Celiachia nel bambino: come riconoscerla e cosa fare
La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine che si manifesta in soggetti geneticamente predisposti: come comportarsi se si sospetta la celiachia nel bambino.

La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine che si manifesta in soggetti geneticamente predisposti: come comportarsi se si sospetta la celiachia nel bambino.
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine e ai suoi derivati. Spesso i sintomi della celiachia non vengono riconosciuti se non in età adulta, in seguito a controlli medici svolti per indagare cause di malessere. Ma cosa succede se a soffrire di celiachia è un bambino? Come riconoscerne i sintomi? Come comportarsi?
Nei bambini, la celiachia è una delle malattie croniche a maggiore frequenza e in espansione. Secondo uno studio epidemiologico Italiano pubblicato sul Journal of Pedriatic Gastroenterology and Nutrition, dal titolo The New Epidemiology of Celiac Disease l’incidenza della celiachia è aumentata di 5 volte, soprattutto in età pediatrica.
Questa intolleranza si manifesta normalmente tra il 7° e il 24° mese d’età, quando avviene l’introduzione di cibi contenenti glutine nell’alimentazione.
Esistono però anche manifestazioni atipiche che interessano i bambini tra i 5 ed i 7 anni di età. Sintomi tipici della celiachia nel bambino sono: arresto della crescita, irritabilità, inappetenza, pancia gonfia, estrema magrezza, riduzione della massa muscolare e pannicolo adiposo quasi assente.
Sintomi atipici sono invece: rachitismo, pubertà ritardata, ipertransaminasemia, epilessia e autismo.
Riconoscere questa intolleranza è fondamentale perché la diagnosi precoce, insieme a una costante e assoluta dieta senza glutine, è la chiave per un tenore di vita normale e sereno.
Un adulto diagnosticato tardivamente, infatti, può andare incontro a uno sviluppo più frequente di molte altre patologie autoimmuni associate, quali diabete, epatiti, tiroiditi, ecc. Per questo motivo, nei bimbi, è importante non sottovalutare sintomi che potrebbero indicare la presenza dell’intolleranza, quali: alterazioni dell’umore, irritabilità, apatia, ripetuti mal di pancia, stati anemici, bassa statura e l’essere distaccati dall’ambiente circostante.
In caso di dubbio è bene consultare il proprio pediatra ed eventualmente, sempre sotto suo consiglio, è possibile ricorrere a un test di autodiagnosi non invasivo che si effettua anche a casa propria e acquistabile senza ricetta medica: si tratta di uno strumento pungidito che preleva dal polpastrello una piccola goccia di sangue.
Secondo recenti studi, tuttora in corso, la graduale introduzione del glutine, dai 4 mesi d’età, in piccole quantità durante l’allattamento potrebbe proteggere in parte dall’insorgenza di una celiachia. Tuttavia il dibattito sullo svezzamento è ancora aperto e in Europa sono in corso studi randomizzati su bambini a rischio studiati fin dalla nascita.
Numerosi studi provano invece che l’allattamento al seno prolungato almeno fino a sei mesi ha un effetto benefico, in quanto in grado di rinforzare le pareti intestinali del bambino e proteggere dall’intolleranza al glutine, come evidenziato anche dalla Società italiana di Pediatria.
Nel caso in cui si scoprisse che il proprio bambino è celiaco, ci sono siti e associazioni in grado di fornire linee guida e consigli: ad esempio l’AIC-Associazione Italiana Celiachia, aggiorna annualmente un prontuario degli alimenti permessi e di quelli da evitare.
Articolo originale pubblicato il 23 febbraio 2016
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