«La fecondazione in vitro ha permesso nelle ultime 4 decadi l’ottenimento di gravidanze anche in situazioni insuperabili nel passato permettendo la risoluzione di tante forme di infertilità, sia di origine femminile che maschile». Così il Dottor Dottor Raffaele Carputodirettore clinico del centro PMA Criagyn – Clinica Ruggiero di Cava de’ Tirreni (SA), sulla FIVET, la (Fecondazione In Vitro con Trasferimento di Embrioni). Una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) detta di II livello che è importante conoscere anche alla luce degli importanti risultati che può consentire di raggiungere.

Conoscere la FIVET significa innanzitutto comprendere cosa può permettere di fare e cosa no; anche perché troppo spesso la procreazione medicalmente assistita viene considerata come la soluzione di tutti i mali o una formula magica ai problemi di infertilità di coppia e di difficoltà a ottenere una gravidanza.

La realtà è che dietro, da una parte, c’è un mondo di conoscenza medica e di lavoro professionale specialistico e dall’altra il desiderio e la sofferenza di coppie che non riescono a ottenere spontaneamente una gravidanza con tutte le conseguenze che un fallimento di questo tipo può provocare, sia dal punto di vista psicologico che economico.

Fare chiarezza significa innanzitutto offrire un supporto a chi intende avvicinarsi a questo mondo per permettergli di avere tutte le conoscenze necessarie per fare una scelta corretta e consapevole non solo per il raggiungimento del fine (la gravidanza) ma anche e soprattutto nella tutela della propria persona e identità. Per questo abbiamo intervistato il Dottor Raffaele Carputo che si occupa quotidianamente di casi di questo tipo e ci ha permesso di avere una visione completa su questo fenomeno.

FIVET: cos’è?

Dottor Carputo, cos’è propriamente la FIVET?

La fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione, detta anche FIVET, è una tecnica che prevede la fecondazione degli ovociti con gli spermatozoi in laboratorio. Il fine è quello di ottenere degli embrioni al di fuori dal corpo della donna, laddove ci fossero dei fattori che impediscono il naturale processo di fecondazione nelle vie genitali femminili, e successivamente trasferire nella cavità uterina in seguito a un percorso di selezione, gli embrioni di buona qualità che si sono formati.

Da un punto di vista prettamente tecnico è possibile dividere la FIVET in due tecniche principali. Una è la fecondazione in vitro classica, detta FIV, e l’altra è l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, detta ICSI.

Differenze tra FIVET e ICSI

Come funziona la fecondazione in vitro vera e propria?

Nella fecondazione in vitro classica gli ovuli ottenuti in seguito alla stimolazione ovarica controllata della donna e attraverso un processo di aspirazione dei follicoli (o pick-up) vengono messi in contatto con gli spermatozoi in coltura. La fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo è quindi naturale, avviene da sola. Il giorno successivo il biologo verifica se la fecondazione è avvenuta o meno.

Cosa cambia, invece, con la ICSI?

Nella ICSI, invece, ogni ovulo viene iniettato con i migliori spermatozoi selezionati per mezzo dell’ago di uno strumento chiamato micromanipolatore; c’è quindi l’iniezione diretta dello spermatozoo all’interno dell’ovocita. In questo caso non si attende che lo spermatozoo vada a fecondare l’ovocita.

Quando è possibile ricorrere alla FIVET?

Dottor Carputo, per quali coppie è indicata la FIVET?

Le indicazioni della fecondazione in vitro sono: problematiche a carico delle tube sia di origine congenita, come le malformazioni, oppure di natura acquisita, come per esempio in conseguenza a gravidanze extrauterine, infiammazione della pelvi oppure in seguito ad aderenze secondarie a interventi chirurgici sulla pelvi. Queste pazienti hanno in genere una buona prognosi essendo la problematica di natura meccanica.

La seconda indicazione per cui ricorrere alla FIVET è quando c’è un’infertilità maschile di grado moderato, ossia quando il seminale è alterato ma non in maniera drammatica e comunque in tutti quei casi in cui un trattamento con degli integratori per l’uomo oppure una semplice inseminazione intrauterina non potrebbe risolvere la problematica. Altra indicazione frequente per cui ricorrere alla FIVET è l’endometriosi di grado severo (III o IV stadio) e quei casi in cui la chirurgia o le inseminazioni intrauterine non hanno dato un risultato oppure, ancora, quando c’è un’infertilità la cui causa non è conosciuta e trattamenti previ meno importanti non hanno dato luogo a esito positivo.

Quando, invece, è indicato ricorrere alla ICSI?

L’indicazione principale della ICSI è l’infertilità maschile di grado severo, ovvero quando ci sono pochissimi spermatozoi oppure quando questi sono poco mobili o immobili e/o con alterazioni severe della forma. Inoltre la ICSI è indicata nel caso delle azoospermie ossia l’assenza completa di spermatozoi nell’eiaculato, sia di tipo ostruttive che secretive, in caso di mancata o ridotta fecondazione in precedenti cicli di fecondazione in vitro, quando la donna ha un’insufficienza ovarica severa oppure quando si lavora con gameti precedentemente congelati.

Le due tecniche vengono utilizzate indistintamente o una delle due viene utilizzata più dell’altra?

Negli ultimi anni nella stragrande maggioranza dei centri di fertilità si ricorre quasi esclusivamente alla ICSI, anche in assenza di indicazioni che giustifichino tale scelta.

FIVET: le percentuali di successo

Quando si fa riferimento alle tecniche di fecondazione assistita è sempre doveroso ragionare anche sui numeri che indicano quali sono le probabilità di rimanere incinta attraverso queste tecniche.

Le statistiche più recenti pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità mostrano come le tecniche di PMA di II livello, tenendo conto di tutte le età delle donne che ne hanno eseguita una, la percentuale di successo è del 17.6%; tuttavia con il diffondersi della vitrificazione di tutti gli embrioni (freeze-all) come misura di prevenzione della sindrome di iperstimolazione ovarica il migliore marcatore per valutare il rendimento delle tecniche di PMA è la percentuale cumulativa di gravidanza per coppia trattata (percentuale gravidanza che deriva dal ciclo a fresco + trasferimento di eventuali embrioni congelati) che risulta essere del 27,5%.

FIVET: i costi e a chi rivolgersi

Un ostacolo che molte coppie incontrano per accedere alla FIVET è quello economico; indicativamente quali sono i costi per poter ricorrere a queste tecniche?

I costi di una fecondazione in vitro e di una ICSI sono sovrapponibili. Si può accedere a queste tecniche in convenzione tramite il sistema sanitario nazionale sia presso centri pubblici che privati aderenti, rispettando alcuni limiti, tra cui l’età della donna. Per le procedure eseguite presso centri completamente privati, invece, i costi di una PMA di II livello oscillano tra i 3500€ e i 6000€ a seconda del centro.

Alla luce anche di una forbice così ampia nei costi, che indicazioni possiamo dare alle coppie che necessitano di accedere a tecniche di questo tipo per scegliere il centro fertilità al quale rivolgersi?

La prima indicazione che mi sento di dare è quella di cercare delle referenze e di farlo tramite i moderni mezzi a disposizione (Internet, Google, forum, recensioni su pagine specializzate, eccetera) nei quali trovare le opinioni di centinaia e centinaia di pazienti. Quando si sceglie un centro di fertilità bisogna richiedere un incontro con un medico; è inaccettabile che il primo incontro venga fissato con un commerciale. Un centro di fertilità affidabile ha una disponibilità H24, è aperto il sabato e la domenica e mette a disposizione un numero di cellulare reperibile anche fuori dagli orari d’ufficio.

È importante poi informarsi sulle tecnologie a disposizione, sui trattamenti che vengono realizzati e sul numero di tecniche che vengono realizzate in un anno. Bisogna poi raccogliere quante più informazioni possibili, anche quelle economiche, in modo da verificare che il centro sia il più trasparente possibile. Quando si entra nel centro è importante prestare attenzione anche al tempo che viene rivolto alla coppia (una prima visita di fertilità non deve durare meno di un’ora e mezza) e al modo in cui si viene trattati e all’esaustività delle risposte alle domande che vengono poste.

Limiti, controindicazioni e consigli sulla FIVET

Ricorrere alla FIVET può determinare degli effetti collaterali per la donna o per il bambino?

Le gravidanze secondarie alle procedure di procreazione medicalmente assistita hanno una probabilità più alta di essere complicate da basso peso alla nascita, parto prematuro e ipertensione gestazionale. Questi dati in realtà vanno ben interpretati in quanto le gestazioni di chi ricorre alla PMA sono generalmente di donne che hanno un’età più alta e sono più soggette a gravidanze multiple; per questo motivo i dati sulle complicazioni non sono da considerare conclusivi.

Per quel che riguarda gli effetti sulla donna, invece, generalmente la complicanza più importante cui il medico deve fare attenzione nelle procedure di PMA di II livello è la sindrome di iperstimolazione ovarica. Questa però, con un attento monitoraggio e con la giusta dose di gonadotropine da usare, normalmente viene evitata tanto che oggi è poco frequente. Inoltre nella stimolazione ovarica, essendoci una fase in cui si entra in sala operatoria per l’estrazione degli ovuli, non di rado si possono avere fenomeni di infezione e delle emorragie che spesso però si autolimitano.

Ci sono dei limiti di volte cui si può ricorrere a queste tecniche?

Di per sé non esiste un limite, ma esiste il buon senso. La maggior parte delle pazienti, infatti, non riuscirebbe mai a sopportare più di tre o quattro procedure in quanto diventa insostenibile dal punto di vista psicologico ed economico. Per questo motivo è fondamentale scegliere un buon centro di fertilità. Dal punto di vista medico se si eseguono tre tecniche e non si ottiene nessun risultato, in genere la paziente è a cattiva prognosi e sono da valutare altri tipi di percorsi come ad esempio l’eterologa.

Per concludere questa esaustiva panoramica sulla FIVET, quali sono le cure ormonali cui una donna può ricorrere per rimanere incinta?

Esistono diversi tipi di cure ormonali. I farmaci che vengono utilizzati sono degli induttori dell’ovulazione che possono essere classificati in due categorie: induttori indiretti, che vengono assunti per via orale e che sono indicati per i rapporti mirati per le donne che non hanno ovulazione come per esempio quelle affette da ovaio policistico e per le inseminazioni intrauterine. Per le tecniche di PMA di II livello, invece, i farmaci più utilizzati sono le gonadotoprine che sono dei farmaci iniettabili e che permettono il reclutamento di molti più follicoli. Tra le cure possiamo anche includere l’utilizzo di particolari tipi di integratori, anche se la loro utilità è ancora da dimostrare.

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