
L'allattamento al seno è raccomandato dall'Oms, quando possibile, in modo esclusivo fino al sesto mese di vita del bambino. Ecco i consigli nutriz...
L'allattamento a richiesta consiste nell'attaccare il bimbo al seno ogni volta che lo richiede e non a intervalli regolari. Vediamone i pro e i contro.
Possiamo distinguere due tipi di allattamento: uno è quello a orario, consiste nell’attaccare al seno il bambino ogni 3-4 ore. Allattamento a orari fissi e intervalli regolari, insomma, che va a regolarizzare l’abitudine alimentare del piccolo, innescando una sorta di routine.
Viceversa, l’allattamento a richiesta si fonda su un altro principio: soddisfare il bisogno della fame del piccolo ogni qualvolta che si presenta. Se il bambino piange e richiede di essere attaccato al seno, ciò va fatto, perché alla base c’è un bisogno di nutrimento che non si può ignorare.
I bambini, infatti, non piangono per noia, sono capaci benissimo di riconoscere lo stimolo della fame e di manifestarlo, appunto col pianto. Si tratta del loro modo di indicare un bisogno da soddisfare, l’esigenza primaria di essere nutriti.
Certo, il pianto può essere legato anche ad altri motivi, ma col tempo è la mamma stessa a imparare a distinguere le varie tipologie di pianto associandole a ciascuna richiesta. Quando vuole essere attaccato al seno, solitamente il bimbo oltre a piangere mima anche con la bocca l’atto della suzione, ad esempio.
L'allattamento al seno è raccomandato dall'Oms, quando possibile, in modo esclusivo fino al sesto mese di vita del bambino. Ecco i consigli nutriz...
L’allattamento a richiesta, molto consigliato sia da pediatri che da ostetriche, ha certamente i suoi vantaggi, ma anche degli svantaggi.
I vantaggi dell’allattamento a richiesta riguardano sia la mamma che il bambino: quest’ultimo viene nutrito secondo le sue necessità, ogni volta che ha fame, e si aiuta la regolarizzazione del suo senso di appetito. Invece la mamma ha una stimolazione positiva nella produzione del latte dovuta proprio alla suzione frequente.
In più, c’è uno stress minore per entrambi: il bambino non piange affamato in attesa della successiva poppata “stabilita” e la mamma può godersi un po’ di serenità in più, senza rigide scansioni temporali, magari costringendo il piccolo a svegliarsi per la poppata.
Di contro, è certamente più stancante, soprattutto nelle prime settimane. Bisogna avere la pazienza di aspettare che si regolarizzino le poppate e gli orari, secondo le necessità del piccolo. Ogni bambino, infatti, è capace di calibrare autonomamente la quantità di latte di cui ha bisogno per nutrirsi. Una volta attaccato al seno, è lui a decidere.
I segnali per capire quando il bimbo piange per fame sono:
Il consiglio, chiaramente, è imparare a notare presto questi segnali, così da evitare che si arrivi al pianto a dirotto, con conseguente attaccamento al seno vorace, che porta anche a coliche gassose, dovute proprio al mangiare avidamente.
La regolarizzazione di un allattamento a richiesta non ha tempi e modalità specifiche, proprio perché di base ci sono necessità del bambino del tutto soggettive. Il piccolo viene attaccato al seno ogni volta che ha fame, il che può avvenire anche frequentemente, ma è del tutto normale.
Con la crescita la sua giornata viene scandita da altri momenti, dunque la frequenza delle poppate si normalizza. Intorno al terzo mese le poppate si riducono.
L'allattamento misto alterna allattamento al seno e biberon, che può contenere latte materno oppure artificiale, e può essere utilizzato in caso ...
Nelle prime settimane di vita può essere necessario allattare anche 12 volte al giorno: è normale. Infatti il latte materno è più leggero di quello in formula, dunque il neonato lo digerisce velocemente.
Inoltre lo stomaco di un neonato si riempie con facilità. Come spiegato anche nel documento ufficiale del Ministero della Salute, lo stomaco di un bambino è grande quanto quello di una ciliegia. Col passare dei giorni diventa quanto una noce, quanto un’albicocca e, intorno alla seconda settimana raggiunge invece le dimensioni di un uovo.
Fino a 6 mesi il latte materno è sufficiente a soddisfare tutte le necessità nutrizionali del bambino, poi si può iniziare a introdurre cibi solidi nella sua alimentazione.
I pediatri consigliano l’allattamento fino al compimento del primo anno di vita, ma volendo, si può allattare anche fino a due. In ogni caso è un passo da compiere in modo meno traumatico possibile sia per la mamma che per il bambino, senza paura del ‘distacco’ e senza stress.
I consigli per smettere di allattare il bambino al seno: quando iniziare lo svezzamento e quando interrompere l'allattamento.
Solitamente è il bambino stesso, in modo naturale, che smette di richiedere un esclusivo allattamento materno, proprio in concomitanza con una fisiologica riduzione della quantità di latte prodotta dalla mamma.
Articolo originale pubblicato il 18 gennaio 2019
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