
Parto cesareo, perché andrebbe fatto "solo quando serve" e quali sono i rischi
Per il Ministero della salute in Italia si ricorre troppo spesso al taglio cesareo, anche quando non ce ne sarebbe bisogno: ecco le raccomandazioni...
Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, il ricorso al parto cesareo è aumentato eccessivamente dal 2000 al 2015 in tutto il mondo.
Si ricorre ancora troppo spesso al parto cesareo nel mondo. A dichiararlo è una ricerca suddivisa in tre articoli pubblicata su The Lancet e presentata in Brasile in occasione del Congresso mondiale di Ginecologia e Ostetricia organizzato dalla FIGO (Federazione Internazionale di Ostetricia e Ginecologia).
Dallo studio emerge come, a livello globale, il numero di bambini nati attraverso taglio cesareo è quasi raddoppiato tra il 2000 e il 2015 passando dal 12% al 21%, con una crescita del 3,7% all’anno. Lo studio ha riscontrato che il 60% dei Paesi fa un uso eccessivo di questo intervento chirurgico, mentre il 25% vi ricorre troppo poco.
Secondo lo studio pubblicato su The Lancet, a livello globale ben il 21% delle nascite viene portato a termine tramite taglio cesareo, una percentuale molto superiore a quanto ritenuto necessario per ragioni mediche (10-15% dei casi). Questo intervento consiste nell’effettuare, in anestesia totale o spinale, un taglio che interessa pelle, muscoli addominali, peritoneo e i tre strati che compongono la parete uterina per estrarre il bambino.
Per il Ministero della salute in Italia si ricorre troppo spesso al taglio cesareo, anche quando non ce ne sarebbe bisogno: ecco le raccomandazioni...
Scopo degli autori della ricerca è quello di esortare ospedali, operatori socio-sanitari e le stesse donne a ricorrere al parto cesareo solo in caso di effettiva necessità clinica ossia quando ci si trova di fronte a complicazioni come emorragia, sofferenza fetale, ipertensione o posizione anomala del bambino (se ad esempio è podalico).
L’aumento di utilizzo del taglio cesareo non è stato comunque omogeneo in tutto il mondo, come emerso dalla ricerca. L’Asia meridionale ha visto il più rapido aumento (dal 7,2% del 2000 al 18,1% del 2015) mentre l’Africa subsahariana ha mantenuto una percentuale piuttosto bassa (dal 3% al 4,1% nell’Africa occidentale e centrale e dal 4,6% al 6,2% in quella orientale e meridionale).
Percentuali troppo alte invece in Nord America, Europa occidentale, America Latina e Caraibi, dove il parto cesareo risulta essere sovrautilizzato, con tassi aumentati circa del 2% all’anno tra il 2000 e il 2015. Analizzando le tendenze di Cina e Brasile, dove il ricorso al taglio cesareo è elevato, gli autori hanno scoperto che la maggior parte di questi interventi vengono scelti da donne che hanno già avuto un precedente parto cesareo e con una gravidanza a basso rischio. In particolare, in Brasile è emerso che a scegliere il parto cesareo sono le donne con un più alto livello di istruzione (il 54,4% rispetto al 19,4% delle donne meno istruite).
Non solo, è emersa anche una notevole disparità tra i paesi a basso e medio reddito, con le donne più ricche che hanno presentato una probabilità sei volte maggiore di ricorrere ad un taglio cesareo rispetto a quelle più povere. Inoltre il taglio cesareo si è rivelato 1,6 volte più comune nelle strutture private rispetto a quelle pubbliche.
Una tendenza pericolosa secondo gli autori dello studio, che hanno sottolineato un maggior rischio per la mamma e il bambino con il ricorso al parto cesareo rispetto a quello vaginale. In particolare, questo intervento si è dimostrato più correlato a possibili emorragie, sviluppo anormale della placenta, gravidanza ectopica, parto prematuro e parto prematuro nelle gravidanze successive. Rischi definiti minimi ma che aumentano in proporzione al numero di cesarei effettuati.
La gravidanza e il travaglio sono processi naturali, che si verificano in modo sicuro nella maggior parte dei casi. Il grande aumento di utilizzo del taglio cesareo – per lo più in ambienti agiati per scopi non medici – è preoccupante a causa dei rischi associati per donne e bambini – ha dichiarato la dott.ssa Markeen Temmerman, una delle autrici dello studio, nel file audio allegato alla ricerca – Per questo chiediamo a operatori sanitari, ospedali, finanziatori, donne e famiglie di intervenire in questo modo solo quando è richiesto dal punto di vista medico. In caso di complicazioni è invece importante che il taglio cesareo diventi accessibile per tutti, anche nelle regioni più povere che ne restano ancora troppo spesso escluse.
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