Come iniziare lo svezzamento con i consigli della pediatra

Una delle tappe fondamentali nella vita di un bambino è lo svezzamento. Cosa c'è da sapere prima di iniziare? La pediatra, Dott.ssa Pilar Nannini, chiarisce i dubbi delle mamme sull'introduzione dei cibi nell'alimentazione del neonato.

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L'ostetrica risponde alle domande più frequenti sul parto

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Lo svezzamento del neonato è l’introduzione di un alimento, solido e semisolido, che non sia il latte materno o artificiale nella dieta di un lattante intorno al sesto mese di vita.

Rappresenta una tappa fondamentale nella vita alimentare del neonato poiché si è visto come una corretta alimentazione possa prevenire patologie croniche che possono svilupparsi in età successive. Ma, spesso, con il primo figlio, le neomamme, si trovano ad affrontare questa importante tappa con molti dubbi su come procedere al meglio.

Di norma lo svezzamento avviene con la introduzione di una prima pappa al posto di un pasto di latte ma non sempre è facile introdurre i primi alimenti o meglio, non sempre il bimbo “reagisce” positivamente ai nuovi sapori. Insomma, cosa fare e cosa è bene sapere prima di iniziare lo svezzamento? La nostra pediatra di fiducia, la Dott.ssa Pilar Nannini, attraverso questa intervista video, indica alcuni suggerimenti utili a tutte le mamme per un sereno svezzamento.

Svezzamento, cosa è bene sapere

Uno dei primi passi importanti nella vita di un neonato è rappresentato proprio dallo svezzamento. L’introduzione nel “mondo del cibo solido” è uno step che determinerà il corretto stile di vita futuro del bambino. Ma cosa è bene sapere prima di intraprendere questa tappa fondamentale? La Dott.ssa Pilar Nannini ci spiega come fare.

Lo svezzamento è un periodo delicato della crescita del nostro bambino ed è un momento nella vita del bambino e nel rapporto mamma-bambino di enorme unicità e prezioso. Questo perché il bambino che è sempre stato allattato al seno, oppure che ha sempre assunto il latte artificiale, adesso comincia da solo ad assumere, aprendo la bocca, i nuovi alimenti.

Ovviamente, in questo percorso l’attenzione della mamma è essenziale sia nella scelta che nella cura degli alimenti come materie prime e come fonti sia nella preparazione degli stessi. Lo svezzamento non vuol dire che il bambino viene lasciato, ovviamente, da solo a mangiare ma la cura e l’attenzione della mamma in questo caso si moltiplica.

Quando iniziare con lo svezzamento?

Una prima domanda sulla quale, spesso, non si conosce bene la risposta riguarda la tempistica, ovvero, quando è più corretto iniziare con lo svezzamento del neonato. Dott.ssa, ci spieghi più dettagliatamente.

Il momento di inizio dello svezzamento è molto variabile, diciamo non prima dei 4 mesi, secondo le attuali linee guida sia nazionali che internazionali delle società di pediatria, e non oltre i 7 mesi.

Questo per vari motivi: non prima dei 4 mesi perché ovviamente bisogna attendere un’adeguata maturazione non solo del sistema facciale, quindi, dell’apparato buccale e masticatorio, ma anche perché bisogna attendere un’adeguata maturazione del sistema gastrointestinale e, non per ultimo, anche la capacità di filtrazione dell’apparato renale e delle vie urinarie.

Nuovi alimenti: quando e come inserirli?

Capito il passaggio base dell’avvio esatto dello svezzamento, bisogna sapere quali alimenti inserire, come e quando farlo. Dott.ssa Pilar, come procedere?

Per quanto riguarda l’inserimento dei nuovi alimenti è preferibile che non vengano assunti tutti insieme ma gradualmente. Questo per cercare di capire la relazione causa-effetto di un’eventuale comparsa di una reazione allergica di un alimento con l’alimento stesso.

In caso di comparsa di reazione allergica – stiamo parlando, ovviamente, di reazioni cutanee piuttosto che respiratorie o sistemiche – possono essere non comuni ma comunque sempre presenti ed è sempre bene contattare il proprio pediatra per ogni situazione che esuli dalla normalità.

Quando si può dare la frutta?

Uno dei primi alimenti inseriti nello svezzamento riguarda proprio la frutta, inizialmente data al neonato sotto forma di purea. In questo caso, Dott.ssa Pilar, quando si può dare la frutta?

Per quanto riguarda l’inserimento della frutta, è sempre meglio attendere di aver inserito prima la verdura e le pappe tradizionali. Questo perché il bambino ha un’innata predisposizione per il sapore dolce e inserire la frutta troppo precocemente, può determinare nel bambino una predisposizione per tutti i cibi dolci.

Questo, ovviamente, è poco pratico nell’ambito di una nutrizione varia, variegata e soprattutto sana. Perciò, sarebbe meglio sempre iniziare prima con le pappe a base di carboidrati, proteine e, soprattutto, di verdura. Proprio perché la palatabilità e il loro sapore è nettamente diverso.

Successivamente, una volta che il bambino avrà imparato ad apprezzare e a gradire questo sapore diverso dal latte associato, quindi, alla verdura piuttosto che alle proteine, potrà, successivamente, apprezzare anche il sapore della frutta e quindi potremmo introdurre la frutta. Però, è sempre meglio attendere che il bambino abbia assaggiato le altre pappe – parliamo delle pappe con il brodo, i carboidrati, la carne ovviamente, oppure i legumi e la verdura stessa.

Quanto latte dare durante lo svezzamento?

Ecco una domanda che molte mamme si pongono. Quella, cioè della quantità del latte da dare al proprio bimbo una volta iniziato lo svezzamento. Dott.ssa chiarisca il concetto in questo caso.

Svezzamento non vuol dire assenza di latte. Il latte deve essere continuato, sia il latte artificiale sia il latte materno. Per quanto riguarda il latte artificiale, andremo a sostituire un pasto di latte artificiale con il nuovo pasto che viene proposto nell’ambito dell’alimentazione complementare, quindi la pappa. Mentre, per quanto riguarda l’allattamento materno, è possibile continuarlo secondo le indicazioni del pediatra.

Per quanto riguarda le quantità di latte, quando si inizia lo svezzamento, si va a sostituire il pasto del pranzo di latte con la vera pappa. E, successivamente, andremo a sostituire il pasto di fine giornata, quindi, tendenzialmente l’assunzione di latte che va dalle 18:30 alle 20:30 di sera, con una seconda pappa.

In tutti gli altri casi, ovvero, in tutti gli altri momento della giornata, i pasti come gli spuntini, vanno inseriti gradualmente in primis alle esigenze nutrizionali del bambino ma anche, in base alle esigenze familiari della famiglia stessa.

Cosa fare se rifiuta la pappa?

Molte volte, capita, che il bambino rifiuti la pappa. In questi casi, come deve comportarsi la mamma?

Il rifiuto della pappa e dei nuovi pasti è piuttosto comune nel bambino. Ci sono bambini che apprezzano molto la nuova pappa e i nuovi alimenti ma, ci sono altri bambini che rifiutano il cucchiaino.

In tutti questi casi, la prima regola è di non forzare. Il bambino non deve essere forzato ad assumere il nuovo cibo. Ogni bambino è diverso e ogni bambino manifesta una propria propensione, un proprio avvicinamento alla novità e al cibo diverso che deve essere rispettato. Questa diversità e questo diverso approccio di ogni bambino deve essere rispettato.

Il primo fattore che genera rifiuto da parte del bambino, è l’ansia materna per diversi motivi: l’ansia di dover iniziare nuovi cibi, oppure, l’ansia di dover ritornare a lavoro e, quindi, di voler instradare il proprio figlio verso un’alimentazione completa che voglia dire finire il piatto. Non è così, il bambino non deve per forza finire il piatto, finire tutta la pappa. Deve soltanto avvicinarsi al nuovo cibo in modo sano, gioioso e tranquillo.

Quindi, tutti i fattori di stress o di ansia familiare ma, soprattutto materna, devono essere evitati o allontananti, se possibile, in questo momento così delicato. Il linguaggio non verbale nel bambino, in questo caso, è di fondamentale importanza piuttosto che il linguaggio verbale. Quindi, è estremamente importante che la mamma sia tranquilla, serena in questa nuova modalità di approccio rispetto al cibo.

Una volta che il bambino riesce a capire di essere contornato, ovviamente, da serenità e tranquillità, anche il suo approccio nei confronti del cibo sarà nettamente diverso ma sarà sereno e tranquillo, esattamente come l’ambiente che lo circonda e i suoi genitori.

Come prevenire le intolleranze alimentari?

Il problema che molte volte ostacola un corretto svezzamento o crea disagio alla mamma è scoprire, o sapere già che il proprio bambino soffre di alcune intolleranze alimentari. Dott.ssa, è possibile prevenirle e se sì, come fare?

Nella prevenzione delle intolleranze alimentari è importante, come viene sottolineato dalle attuali linee guida della società italiana ed internazionale di allergologia e di nutrizione pediatrica, offrire fin da subito una maggiore quantità di alimenti.

Questo perché anche la somministrazione precoce di più alimenti allergizzanti permette la prevenzione nei confronti delle allergie.

Quali cibi evitare?

Esistono, in fase di svezzamento, alcuni cibi che la mamma farebbe meglio evitare di dare al proprio bambino? Se sì, quali sono? Dott.ssa ci spieghi meglio.

A questa regola si sottrae solo l’uovo che è molto allergizzante e può creare delle reazioni allergiche anche gravi come lo shock settico se somministrato troppo precocemente.

L’indicazione più recente non prevede più una restrizione assoluta per l’introduzione dell’uovo, che secondo alcuni studi scientifici può essere introdotto anche prima dell’anno di età, sia per quanto riguarda  l’albume sia per il tuorlo. In ogni caso, consiglierei di procedere con calma nell’introduzione di questo alimento e di contattare il proprio pediatra quando si decide di introdurlo, per sapere con quale modalità è più opportuno che il bambino ne venga in contatto. In precedenza era consigliata una la somministrazione frazionata dell’uovo: prima il tuorlo – non prima degli 8 mesi – e solo dopo l’anno, la somministrazione dell’albume e dei derivati dell’albume, quindi l’uovo intero era assunto solo dopo l’anno di vita.

Falsi miti da sfatare

Intorno allo svezzamento, spesso, si creano dei falsi miti, magari, derivanti da nonne e zie che per una qualche ragione, ritengono come buone e accertate alcune convinzioni. Dott.ssa Pilar, faccia luce su questi falsi miti.

Il falso mito per cui gli alimenti più allergizzanti devono essere inseriti più tardivamente (escluso ovviamente l’uovo), è un mito da sfatare. Infatti, secondo le attuali linee guida, devono essere inseriti molto precocemente anche la frutta secca, come per esempio, le arachidi piuttosto che le mandorle.

In questi casi, non devono essere assunti come tali, cioè interi, per il rischio di soffocamento e di inalazione ma devono essere opportunamente offerte al bambino secondo, ovviamente, le sue capacità masticatorie. Quindi, possono essere offerte al bambino come polvere oppure in crema.

La differenza tra svezzamento e autosvezzamento

Molti genitori, quando si tratta di svezzamento, decidono di “lasciare fare al proprio bebè” – ovviamente con le dovute precauzioni – parliamo, in tal caso, di autosvezzamento. Ma, qual è la differenza tra l’autosvezzamento e come avviene nello specifico, rispetto al classico svezzamento usato?

La differenza tra lo svezzamento e l’autosvezzamento, prevede che nello svezzamento tradizionale il bambino assume le pappe che hanno una consistenza liquida o cremosa.

Nell’autosvezzamento il bambino assume i cibi di consistenza molto più simili ai cibi che vengono assunti dai genitori, quindi, a quello che noi abitualmente mangiamo. Nell’autosvezzamento, il bambino è il protagonista del suo svezzamento, cioè assume da solo i propri alimenti. Li assume con le mani, li assume con la forchetta e, tendenzialmente, senza l’aiuto del genitore andando a mangiare la verdura, la frutta e i nutrienti come i carboidrati sotto forma di pasta e i legumi o la carne, che sono le fonti proteiche, in modo autonomo.

Nell’ambito dell’autosvezzamento ci sono anche diverse correnti di pensiero la cui più percorsa è la Baby Led Weaning: ovvero i genitori vengono prima istruiti sulla modalità di autosvezzamento sia nella preparazione dei cibi sia nella somministrazione dei cibi stessi sia anche nella prevenzione di complicanze come il soffocamento.

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