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Immergersi nell'ascolto di un racconto è per i bambini un modo per espandere la fantasia e sviluppare il pensiero critico, l'empatia e tutte le abilità sociali e cognitive. Ma bisogna essere dei bravi narratori. Le regole da usare quando si narra una favola.
Che i bambini abbiano fantasia da vendere è cosa nota a tutti ma, forse, pochi riconoscono l’importanza che raccontare storie ha per lo sviluppo del pensiero critico nei bambini.
Ebbene sì, raccontare favole e storie ai piccoli di casa a espandere la loro immaginazione e a delineare il pensiero lucido. La narrazione, l’ascoltare storie è il miglior modo di crescere, così come per gli adulti quello di leggere un buon libro. Attraverso una ricerca neuroscientifica, Katie Knutson, presidente del consiglio di amministrazione del National Storytelling Network e narratrice professionista spiega come con la narrazione il bimbo sviluppa il suo pensiero critico. Ma, affinché questa abilità trovi il suo pieno sviluppo è necessario che il genitore sappia come raccontare una storia. Scopriamo come.
Quando un bambino ascolta un racconto attentamente ha quell’espressione assorta in viso e si capisce che la sua mente è lontano verso mondi inesplorati. Attraverso la narrazione il bambino, in realtà, sta sviluppando inconsciamente il suo pensiero critico, quello che lo accompagnerà, nella sua vita adulta, a prendere decisioni con la giusta lucidità.
La ricerca scientifica su come il cervello dei bambini risponde alla narrazione è molto recente ma è altrettanto evidente che esistono benefici cognitivi e accademici rilevanti sia per chi ascolta – il bambino – sia per chi narra – l’adulto.
Il racconto delle storie non è nato per i bambini, la pratica di narrare fatti, racconti ed eventi esiste ancor prima dello sviluppo della scrittura, quando i nostri avi usavano immagini e segni solo per dare informazioni o per fare memoria della storia e dei riti religiosi.
Con il passare degli anni e lo sviluppo del linguaggio e della scrittura, il racconto ha modificato il suo modo di essere diventando una pratica più leggera, con altri scopi, quali appunto quello di far viaggiare la fantasia, e in questo i bambini sono molto bravi.
In una intervista rilasciata al Nationalgeographic, la Dott.ssa Knutson ha spiegato:
Spesso le storie vengono raccontate in famiglia per mettere in connessione la generazione successiva a quella precedente o per aiutare i bambini a sviluppare i valori fondamentali della loro cultura.
Altra fondamentale caratteristica dei racconti è, infatti, quella di creare una sorta di coesione culturale. Includere questa tradizione in famiglia può aiutare a favorire lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo nel bambino.
Abilità, queste, che appaiono nell’ultimo anno rallentate o interrotte a causa dell’isolamento e la chiusura forzata di asili e scuole correlati alla pandemia da Covid-19.
Come possono fare i genitori affinché il proprio bambino sviluppi nel modo corretto il lato cognitivo? Iniziamo con il dire che il modo in cui i bimbi metabolizzano la narrazione orale, che stiano ascoltando una storia o che la stiano inventandone una loro, attiva sempre delle risposte uniche al cervello che sono molto diverse da quelle ottenute guardando, per esempio, un cartone in televisione, leggendo un libro o scrivendo un diario.
La Dott.ssa Cathy Miyata, prof.ssa alla Wilfrid Laurier University e narratrice, ha spiegato il fenomeno noto come accoppiamento neurale esistente solo nella comunicazione orale:
Utilizzando la risonanza magnetica, la ricerca sulle neuroscienze ha dimostrato che quando un ascoltatore è assorbito nel racconto di una storia abbastanza a fondo da dimenticare ciò che lo circonda – uno stato definito come trasporto narrativo – le aree operative del cervello del narratore vengono rispecchiate nel cervello dell’ascoltatore attivando l’accoppiamento neurale.
Quando un bambino ascolta un racconto, l’ossitocina, ovvero l’ormone coinvolto nei legami sociali e affettivi, si libera andando a determinare un trasporto emotivo elevato. Più la storia che si racconta ai bambini è emozionante e significativa, più scatena in questi ultimi risposte emozionali positive nel cervello innescando, in automatico, un rilascio neurochimico.
I ricercatori affermano che questo accade perché quando i bambini che ascoltano la favola sono coinvolti emotivamente dai personaggi della storia, essi vengono trasportati più a fondo nel mondo fantastico di quel racconto.
In questo modo si crea un legame sociale tra il bimbo che ascolta, i personaggi del racconto e il narratore che va ad incidere anche sullo sviluppo dell’empatia del bimbo nonché a motivarli effettivamente a prendersi cura del prossimo.
Lo storytelling apporta notevoli benefici sociali e cognitivi all’ascoltatore. Dalla ricerca effettuata vengono menzionati i vantaggi che ascoltare un racconto sviluppa nel bimbo, vediamo quali sono:
Affinché si sviluppi il pensiero critico nei bambini e affiorino tutte le abilità descritte precedentemente, non basta “leggere” una storia ma bisogna sapere come farlo. Essere il più possibile creativi è la prima regola di base al fine di liberare la fantasia del bambino. Ma non solo, servirà anche altro.
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