
Isteroscopia, a cosa serve l'esame che guarda dentro l'utero
L'isteroscopia è un'indagine diagnostica che permette di osservare l'interno della cavità uterina, rilevare la presenza ...
Molte donne scoprono di avere una "piaghetta" al collo dell'utero (ectopia cervicale) durante la visita ginecologica di routine: ma di cosa si tratta? Le cose da sapere.
Viene definita “affettuosamente” piaghetta dell’utero, ma il termine medico che la identifica è “ectopia”, cioè “fuori posto”. Può capitare infatti che alcune donne presentino delle cellule solitamente all’interno dell’utero anche sulla superficie più esterna, in corrispondenza del collo dell’utero.
Si tratta di una condizione che, se non associata a particolari disturbi, non è pericolosa per la salute della donna e non impedisce l’instaurarsi di una gravidanza, ma viene tenuta sotto controllo periodicamente (con visita ginecologica, pap-test e colposcopia) per monitorarne gli eventuali sviluppi ed eventualmente predisporre degli interventi.
Se alcune delle cellule epiteliali che si trovano all’interno del collo dell’utero scivolano verso l’esterno e si posizionano così al di fuori della loro sede naturale si può osservare la “piaghetta” (o ectopia cervicale), che può avere dimensioni variabili e nella maggior parte dei casi non presenta sintomi, tanto che la donna non sa di averla finché non la sente nominare dal proprio medico.
Non è ben chiaro come mai ciò avvenga: in alcuni casi può trattarsi infatti di una condizione genetica che è quindi presente dalla nascita, in altri casi può invece comparire in seguito ai cambiamenti ormonali legati alla pubertà oppure dopo stimolazioni particolarmente impattanti come un parto naturale, un raschiamento o altri tipi di intervento. Quando la sua origine non è di tipo genetico ma la piaghetta compare per altre ragioni viene definita “ectropion“.
Anche alcune terapie ormonali, infine, sembrano correlate alla comparsa della piaghetta al collo dell’utero.
La piaghetta al collo dell’utero è quasi sempre asintomatica: la donna non sa di averla finché non viene individuata dal ginecologo durante i normali controlli medici. Tramite la colposcopia è possibile studiarne l’estensione e valutare eventuali approfondimenti come la biopsia per indagare la composizione delle cellule epiteliali.
In alcuni rari casi può invece presentare leucorrea (perdite vaginali) o leggere perdite di sangue (spotting) dopo i rapporti sessuali oppure tra una mestruazione e l’altra. Se i fastidi diventano più evidenti può invece essere il segnale di un’infezione o infiammazione in corso, come clamidia o papillomavirus.
Nel caso in cui si osservassero delle perdite di sangue più o meno abbondanti riconducibili alla piaghetta al collo dell’utero è bene effettuare un controllo medico per indagarne le possibili cause. Il sanguinamento può segnalare infatti la presenza di alcune infiammazioni, che, se non curate, possono dare origine a ulteriori complicazioni.
Il pap test, nel caso di donne che hanno la piaghetta al collo dell’utero, è consigliato una volta ogni anno e non ogni tre anni, poiché aiuta a tenere monitorata la situazione e a intervenire in caso di necessità.
La piaghetta al collo dell’utero, a differenza di quanto avveniva in passato non viene più rimossa chirurgicamente una volta individuata, poiché non è ritenuta pericolosa per la salute della donna: oggi si preferisce invece tenerne controllata l’evoluzione tramite periodici controlli medici. Tra le terapie proposte solitamente dai ginecologi per trattare eventuali fastidi dovuti alla piaghetta si trova il ricorso a lavande e ovuli vaginali disinfettanti, a seconda dei casi.
Se invece la piaghetta dà origine a infiammazioni vere e proprie o se si accompagna a sanguinamenti abbondanti, qualora il medico lo ritenesse si può invece procedere con la sua rimozione: tale rimozione si effettua tramite un intervento ambulatoriale di diatermocoagulazione, che “brucia” le cellule della piaghetta e la elimina, consentendo poi alla ferita di rimarginarsi.
L’ectopia cervicale non è pericolosa in gravidanza né impedisce alla donna i rimanere incinta, ma è bene indagarne le cause per escludere la presenza di infiammazioni che potrebbero complicare la gestazione.
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