Anonimo

chiede:

Buongiorno dottoressa, sono alla 19esima settimana di gravidanza e purtroppo solo ieri ho letto che durante la gestazione è sconsigliato mangiare tonno in scatola. Ho letto, infatti, che mangiare il tonno in gravidanza può provocare danni al sistema nervoso del feto. Io, purtroppo, l’ho mangiato fino a ieri e anche in grandi quantità! È vero che è proibito mangiarlo? Che danni posso aver provocato? La ringrazio infinitamente.

Gentilissima signora, in effetti durante la gravidanza si sconsiglia il consumo dei grandi pesci predatori. La ragione risiede nel fatto che quest’ultimi, essendo di grandi dimensioni, hanno un tempo maggiore per accumulare il mercurio. Il mercurio si accumula soprattutto nel tessuto grasso dei pesci, in forma di metil-mercurio (MeHg). Il MeHg sembra essere neurotossico ed è stato identificato come l’agente causale della malattia di Minamata. L’epidemia da intossicazione da MeHg, che si verificò in Giappone nel 1956 (area di Minamata), è stata la prima esperienza di grave avvelenamento di metil-mercurio da inquinamento ambientale antropogenico. Il MeHg (sottoprodotto della produzione industriale di acetaldeide) fu scaricato direttamente nella baia di Minamata. La popolazione locale, che aveva consumato una grande quantità di pesci e molluschi contaminati con MeHg, sviluppò sintomi di tossicità da MeHg.

L’effetto neurotossico sul feto fu invece scoperto grazie all’antica tradizione della popolazione giapponese di conservare i cordoni ombelicali dei propri figli come ricordo. Dall’analisi dei cordoni ombelicali si evidenziarono elevate concentrazioni di MeHg (≥1 μg/g) nei nati tra il 1947 e il 1968, con valori massimi (≥2 μg/g) nel periodo tra il 1955 ed il 1959, quando si osservarono i primi nati con la malattia di Minamata.

I bambini, nati da madri esposte ad alte concentrazioni di mercurio, presentavano la malattia di Minamata già alla nascita caratterizzata da paralisi cerebrale infantile e grave degenerazione neuronale. In realtà, quasi tutti i pesci sono contaminati con il mercurio, in quanto quest’ultimo è normalmente presente nell’ambiente sotto forma di mercurio inorganico. Una quota di mercurio bivalente inorganico può trasformarsi in MeHg con la luce solare e quando contamina gli animali acquatici, i batteri lo trasformano in una forma più pericolosa, il metil-mercurio, che si accumula nei tessuti grassi del pesce. Il metil-mercurio è in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica e può determinare danni al Sistema Nervoso Centrale (SNC).

Nonostante ciò Il pesce non deve essere escluso dall’alimentazione della donna in gravidanza in quanto è utile sia alla gestante sia allo sviluppo del neonato: contiene infatti proteine di alta qualità, pochi grassi saturi ed è ricco di acidi grassi polinsaturi Omega-3. Secondo la dichiarazione congiunta rilasciata (giugno 2014) dalla Food and Drug Administration (FDA) e l’Environmental Protection Agency (EPA) si raccomanda, alle donne in gravidanza, di mangiare almeno due o tre porzioni di pesce a basso contenuto di mercurio ogni settimana (da 200 a 300 g a settimana). Alla luce di quanto esposto le consiglio di evitare il consumo dei pesci di grandi dimensioni come tonno e pesce spada e preferire i pesci di piccole dimensioni, a basso contenuto di mercurio, come: alici, merluzzo, salmone, platessa, ecc.

Per quanto riguarda il tonno in scatola poiché durante la preparazione subisce un allontanamento dei grassi (principale tessuto di accumulo del mercurio), è abbastanza sicuro. Bisogna tuttavia stare attenti a non eccedere (4 scatolette da 50 gr. alla settimana al massimo). Se teme di aver superato i limiti consigliati le consiglio di evitare il pesce per una settimana o due, in quanto il mercurio si accumula nei tessuti e vi permane per molto tempo.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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