Quando parliamo di dinamiche familiari, si fa spesso riferimento a un amore equo e incondizionato per tutti i figli.

In alcune famiglie, però, sembrano esserci una sorta di “sindrome dello sfavorito”: uno dei figli, infatti, può percepire di essere trattato in modo diverso rispetto agli altri, una situazione che può avere conseguenze significative sul suo benessere psicologico e dar vita a domande scomode riguardo alle dinamiche parentali.

Cos’è la “Sindrome dello Sfavorito”?

La “Sindrome dello Sfavorito” è una dinamica familiare che si manifesta quando uno dei figli percepisce di ricevere meno attenzioni, affetto o supporto rispetto ai fratelli o alle sorelle, o addirittura si sente emarginato o trascurato, come nella parabola del Figliol Prodigo. Si tratta di una situazione complessa che può influenzare profondamente la psiche del bambino coinvolto.

È importante sottolineare che si tratta di una condizione che può essere percepita soggettivamente dal bambino e non sempre corrisponde a una discriminazione intenzionale da parte dei genitori. Tuttavia, le conseguenze emotive possono essere significative e richiedono attenzione e comprensione per affrontare efficacemente questa situazione.

È vero che i genitori hanno un figlio preferito?

Dire con certezza se i genitori abbiano o meno un figlio preferito è impossibile, perché ogni famiglia è diversa e, soprattutto, anche all’interno dei singoli nuclei familiari di stratta di un terreno delicato e complesso.

Spesso, la percezione di favoritismo può derivare da differenze individuali nei rapporti parentali o nelle personalità dei figli, ma alcuni studiosi suggeriscono che i genitori possono, inconsapevolmente, manifestare preferenze basate su caratteristiche quali la somiglianza fisica, gli interessi condivisi o comportamenti che rispecchiano le aspettative dei genitori. Tuttavia, è importante notare che molte dinamiche familiari possono essere sfaccettate e sfumate, e l’idea di un figlio “preferito” può variare nel tempo.

Alcune ricerche suggeriscono che il favoritismo dei genitori sia sorprendentemente comune e si verifichi in circa il 65% delle famiglie e può danneggiare il benessere dei bambini lungo tutto l’arco della vita. Gli psicologi gli hanno dato un nome e un acronimo: “trattamento differenziale parentale“, o PDT.

Gli effetti e le conseguenze sul figlio

La “Sindrome dello Sfavorito” può avere impatti significativi sullo sviluppo emotivo e psicologico del bambino coinvolto. La percezione di essere trascurato può generare una serie di reazioni, tra cui bassa autostima, ansia, depressione e comportamenti problematici.

Inoltre, i rapporti con i fratelli possono diventare tesi, contribuendo a dinamiche familiari difficili. È essenziale che i genitori siano consapevoli di tali conseguenze e lavorino attivamente per creare un ambiente familiare in cui ogni figlio si senta amato e valorizzato.

Secondo le ricerche, la percezione di essere il figlio “sfavorito” potrebbe avere un effetto a catena sul benessere emotivo e causare problemi “indiretti”. Alcuni ricercatori cinesi hanno dimostrato, ad esempio, che il favoritismo dei genitori è un fattore predittivo della dipendenza dal cellulare negli adolescenti.

Un piccolo studio canadese su otto adolescenti senza casa, invece, ha rivelato che sette di loro ritenevano che i loro genitori avessero preferito un fratello a loro, mentre loro erano sempre stati il “bambino problematico”, e che questo aveva contribuito alla rottura dei legami familiari.

Come evitare di cadere nella Sindrome

Evitare la “Sindrome dello Sfavorito” richiede un impegno attivo e un lavoro su se stessi da parte dei genitori per creare un ambiente equo e amorevole per tutti i figli. Comunicazione aperta, ascolto attento e consapevolezza delle differenze individuali possono contribuire a prevenire la percezione di favoritismo. Inoltre, è importante incoraggiare relazioni positive tra i fratelli, promuovendo un senso di unità familiare.

L’accesso a risorse di supporto, come la consulenza familiare, può essere prezioso per affrontare dinamiche complesse e instaurare un ambiente familiare sano.

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  • Bambino (1-6 anni)