
Le contrazioni si verificano durante tutta la gravidanza, ma quelle che del travaglio hanno alcune caratteristiche particolari: vediamo come ricono...
Il momento di partorire si annuncia con alcuni sintomi riconoscibili anche per le donne alla prima gravidanza: vediamo quali sono e come comportarsi.
È una delle domande più ricorrenti per una futura mamma: quali sono i sintomi del travaglio, e come riconoscerli? Le donne che affrontano per la prima volta la gravidanza si chiedono spesso se riusciranno a riconoscere i sintomi del travaglio, o se invece rischieranno di sottovalutare i segnali che il loro corpo manderà quando il bambino sarà pronto per nascere.
La premessa d’obbligo è che nella stragrande maggioranza dei casi, i sintomi del travaglio risultano evidenti e riconoscibilissimi anche per una primipara.
Quello che può accadere, al contrario, è di confondere alcuni sintomi precursori con il travaglio vero e proprio. Di solito, infatti, il corpo della gestante comincia a “prepararsi” al parto con un certo anticipo, manifestando sintomi che non sono già quelli del travaglio, ma in qualche modo lo precedono e lo preannunciano.
Nelle ultime settimane di gravidanza, per esempio, è spesso possibile notare un abbassamento della pancia, dovuto al fatto che il bambino comincia a posizionarsi e a impegnare il canale del parto. Per la stessa ragione, la futura mamma ritrova una certa facilità di respirazione respirare sia più semplice, mentre potrebbe avvertire altri fastidi legati alla pressione dell’utero in basso: emorroidi, mal di schiena, minzione frequente.
Già dal settimo mese di gravidanza, inoltre, possono presentarsi le cosiddette contrazioni di Braxton-Hicks. Non si tratta di vere e proprie doglie, ma di contrazioni preparatorie o prodromiche, che consentono all’utero di “allenarsi” in vista del parto. Di solito la pancia diventa molto dura e si avverte fastidio o un leggero dolore. Si distinguono dalle contrazioni del travaglio perché sono irregolari e tendono a calmarsi del la gestante si mette a riposo o fa un bagno caldo.
Nessuno di questi segnali, però, costituisce uno dei veri sintomi di travaglio, che si annuncia con alcuni cambiamenti specifici e facilmente riconoscibili.
Ad avvisare dell’inizio del travaglio sono contrazioni regolari e sempre più ravvicinate nel tempo, che aumentano progressivamente di intensità (da un fastidio iniziale a crampi simili a dolori mestruali fino a spasmi via via più dolorosi, che possono interessare anche la bassa schiena oltre all’addome) e non si interrompono con il riposo.
Le contrazioni si verificano durante tutta la gravidanza, ma quelle che del travaglio hanno alcune caratteristiche particolari: vediamo come ricono...
Un altro dei sintomi di travaglio più frequenti e facili da riconoscere consiste nella perdita del tappo mucoso, la sostanza che per tutta la gravidanza tiene sigillato il collo dell’utero per proteggere il feto dalle infezioni. Generalmente, nelle ore o nei giorni che precedono l’avvio del travaglio, e la futura mamma se ne accorge perché nota, andando in bagno, perdite mucose con striature di sangue.
Non tutte le gestanti notano la perdita del tappo mucoso e, in ogni caso, non costituisce di per sé una ragione per allarmarsi e correre in ospedale, a differenza delle perdite di sangue vere e proprie che richiedono invece un intervento rapido.
In alcuni casi, l’inizio del travaglio può essere associato anche a sintomi intestinali, come nausea o scariche di diarrea. Liberare l’intestino può essere in ogni caso di aiuto per facilitare il passaggio del bambino nel canale del parto. Molte donne avvertono inoltre dolori alla schiena, associati o meno alle contrazioni vere e proprie, o mal di testa.
Non sempre, però, il travaglio comincia con le contrazioni. Ci sono casi in cui i sintomi di travaglio si riducono essenzialmente alla cosiddetta rottura delle acque, ovvero alla fuoriuscita di liquido amniotico dalla vagina in seguito alla rottura delle membrane che avvolgevano il bambino all’interno dell’utero.
In questo caso, la perdita può essere improvvisa e copiosa oppure parziale e lenta, come uno stillicidio di cui la futura mamma potrebbe anche non accorgersi subito. In ogni caso, in presenza di rottura delle acque bisogna andare in ospedale, e bisogna muoversi con urgenza (anche a costo di partire sola, con un taxi) se il liquido amniotico è “tinto”, ovvero scuro o striato di verde.
Come riconoscere il momento in cui andare in ospedale e quali sono i rischi se la rottura delle acque avviene prematuramente: le cose da sapere.
La colorazione scura delle acque, infatti, denota la presenza di meconio (le feci del feto), che è di solito un sintomo di sofferenza fetale. Se le acque sono trasparenti e chiare, invece, ci si può muovere con relativa calma, ma bisogna comunque recarsi in ospedale per le valutazioni del caso. Se dopo 24/48 ore dalla rottura del sacco non compaiono altri sintomi di travaglio, spesso si procede con una induzione del parto.
Articolo originale pubblicato il 3 luglio 2018
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