Anonimo

chiede:

Salve,
mi chiamo Alessandra, ho 30 anni e prima di mettere in cantiere un bimbo, nonostante appaia piuttosto cinico, vorrei sapere cosa il mondo mi offre e come mi tutela.
Non inizio bene dichiarando che ho un contratto di lavoro a tempo determinato di 2 mesi e mezzo (16 aprile07 – 30 giugno07) presso Poste italiane s.p.a e so che sarà un lascia e riprendi di contratti a termine per un bel po’ come lo è stato fino ad ora.
Rimanendo incinta in questo periodo quale tutele ho? So che si può usufruire dei 60 gg di tempo dopo la cessazione del contratto stesso per dichiarare lo stato di gravidanza. Inoltre avrei diritto alla maternità anticipata per una gravidanza a rischio, essendo una portalettere e con un contratto a tempo determinato (quindi motorino, buche, pesi massimi alzati, cani, caldo …ecc)?
E cosa che mi preoccupa di più, nel caso ci sia una nuova richiesta per altri due mesi di lavoro alla fine del contratto precedente, accorgendomi di essere incinta posso cmq firmarlo? (se rientro nei tempi di lavoro..es.: il contratto termina al mio primo mese di gravidanza potrei lavorare ancora) o posso essere scartata perchè ormai azienda privatizzata per metà, e quindi abbastanza libera di gestire i propri contratti…?
Ed ultima domanda: aspettando una assunzione a tempo indeterminato è stata stilata una graduatoria dalla quale vengono, in base ad essa, attinte le persone che intanto faranno contratti brevi, a termine, cosa comporterà la mia gravidanza? Acquisterò punteggio? O siamo franchi, verrò penalizzata?????
Saluti distinti e grazie mille.

Buonasera,
non potendo rispondere alle sue “preoccupazioni” più che quesiti (sarebbe necessario illustrare l’imprevisto e l’imprevedibile oltre che le eccezioni), le consiglio di recarsi presso la sede di un sindacato dove, date alla mano potrà farsi spiegare che cosa accadrà se partorisce in una data piuttosto che in altra sempre con riferimento ai contratti a tempo determinato. Cordialmente.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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