Mamme e social network: un connubio irresistibile ed esplosivo da quando la maternità sembra diventata un’esperienza da dover necessariamente condividere online. Con tutti e tutti i giorni. Ma come fare per evitare derive che più che social rischiano di essere anti-sociali?

Come tenersi alla larga da esagerazioni, deliri e dipendenze? Niente paura! Potete fare riferimento a questa esaustiva guida (semiseria) su mamme e social in cinque semplici punti.

1. Le “cronache dei ruttini”? Meglio evitarle

bambino e ruttino

Che il primo dentino di tuo figlio, le sue roboanti lallazioni, l’abbandono definitivo del pannolino abbiano per te l’aura ineffabile del miracolo, ci sta. Ogni figlio, in fondo, è un piccolo miracolo, la cosa più prossima alla potenza della creazione che un essere umano possa sperimentare nel corso della propria esistenza.

Eppure ti svelo un segreto: ai tuoi amici di Facebook non importa un benemerito fico secco dello svezzamento, degli incisivi inferiori e dei primi metri che il tuo pargolo ha gloriosamente percorso a gattoni. Tutto è relativo. Fai un reportage dettagliato alle nonne e risparmia al mondo le tue privatissime “Cronache della pappa e dei ruttini”.

2. “Less is more”

messaggi sul telefono

Si chiamano “social” perché, in qualche modo, dovrebbero migliorare le interazioni sociali tra gli individui. Semplificarle, sveltirle, accelerarle. Quindi, direi proprio di no: ricevere novecento notifiche al giorno dal gruppo Whatsapp della scuola, che mi aggiornano su questioni che non mi riguardano neanche di striscio, non rende onore alla ragione per cui i social sono stati inventati.

Se devi comunicare alla maestra le ragioni di un ritardo, di una uscita anticipata da scuola, di qualsivoglia avvenimento che riguardi soltanto lei e tuo figlio, ti supplico: mandale un messaggio in privato.

3. I figli crescono: cosa troveranno sui tuoi social?

i figli crescono

A noi madri, si sa, spesso manca il senso della prospettiva. La prima infanzia di un figlio sembra, finché ci sei dentro, immota e cristallizzata come un’era geologica, in cui il tempo scorre lentissimo e a te pare che la tua vita resterà sempre com’è: pappe, nanne, pannolini e pedalare.

Ma i figli crescono, pure velocemente. E arriverà prestissimo il giorno in cui i nostri piccoli nativi digitali non saranno più così piccoli, o perlomeno saranno abbastanza grandi da scoprire cosa abbiamo raccontato di loro sui social, negli anni. Sei proprio sicura che al tuo bambino, quando non sarà più un bambino, farà piacere ritrovare le sue foto senza costume o leggere un post in cui racconti di quante volte bagnava il letto alla soglia dei 5 anni?

4. Non giudicare (e non dare troppo peso ai giudizi degli altri)

genitori e giudizi

Se sei una madre, e lo sei, sicuramente ti sarà capitato di soffrire per un giudizio sommario, una critica distruttiva, un commento non richiesto sulle tue scelte di genitrice. È una legge non scritta, specie nell’era dei social network: sui genitori, e in particolare sulle madri, grava una pressione sociale immensa, e si sprecano le frecciate sarcastiche, i giudizi tra le righe e il biasimo più o meno manifesto.

Ogni volta fa male, e lo sai anche tu, perché di certo, purtroppo, ci sei già passata. Astieniti, allora, dal giudicare le scelte, le opinioni, le difficoltà delle altre mamme. Esercita l’empatia, prova sempre a metterti nei panni altrui, esercita sistematicamente la nobile arte del “peace and scroll”. Oppure, se proprio non riesci, limitati a farti gli affari tuoi.

5. Splatter: no grazie!

mamme social e splatter

L’ultima, ma non meno importante, raccomandazione sull’uso dei social, che vale, a ben guardare, non solo per le mamme! Per quanto tu abbia vissuto come l’apice del romanticismo la perdita del tappo mucoso o la rottura delle acque, per quanto la tua placenta ti appaia come l’incarnazione dell’albero della vita, per quanto le deiezioni di tuo figlio ti sembrino sinceramente la prova provata della sua salute benedetta, per favore: astieniti dal condividere sui social qualsivoglia dettaglio in materia.

Dopotutto siamo la generazione di Pulp Fiction: per lo splatter ci basta Tarantino.

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