L’assistenza e la cura fornita alla nascita ai neonati trova nell’incubatrice neonatale uno straordinario aiuto per assicurare ad alcuni bambini le condizioni necessarie per sopravvivere o ridurre i rischi legati ad alcune particolari emergenze.

Parliamo di un dispositivo oggi tecnologicamente avanzato, ma che ha ormai una tradizione secolare. Le prime incubatrici, infatti, sono state sviluppate e realizzate in Francia alla fine del XIX secolo; da allora sono molto cambiate implementando nuove funzioni e migliorando quelle principali.

Conosciamo meglio cos’è, come funziona e a chi si rivolge l’incubatrice neonatale, l’apparecchiatura più importante di una terapia intensiva neonatale.

A cosa serve una incubatrice neonatale?

Scopo di un’incubatrice neonatale è quello di migliorare le possibilità di sopravvivenza di un neonato a rischio. La presenza di condizioni pregresse o di complicanze durante il parto può portare il bambino ad andare incontro a problemi di salute che necessitano di essere trattati adeguatamente.

L’incubatrice è l’apparecchiatura grazie alla quale i medici e gli operatori sanitari possono monitorare lo stato di salute e la crescita del bambino nei primi giorni e settimane di vita, intervenendo in maniera tempestiva e assicurandogli un ambiente protetto e quanto più possibile, specialmente termicamente, simile a quello dell’utero materno.

Incubatrice neonatale: come funziona

L’incubatrice neonatale è fondamentalmente un lettino chiuso e riparato nel quale viene posto il neonato che necessita di particolari cure. Questo dispositivo biomedico è realizzato con un rivestimento in vetro trasparente in modo che dall’esterno il neonato possa essere visionato completamente in qualsiasi momento. Quella della visibilità è solo una delle tre funzioni essenziali di ogni incubatrice. Le altre due sono la termoregolazione e l’accessibilità.

Il controllo della temperatura del neonato, infatti, è indispensabile per assicurare che il bambino mantenga una corretta temperatura corporea, sia in termini di produzione che di conservazione e dispersione. Alla nascita il complesso sistema di termoregolazione è imperfetto e non ancora completamente sviluppato ed è necessario adottare alcuni accorgimenti (come il contatto diretto con la pelle della mamma, l’utilizzo di un cappellino, eccetera) anche sui bambini che non hanno condizioni mediche critiche.

In alcuni casi, invece, il ricorso all’incubatrice si rende indispensabile proprio perché si tratta di un ambiente climaticamente protetto con una temperatura e un livello di umidità personalizzato e costantemente monitorato. La perdita di calore rappresenta una serie complicazione per il neonato che può causare difficoltà respiratorie, carenza di ossigeno nei tessuti e un rallentamento nella crescita.

La funzione dell’accessibilità è quella che consente a medici e operatori sanitari di accudire, curare e intervenire sul neonato senza doverlo rimuovere da questo ambiente controllato. Tramite le moderne incubatrici, infatti, è possibile (anche per la presenza di particolari fori laterali dai quali, pur senza entrare in contatto diretto con il corpo del bambino, gli operatori sanitari possono intervenire prontamente e in maniera adeguata sul neonato) controllare la quantità di ossigeno e di illuminazione, alimentare il bambino e somministrare farmaci e terapie specifiche tramite una flebo.

Inoltre le incubatrici neonatali permettono di proteggere il bambino dai rumori (sono dotate di un apposito sistema di insonorizzazione), dagli agenti esterni ed evitare il rischio di infezioni, garantire un controllo dell’umidità ed evitare che la pelle perda troppi liquidi così come controllare i principali parametri vitali (temperatura, battito cardiaco, peso, respirazione, saturazione di ossigeno) grazie alla presenza di diversi sensori.

Esistono diverse tipologie di incubatrici, ciascuna delle quali risponde alla serietà delle condizioni del bambino. Le cosiddette incubatrici aperte sono quelle destinate all’esclusivo controllo della temperatura corporea del neonato, mentre le incubatrici chiuse sono quelle tecnologicamente più complete e che isolano il neonato dall’ambiente esterno offrendogli l’assistenza migliore.

Esistono anche incubatrici portatili che, per situazioni di trasporto di emergenza, sono generalmente più piccole e dotate di sistemi essenziali (monitor cardiorespiratorio, ventilatore, sistema per l’ossigenazione, eccetera) per rispondere alle necessità tempestive fino al raggiungimento di un’unità di terapia intensiva neonatale adeguata.

Le apparecchiature moderne sono completamente smontabili in modo da assicurare una totale sterilizzazione e pulizia dopo ciascun utilizzo.

Perché si utilizza una incubatrice neonatale?

Sono diverse le condizioni mediche che richiedono il ricorso a un’incubatrice neonatale. La più comune è la nascita prematura per la quale il neonato ha generalmente problemi di basso peso, temperatura irregolare e segni vitali instabili. Grazie all’incubatrice si riesce a garantire un ambiente tale da consentire al bambino di crescere correttamente quasi come se fosse all’interno dell’utero materno.

Qualunque trauma durante il parto richiede il ricorso all’incubatrice neonatale. Bambini nati con un ridotto apporto di ossigeno o di sangue possono trovare nell’incubatrice l’unico ambiente nel quale gestire nel migliore dei modi le conseguenze di queste criticità.

La presenza di polmoni immaturi, un basso contenuto di grasso corporeo, ittero, bassi livelli di zucchero nel sangue (ipoglicemia possibile nelle donne con diabete gestazionale), sepsi, infezioni e malattie di vario tipo sono le altre condizioni che generalmente determinano il trasferimento del bambino all’interno dell’incubatrice.

Anche i neonati che vengono sottoposti a un intervento chirurgico possono essere trasferiti per qualche giorno in un’incubatrice per migliorare e accelerare il loro pieno recupero.

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