
Smettere di allattare, chi decide: io o mio figlio?
Qual è la scelta giusta? Aspettare che sia il bambino a dire "basta" oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
Come funziona il passaggio dal latte (materno o artificiale) ai cibi "da grandi": tempi, modi e metodi dello svezzamento del bambino secondo le indicazioni dell'ostetrica.
Tecnicamente si parla di alimentazione complementare quando si passa dal latte materno o artificiale ad un’alimentazione in cui si inseriscono anche altri cibi. Il termine “svezzamento” ha un’accezione negativa scorretta, dal momento che significa letteralmente “togliere il vizio”, ma il latte non è certo un vizio.
Con svezzamento si intende il periodo di transizione in cui nella dieta del bambino coesistono due diversi tipi di alimentazione, quella con il latte e quella con i cibi per adulti.
L’Organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della salute consigliano di iniziare lo svezzamento a partire dal sesto mese compiuto.
Si dice spesso che i bambini che non vengono allattati al seno possono iniziare lo svezzamento anche prima, intorno al quarto mese di vita, ma non è una regola che vale per tutti, al contrario: le tappe dello sviluppo sono indipendenti, è un’indicazione di tipo culturale che tuttavia non ha alcuna evidenza scientifica.
Anticipando lo svezzamento aumenta anzi il rischio di allergie alimentari, perché il sistema immunitario del bambino è ancora immaturo: attorno ai 6 mesi attraverso il latte materno arrivano anticorpi IgA e sostanze specifiche anti-IgE (le IgE sono gli anticorpi responsabili delle reazioni allergiche), riducendo il rischio di allergie.
Ogni bambino comunque è a sé, e ciascuno ha tempi e modi diversi per iniziare lo svezzamento: alcuni bambini mostrano di essere pronti per nuovi cibi prima dei sei mesi, altri invece più tardi.
Qual è la scelta giusta? Aspettare che sia il bambino a dire "basta" oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
Alcune mamme forzano un po’ la mano e anticipano il momento in cui iniziare a introdurre cibi diversi dal latte, ma non sempre è una buona idea: se il bambino non è pronto possono esserci rischi da non sottovalutare.
Se è importante rispettare i tempi del bambino lo è soprattutto riconoscere i segnali che indicano che il bambino è pronto per lo svezzamento. I più comuni sono:
Se quelle indicate sopra sono alcune regole universali che indicano se il bambino è pronto per lo svezzamento, ce ne sono altre meno attendibili, e che possono rivelarsi controproducenti.
Tra queste la dentizione: la presenza o meno dei dentini non è un parametro ferreo, poiché i tempi sono molto variabili da bambino a bambino.
Perché lo svezzamento proceda nel migliore dei modi, dunque, non bisogna anticipare troppo i tempi: ecco i principali rischi in cui si incorre se lo svezzamento è troppo precoce.
Non succede niente poi se, in assenza di uno o più segnali che indicano che il bambino è pronto, o se il bimbo è malato, lo svezzamento viene posticipato.
Innanzitutto è bene distinguere tra i diversi tipi di svezzamento: il primo è quello classico, con il cosiddetto baby food, cioè pappe e omogeneizzati già pronti, il secondo prevede l’introduzione di pappe, brodi e omogeneizzati preparati dalla mamma e infine c’è l’autosvezzamento, o “alimentazione complementare a richiesta”, che consiste nel far provare al bambino tutti i cibi degli adulti.
A prescindere dal tipo di alimento “complementare” introdotto, lo svezzamento non presuppone l’abbandono del latte, bensì un passaggio graduale: in genere nei primi 6 mesi di vita l’alimentazione del bambino è esclusivamente a base di latte, poi nei successivi 6 mesi, fino al compimento dell’anno di età, al latte materno o artificiale si accompagnano altri alimenti e quindi, intorno ai 12 mesi, il bambino è in grado di mangiare qualsiasi tipo di cibo.
Bisogna ricordare però che ogni bambino ha i propri tempi: alcuni gradiscono tutti i cibi nuovi e li assaggiano volentieri, altri invece fanno più fatica e continuano a volere il latte, che rimane l’alimento principale più a lungo.
L’allattamento al seno prosegue comunque finché mamma e bambino lo desiderano, come ricordano anche le linee guida dell’Oms, se e quando possibile.
Ricordiamo infine che le indicazioni più recenti non prevedono più una restrizione assoluta per l’introduzione dell’uovo, che secondo alcuni studi scientifici può essere introdotto anche prima dell’anno di età, sia per quanto riguarda l’albume sia per il tuorlo.
Quando un bambino inizia a provare cibi di consistenza nuova può capitare che il boccone gli vada di traverso: è importante che i genitori conoscano le manovre di disostruzione per liberare le vie respiratorie.
In realtà tali manovre non sono importanti solo per l’alimentazione: anche giocando un bimbo può inavvertitamente ingerire qualcosa e la prontezza di chi è con lui è fondamentale. Per questo sempre più spesso le mamme e non solo seguono i corsi dedicati alle manovre di disostruzione su suggerimento dei medici, ma è una buona pratica indipendentemente dal tipo di svezzamento scelto e dall’età del bambino.
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Articolo originale pubblicato il 26 ottobre 2018
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