Le carezze della mamma hanno effetti fisiologici benefici sui neonati, che sin da subito risultano essere sensibili ad esse, reagendo ad uno stimolo tattile delicato con il rallentamento del battito cardiaco. La loro sensibilità a questo tipo di stimoli sembra coincidere con quella dei genitori, come fosse una dote innata e ereditaria.

A questo risultato è giunto un team di ricerca della University of Reading (Gran Bretagna), guidato da Jonathan Hill, che ha studiato il nesso causale tra depressione pre e post-natale materna e aumento del promotore 1-F del gene recettore dei glucocorticoidi, allo scopo di valutare se le carezze materne possano modificare questa condizione.

I ricercatori hanno utilizzato i dati del Wirral Child Health and Development Study di Liverpool, analizzando i quali sono giunti alla conclusione che le carezze materne sono in grado di ridurre la metilazione del promotore 1-F del recettore per i glucocorticoidi (GR), ormoni prodotti dai surreni. Ed è emerso che l’aumento della metilazione nei neonati era associato a una crescente depressione post partum della madre, ma solo nel gruppo di bambini nati da donne non depresse prima del parto.

In questo gruppo, un aumento delle carezze materne a cinque settimane dalla nascita, risultava collegato a una riduzione delle metilazione del promotore del recettore dei glucocorticoidi. Invece, a nove settimane dalla nascita, le carezze materne non producevano effetti.

Ciò mette in evidenza l’importanza del primo periodo post-natale”, hanno osservato i ricercatori nel loro articolo online su Translational Psychiatry. “Se l’effetto epigenetico verrà ulteriormente confermato, dovremo affiancarlo ad altre evidenze sul ruolo dell’esperienza sociale precoce (ad esempio, sensibilità paterna) per concludere che le esperienze nelle prime settimane di vita possono incidere in maniera importante sul neonato”, ha concluso il dottor Hill.

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