Rosaria

chiede:

A febbraio dovrò rientrare al lavoro e ho sentito parlare dell’allattamento a rischio. Come faccio a sapere se il mio lavoro è a rischio? Io sono addetta alle pulizie in una torneria automatica, all’interno della quale uso prodotti irritanti per pulire e respiro olio e solvente. A chi devo chiedere per avere risposta se posso o no stare a casa fino al settimo mese della bimba? Mentre ero incinta la ditta si rifiutò di darmi la maternità anticipata finché non ho avuto una minaccia d’aborto. Ho dovuto comunque lavorare prima di avere la minaccia, grazie.

Avv. Claudia Pace

risponde:

Cara lettrice, l’allattamento viene ritenuto a rischio quando è compiuto in situazioni lavorative che possono compromettere la salute della mamma e la bontà del suo latte. Per sapere se il suo lavoro è considerato rischioso per l’allattamento, la normativa considera come principali fattori di rischio 1) gli agenti fisici (ad esempio radiazioni, forti rumori o vibrazioni); 2) gli agenti biologici (lavoro in reparti di malattie infettive, psichiatria, nelle scuole, in allevamenti di bestiame); 3) gli agenti chimici (tra i quali vernici, solventi, gas, polveri, fumi metalli pesanti e sostanze tossiche, corrosive, infiammabili); 4) altri agenti di rischio ( come lavori con posture prolungate o sforzi eccessivi, oppure che prevedono turni di notte). In questi casi la donna lavoratrice è tutelata fino a 7 mesi dopo il parto (salvo alcuni casi di tutela fino a 3 mesi), avendo diritto di chiedere al datore di lavoro lo svolgimento una differente mansione lavorativa, oppure, se questo non è possibile, di rimanere a casa ad accudire il suo bambino ricevendo comunque la retribuzione.
Per presentare domanda, entro 30 giorni dal parto la neo mamma deve innanzitutto consegnare al proprio datore di lavoro il certificato di nascita del bambino. Successivamente, in vista della fine del periodo del congedo di maternità, in tempo utile per svolgere tutti gli adempimenti, il datore di lavoro assieme alla neomamma concordano una diversa mansione, più idonea e non a rischio. L’inosservanza di questo che è un vero e proprio obbligo per il datore di lavoro, è punito con l’arresto fino a sei mesi. Se il datore di lavoro non può offrire una diversa mansione, per poter usufruire del congedo per allattamento a rischio la lavoratrice deve presentare una comunicazione scritta, tramite apposita modulistica, all’Ispettorato Territoriale del Lavoro competente che provvederà all’interdizione dal lavoro. Cordiali saluti.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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