
Coronavirus, asili e scuole non apriranno il 3 aprile. Quali sono le possibilità
Si va verso la proroga del Decreto #iorestoacasa. Scuole chiuse oltre il 3 aprile. Ma quali saranno gli scenari per studenti e docenti?
La fine della scuola rappresenta un banco di prova per molti genitori che, non potendo contare sull'aiuto dei nonni, devono fare i salti mortali per conciliare figli e lavoro. Le idee per non impazzire.
Te ne accorgi dai post sui social e dal tono delle conversazioni che i genitori si scambiano freneticamente all’uscita di scuola: la fine dell’anno scolastico coincide, per molte famiglie italiane, con l’inizio di corse, incastri e salti mortali per “collocare” i bambini mentre i genitori lavorano in attesa delle meritate – e di solito risicate – ferie. Senza contare l’investimento economico per campi estivi e attività di vario genere.
Il calendario scolastico italiano, con una pausa (scandalosamente) lunga durante l’estate, costringe i genitori a grossi sacrifici per arrivare a settembre. E se non ci sono i nonni, o se non sono in condizioni di dare una mano, la situazione diventa pesante. Le difficoltà ci sono e sono innegabili, ma sopravvivere alla fine della scuola si può. Anche senza l’aiuto quotidiano dei nonni.
Per prima cosa, direi di partire da un dato troppo spesso trascurato: i genitori di solito sono due. E la gestione dei figli, quando la scuola finisce (ma anche quando è in pieno svolgimento!) non dovrebbe essere appannaggio della sola madre. Se tocca utilizzare congedi, telelavoro, ferie e permessi, la logica, prima ancora che il femminismo, vorrebbe che si facesse un po’ per uno, con tutta la flessibilità del caso. Dovrebbe essere scontato, ma la mia percezione è che non lo sia per nulla, e che a fare i salti mortali per sopravvivere alla fine della scuola siano ancora soprattutto le mamme.
Ma la solidarietà e l’aiuto reciproco possono fare la differenza anche al di fuori della coppia. Affrontare la fine della scuola è una questione che riguarda molte famiglie. Parlarne e confrontarsi, senza il timore di sembrare invadenti o inopportuni, potrebbe dare a tanti la possibilità di trovare una soluzione migliore, per esempio stabilendo dei turni con un’altra coppia per tenere i figli di tutti compatibilmente ai propri orari di lavoro, o anche solo aiutandosi al bisogno per recuperare i bambini al centro estivo.
Un’altra opzione potrebbe essere la condivisione di un/una baby sitter, che permetterebbe da una parte di ridurre la spesa e dall’altra di far stare i piccoli in compagnia. L’attitudine a darsi una mano, anche al di fuori del nucleo familiare, sta progressivamente scomparendo, e invece potrebbe migliorare la vita di tutti.
Del resto, “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, dice un celebre adagio africano.
Al di là dell’organizzazione di famiglia, la chiusura delle scuole può essere un buon momento per fare anche altre riflessioni: quanti genitori hanno ferie arretrate che per qualche ragione non osano rivendicare? E quanti potrebbero, saltuariamente, o per parte della giornata di lavoro, svolgere i propri incarichi anche da casa? Quanti ancora occupano posizioni che non prevedono un orario fisso e la presenza fisica in azienda, ma sono in qualche modo costretti agli stessi oneri di un lavoratore dipendente?
La fine della scuola, con il cambiamento delle esigenze e la rivoluzione della routine familiare che si porta dietro, può essere in qualche caso l’occasione per far valere un diritto disatteso, o per riportare un rapporto di lavoro sui binari della correttezza e della logica. È difficile, e non esente da rischi, ma, se funziona, rappresenta una svolta definitiva nella direzione della qualità della vita. Non solo in estate.
L’ultimo spunto riguarda la lentezza. La fine della scuola raggiunge genitori e figli (e non solo loro) al termine di un anno frenetico ed estenuante. Forse, per qualche famiglia, può essere l’occasione per “mollare un poco”, rinunciando agli impegni non strettamente indispensabili, riducendo gli straordinari, trascurando corsi, pulizie di casa e attività sportive.
Ribaltare la prospettiva, e vivere questo periodo complicato come una opportunità di passare, se possibile, più tempo insieme ai figli, potrebbe forse essere di aiuto non solo per ritrovare la serenità, ma anche per farsi venire in mente soluzioni estemporanee e fantasiose. E quale che sia la risposta personale che troverete per affrontare la fine della scuola, ricordate che settembre, inesorabilmente, arriverà (e magari ci farà rimpiangere questa lunga estate di acrobazie).
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