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Se il pap-test dà esito dubbio o positivo viene effettuata una colposcopia per evidenziare la presenza di lesioni pre-tumorali o tumorali. Come funziona e quali sono i possibili risultati.
Dell’importanza dei test di screening e delle visite ginecologiche per monitorare lo stato di salute della donna non si parla mai abbastanza: l’esame più importante per riconoscere la presenza di cancro al collo dell’utero e di altre patologie è il pap test, che si dovrebbe svolgere ogni tre anni dai 24 ai 65 anni di età.
Tramite il prelievo di alcune cellule (eseguito strofinando una spatolina sulle pareti dell’utero) e la loro analisi in laboratorio è possibile sapere se esistono alterazioni che potrebbero indicare la presenza di cellule tumorali che sono causate nella maggior parte dei casi dal papilloma virus (HPV).
Se il pap-test non evidenzia alcuna anomalia, la donna viene invitata a ripetere l’esame tre anni dopo. Se invece l’esame ha esito dubbio oppure positivo per la presenza di cellule con caratteri pre-tumorali o tumorali, si effettuano esami di approfondimento, a partire dalla colposcopia.
Per indagare in modo approfondito la natura delle alterazioni rilevate con il pap-test il medico ginecologo effettua un ulteriore esame, detto colposcopia: attraverso uno strumento detto colposcopio, uno speciale microscopio che consente di osservare l’interno della cervice uterina ingrandito, con la possibilità di confermare o meno la presenza delle lesioni tumorali.
Il ginecologo per eseguire questa analisi introduce in vagina lo speculum, uno speciale divaricatore che ha la funzione di allargare la vagina e di facilitare l’esame, quindi, posiziona il colposcopio in modo da avere la visione migliore del collo uterino e della cervice.
Se il medico lo ritiene opportuno la colposcopia può essere seguita da un prelievo di tessuto per una biopsia, cioè un’analisi di laboratorio delle cellule prelevate.
La colposcopia non è un esame nocivo o pericoloso per la corretta prosecuzione della gravidanza, e può essere effettuato senza problemi anche durante la gestazione. La biopsia è più invasiva e il medico potrebbe decidere di non procedere con il prelievo di tessuti in assenza di un reale rischio della presenza di lesioni tumorali.
L’esame con il colposcopio si esegue in un mezz’ora circa e non è doloroso, anche se può risultare fastidioso nel momento in cui lo strumento viene inserito nella vagina, ma non ha controindicazioni o particolari effetti collaterali. Il prelievo di tessuti per la biopsia potrebbe risultare più fastidioso, ma subito dopo l’esame la donna può tornare alle normali attività quotidiane, in assenza di specifiche indicazioni mediche.
In alcuni rari casi dopo l’esame possono verificarsi delle perdite di sangue vaginali: se tali perdite dovessero essere abbondanti o associate a dolore è bene rivolgersi ad un medico.
L’esito della colposcopia può essere positivo o negativo. La colposcopia si ritiene di esito negativo se non vengono riscontrate anomalie nel collo dell’utero e non sono state osservate lesioni pre cancerose o cancerose.
Se la colposcopia risulta invece positiva la cervice presenta alcune anomalie da indagare approfonditamente con una biopsia ed eventualmente trattare perché potrebbe trattarsi di lesioni pre-cancerose o cancerose. In questo caso il medico, dopo ulteriori indagini, prescrive la terapia più efficace per trattare la patologia.
Se la colposcopia è effettuata in strutture pubbliche si paga il ticket (ad eccezione dei casi in esenzione) mentre se effettuata privatamente il costo dell’esame si aggira (ma la cifra è indicativa e varia a seconda dello studio) sui 100 euro circa.
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Articolo originale pubblicato il 20 giugno 2018
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