Alla nascita un neonato è generalmente ipermetrope, ovvero la visione degli oggetti vicini gli risulta molto più sfocata rispetto a quelli lontani. Tale condizione è fisiologica e legata alla lunghezza del bulbo oculare; questo significa che di per sé alla nascita il bambino ha una visione non ancora completa in quanto essa dovrà perfezionarsi.

Questo avviene con la maturazione della corteccia visiva (la parte del cervello che elabora le immagini) che si completa nei primi anni di vita, motivo per cui l’indicazione, come evidenziato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, è quella di sottoporre il bambino a uno screening visivo tra i 2 e i 4 anni per individuare i comuni deficit visivi dell’età pediatrica.

Già nei primi giorni di vita e spesso anche in ospedale prima delle dimissioni il neonato viene sottoposto a un semplice, ma fondamentale, esame visivo noto con il nome di Test di ricerca del Riflesso Rosso. Questo esame è finalizzato a individuare precocemente problemi nella cornea, nel cristallino e talvolta nel vitreo.

È quindi un controllo che, come chiarito nell’informativa distribuita nel reparto di neonatologia dell’Ospedale Galliera, consente di riconoscere patologie oculari potenzialmente molto gravi non solo per la vista, ma anche per la vita stessa del bambino.

Cos’è il riflesso rosso nei neonati?

Molto semplicemente il riflesso rosso altro non è che l’effetto della luce proiettata dall’oculista (o dal pediatra) con l’oftalmoscopio, lo strumento impiegato per effettuare questo test. L’oftalmoscopio, infatti, è uno strumento cilindrico che proietta sull’occhio del neonato una luce che attraversa, come riportato dall’American Academy of Pediatrics, tutte le parti dell’occhio solitamente trasparenti (cornea, cristallino, umor acquo e umor vitreo). La luce emessa dall’oftalmoscopio si riflette sul fondo oculare e viene ritrasmessa e rilevata tramite lo stesso strumento in modo da essere visualizzata da chi esegue il test.

Normalmente l’occhio del bambino risponde a questa luce emettendo proprio un riflesso rosso. In caso contrario se il riflesso rosso è assente, poco intenso o biancastro (una condizione medica che prende il nome di leucocoria) allora si sospetta una patologia oculare.

Quando si effettua il test?

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Fonte: iStock

Generalmente, come anticipato, il test del riflesso rosso viene eseguito già in ospedale prima della dimissione. Lo svolgimento del test nei primi giorni di vita, però, è soggetto ad alcune importanti limitazioni dovute alla frequenza di edema palpebrale che non consente un’adeguata esplorazione dell’occhio, senza dimenticare come il neonato potrebbe essere poco collaborativo nel guardare verso la luce.

Per questo motivo l’indicazione è quella di eseguire il test anche durante le prime visite di routine (spesso lo stesso pediatra ha in dotazione l’oftalmoscopio) e sapere che un test del riflesso rosso negativo eseguito alla nascita non è la conferma di una patologia e il controllo andrà ripetuto successivamente.

Questo controllo è sempre raccomandato in quanto consente l’individuazione precoce di molte condizioni, ma l’attenzione verso i controlli della vista deve essere maggiore nei bambini in cui almeno un genitore ha una storia familiare di importanti difetti visivi.

Il test si esegue in una stanza buia posizionando l’oftalmoscopio a circa 50cm dal viso del bambino per analizzare entrambi gli occhi. Generalmente la pupilla dei neonati è sufficientemente dilatata per eseguire il test e si preferisce evitare l’utilizzo di colliri in quanto la loro applicazione può essere associata ad aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, aritmie cardiache, orticaria e dermatite da contatto.

Riflesso rosso: i risultati

Il test del riflesso rosso può dare risultato normale o anormale. Si considera norma la presenza di un riflesso rosso dello stesso colore, intensità e chiarezza su entrambi gli occhi analizzati sia individualmente che simultaneamente. Non devono inoltre essere presenti opacità o punti bianchi.

È invece considerata anomala l’assenza del riflesso rosso su uno o entrambi gli occhi, ma anche la sua asimmetria o poca intensità o la presenza di un riflesso di colore biancastro.

In caso di anomalie è necessario approfondire la diagnosi tramite un oculista pediatrico specializzato sia per confermare la diagnosi che per individuare la patologia specifica e prevedere l’adeguato trattamento. È doveroso anche considerare come il test del riflesso rosso presenti dei limiti. In uno studio prospettico pubblicato su ScienceDirect evidenzia come il test del riflesso rosso sia un utile strumento di screening, ma che presenta delle limitazioni soprattutto per quel che riguarda l’individuazione delle anomalie oculari posteriori (quelle a carico del vitreo e della retina).

Inoltre il British Journal of General Practice riporta come i bambini figli di genitori appartenenti a minoranze etniche possano avere dei riflessi che appaiono più bianchi e giallastri che rossi, questo perché il colore del riflesso dipende dal grado di pigmentazione dell’occhio. Per questo motivo, suggerisce questo studio, può essere utile il confronto con il riflesso rosso di uno dei genitori del bambino.

Cosa succede in caso di anomalia?

Le anomalie del test del riflesso rosso possono essere legate a diverse gravi patologie dell’occhio e della vista come:

  • la cataratta congenita;
  • il glaucoma;
  • il retinoblastoma (tumore dell’occhio);
  • le opacità corneali;
  • le retinopatie;
  • le malattie sistemiche con manifestazioni oculari;
  • forti errori di rifrazione.

Per ciascuna di queste condizioni e per tutte le forme di anomalia dell’esame è necessario rivolgersi a un oftalmologo pediatrico per l’adeguato approfondimento diagnostico.

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  • Neonato (0-1 anno)