? Sente dolore? Ha caldo o freddo? Sente la mancanza dei suoi genitori? Possono essere tante le cause del pianto ed è doveroso rispondere a esse più per l’esigenza del neonato che per eliminare il fastidio del pianto.

Altri modi e consigli per calmare i bambini

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Fonte: iStock

Rispondere alla causa del pianto è il primo modo per calmare un bambino. Farlo non significa viziarlo, sia che si tratti di dargli da mangiare che di prenderlo in braccio o coccolarlo. Parallelamente è utile conoscere le caratteristiche di ogni bambino. Ciascuno, infatti, reagisce diversamente non solo alle cause (fame, caldo, freddo, stanchezza, eccetera), ma anche al modo con cui si tenta di consolarlo e calmarlo.

Il primo consiglio riguarda il contatto con il bambino. Sia il contatto pelle a pelle vero e proprio (prendendo in braccio il bambino o portandolo in un marsupio o in una fascia) che quello visivo e orale (parlare, cantare e spiegare al bambino cosa sta succedendo) si rivelano molto utili. Uno strumento spesso molto efficace riguarda il ricorso al ciuccio, capace di rilassare e quindi calmare il bambino. Per i primi mesi, fino allo svezzamento, per chi segue l’allattamento al seno attaccare il bambino è estremamente utile a questo scopo.

Per calmare i bambini è utile anche ridurre i rumori, gli stimoli e tutto ciò che può rendere l’ambiente in cui si trova poco adatto alla sua serenità. Un ambiente in grado di rilassare un bambino che piange può essere quello nel quale sono riprodotti i famosi rumori bianchi o una canzone rilassante.

Altri metodi da prendere in considerazione sono il massaggio infantile, l’avvolgerlo in fasce, il cullarlo nel passeggino, fargli un bagnetto o portarlo a fare una passeggiata.

La manovra di Hamilton può essere un’opportunità (per chi si sente di eseguirla) ma non è la soluzione in quanto il pianto del bambino può voler dire diverse cose e più che farlo smettere di piangere è necessario rispondere alle necessità di cui ha bisogno.

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