
"Tu non la vuoi questa bambina, o spingeresti più forte!"
Il racconto di Mariangela, che in sala parto ha subito forme di violenza che hanno ...
La testimonianza di una mamma che durante il parto ha subito forme di violenza ostetrica, con pratiche mediche sconsigliate ed eseguite senza il suo consenso e senza che ne fosse informata.
Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato alcune storie di violenza ostetrica che le mamme ci hanno raccontato scrivendoci sulla nostra pagina Instagram.
Quella che viene definita violenza ostetrica riguarda comportamenti scorretti del personale sanitario (non solo le ostetriche) che assiste la donna durante la gravidanza e soprattutto il travaglio e il parto: si tratta di episodi che possono segnare profondamente l’esperienza della donna che sta per partorire.
La violenza ostetrica non è, ovviamente, la regola: nella maggior parte dei casi visite e nascite avvengono nel pieno rispetto della donna e del bambino.
Ci sono però episodi in cui la futura mamma subisce maltrattamenti psicologici oppure fisici, con l’esecuzione di interventi medici non necessari e in alcuni casi controindicati. Abbiamo raccolto anche la storia di Marzia (nome di fantasia, per rispettare la sua richiesta di anonimato), che vive in provincia di Napoli e ci ha raccontato la sua esperienza di parto.
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In gravidanza ero seguita da una ginecologa che lavorava anche in ospedale. Poi un’amica che l’aveva avuta mi ha raccontato che, durante la sua gravidanza, a un certo punto le aveva detto “non serve che ti applichi tanto per il parto, tanto ti faccio il cesareo”. Allora alla visita successiva (ero ormai al settimo mese) le ho chiesto se ci fosse la possibilità di avere un parto naturale. Lei non mi ha risposto.
Non ho più voluto essere seguita da lei. Ho poi avuto difficoltà a trovare un altro medico di cui fidarmi, così alla fine mi sono rivolta al pronto soccorso del mio paese. Mi ricordo la visita: era un lunedì mattina, ormai ero al termine della gravidanza. Mi faceva male la pancia e mi hanno fatto il tracciato per capire la situazione, ma andava tutto bene. Poi mi hanno detto di aspettare.
Dopo un po’ è arrivata un’ostetrica, o un’infermiera, non capivo chi fosse. Mi ha fatto la visita interna ma sentivo dolore, gliel’ho detto e lei mi ha detto solo “adesso ti faccio lo scollamento delle membrane“. Ero lì, gambe aperte e un pancione enorme, non ho fatto neanche in tempo a dire di no o a chiedere cosa fosse: aveva già fatto.
Così, senza spiegarmi di cosa si trattasse e senza chiedermi il permesso. Anzi, non mi guardava nemmeno: parlava solo con mia mamma, mi trattava come se fossi una bambina. Ho 24 anni e ne dimostro meno, ma ero lì, la visita riguardava me: le ho chiesto cosa avesse fatto ma nemmeno mi rispondeva, parlava solo con mia mamma e le diceva che avrei avuto delle perdite e delle contrazioni.
Sono uscita dal pronto soccorso piangendo, non sapevo cosa avessero fatto a me e al bambino. Una volta a casa sono iniziate le perdite di sangue, la sera poi sono arrivati i dolori.
Il racconto di Mariangela, che in sala parto ha subito forme di violenza che hanno ...
La mattina dopo sono andata in ospedale, sono arrivata a mezzogiorno e non ho visto nessun medico fino alle cinque del pomeriggio.
Nel frattempo, durante il travaglio, mi era venuta la febbre e non capivo perché nessuno mi visitasse. La ginecologa che poi mi ha fatto partorire, quando l’ho vista poi per la visita dei 40 giorni dopo il parto mi ha fatto capire che nessun medico aveva voluto vedermi perché nessuno voleva prendersi la responsabilità: la febbre poteva significare che avevo un qualsiasi virus in corpo e potevano esserci complicazioni durante il parto.
Comunque durante il travaglio ho mostrato molta calma: sono una persona molto ansiosa ma in quel momento avevo una calma che non riconoscevo. L’epidurale non potevano farmela per via della febbre, ma nonostante il dolore sono rimasta calma.
Il dolore del parto ha un andamento oscillante, legato agli ormoni e alle contrazioni, ma ...
Quando è finalmente cambiato il turno un’ostetrica mi ha rotto il sacco, sempre senza dirmi niente. Poi anche qui senza consenso e senza dirmi nulla – mi hanno fatto un’episiotomia.
Mi hanno fatto anche – l’ho capito poi – la manovra di Kristeller, spingendomi sulla pancia. Sempre senza che nessuno mi dicesse niente.
Quando poi mio figlio è nato e ho espulso la placenta mi hanno messo delle garze all’interno per pulirmi, ma provavo molto dolore: non so se è stata una cosa normale, di sicuro non sono stati per niente delicati e urlavo dal dolore. Hanno anche allontanato dalla sala parto mia mamma che era rimasta con me.
Nonostante tutto questo quando mio figlio è nato ero contenta, perché lui stava bene. Però l’hanno ripreso subito e me l’hanno riportato solo dopo 5 o 6 ore, se non di più.
Avrei voluto attaccarlo subito al seno perché so che è la cosa migliore, ma era l’una di notte loro avevano fretta di andare a dormire, quindi non ho potuto farlo.
Al corso preparto mi avevano spiegato che avrei potuto avere il “taglio”, ma che c’era un consenso da dare e che almeno me l’avrebbero detto prima di farlo, invece niente.
In generale ho visto molta incongruenza tra quello che ti spiegano ai corsi preparto, tipo “devi partorire come vuoi, nella posizione che preferisci etc” e quello che poi succede: non ho partorito nella posizione che volevo, non mi hanno nemmeno coinvolta.
Non ho partorito io, hanno partorito loro.
Dopo questa esperienza sono rimasta senza parole. Ai corsi ti spiegano tante cose che sembrano edulcorate, è tutto magico come in effetti dovrebbe essere.
Ci hanno raccontato dei parti bellissimi ma non so dove vengono fatti, di sicuro sono molto diversi dal mio. Penso che bisognerebbe farsi seguire da una persona veramente di fiducia, che non ti tradisce.
Il ginecologo è una figura molto importante nella vita di una donna: è la persona ...
Sicuramente se avrò un altro figlio prenderò in considerazione l’idea di partorire a casa qualsiasi sia il costo, perché non penso che tornerei più in un ospedale.
La cosa che mi consola è che almeno quello scollamento mi ha portato al parto e che soprattutto mio figlio sta bene. Adesso, dopo 8 mesi, sto bene anche io, ma il primo mese è stato davvero difficile, stavo molto male. Piangevo per l’episiotomia perché non l’avrei voluta, se mi avessero detto che era necessaria l’avrei presa diversamente, ma così no.
Avevo paura a toccarmi e di farmi male, mi facevo lavare da mia mamma e mi vergognavo moltissimo. Per settimane ho avuto difficoltà nei rapporti con il mio compagno, provavo molto dolore.
Se solo mi avessero spiegato quello che facevano mi sarei rilassata, avrei accettato che loro facessero quello che dovevano e non avrei un brutto ricordo. Ma anche loro sono donne, anche loro sono madri e non penso sarebbero state felici di ricevere quel trattamento. Io non so come avrei partorito, so come mi hanno fatto partorire.
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