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La dermatite seborroica del neonato, detta anche crosta lattea, è una vera e propria malattia infiammatoria della pelle che può interessare diverse parti del corpo e che va trattata con estrema attenzione. Ecco come fare per rimuoverla.
È importante conoscerla per gestirla correttamente soprattutto evitando comportamenti che potrebbero peggiorare la condizione o determinare l’insorgenza di disturbi più gravi.
La dermatite seborroica è, come definita dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, una malattia infiammatoria della pelle che ha un andamento cronico recidivante in quanto tende a ripresentarsi più volte nel tempo. L’utilizzo dell’espressione crosta lattea è errato in quanto il latte materno non è assolutamente coinvolto nello sviluppo di questa condizione. Come chiarito con forza dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, non esiste alcuna correlazione tra il latte e la formazione di questa dermatite, tanto che la dieta imposta alle mamme che allattano “serve solo a colpevolizzarle senza motivo”.
La cosiddetta crosta lattea, quindi, è contraddistinta, come precisato in questo studio, da manifestazioni cutanee caratterizzate da placche eritematose con squame giallastre di aspetto untuoso. Le zone prevalentemente interessate sono il cuoio capelluto, la zona centrale del volto e la parte esterna delle orecchie. Questo perché queste sono le regioni cutanee più ricche di ghiandole pilosebacee (le stesse da cui origina l’acne).
Nei bambini con crosta lattea la pelle risulta unta e grassa con la formazione di lesioni ricoperte da squame. Nei lattanti le lesioni possono essere localizzate anche nelle pieghe del collo, dell’inguine e delle ascelle. Solitamente il primo segno è la presenza delle squame nella zona del cuoio capelluto ed è da questa localizzazione che nasce l’erronea denominazione di crosta lattea.
Come chiarisce il portale WebMD si può assistere anche al cambiamento del colore del cuoio capelluto con, raramente, perdita di capelli. Nei primi mesi di vita, l’andamento cronico della dermatite seborroica è tale che i segni (non accompagnati da altri sintomi) guariscono spontaneamente senza lasciare conseguenze, per poi ripresentarsi. Solamente negli adolescenti le lesioni della dermatite seborroica sono accompagnate dal prurito.
Circa il 70% dei bambini sviluppa, riporta il Cleveland Clinic, la dermatite seborroica tra le due e le sei settimane dalla nascita, ma si tratta di una condizione che non ha effetti negativi sulla salute generale (né sul sonno o sull’alimentazione) che non è né dolorosa né contagiosa. È, quindi, prevalentemente una condizione pediatrica che si manifesta e risolve alla nascita, ma che si può presentare anche nell’adolescenza e in alcuni casi persistere fino all’età adulta.
Esiste anche una forma estremamente rara di dermatite seborroica, l’eritroderma, per cui il lattante ha una grave infiammazione che, come riportato dal Manuale MSD provoca l’arrossamento della maggior parte della pelle. Questa forma di dermatite, a causa della grave alterazione della barriera cutanea, richiede il ricovero del bambino per le conseguenze sul suo stato di salute.
La causa dello sviluppo di questa condizione è legata all’aumento di secrezione di sebo delle ghiandole pilosebacee, che è responsabile della loro infiammazione. Perché questo accade, però, non è ancora del tutto chiaro e sono diverse le ipotesi che tentano di spiegare il fenomeno.
La presenza di ormoni materni ancora circolanti potrebbe influenzare l’iperattività della ghiandola sebacea. Diversi studi hanno però evidenziato come i bambini con dermatite seborroica hanno generalmente un membro della famiglia con dermatite atopica o asma, suggerendo quindi una sorta di predisposizione.
La diagnosi della dermatite seborroica è essenzialmente clinica e il medico la riconosce osservando le lesioni cutanee. Non sono necessari particolari esami di laboratorio, ma è importante accertare che si tratti di crosta lattea escludendo malattie della pelle come la dermatite atopica o la psoriasi.
Per quel che riguarda il trattamento e la cura va detto che, considerando come la dermatite seborroica tenda a scomparire da sola, spesso non è necessario intervenire. È comunque utile porre alcune accortezze sia nel ridurre l’impatto estetico della condizione che nel non commettere errori che potrebbero, nel tentativo di rimuovere le lesioni, agevolarne una nuova formazione.
L’indicazione è quella di non rimuovere le lesioni della crosta lattea in maniera meccanica o traumatica, in quanto così facendo si facilita la formazione di nuove lesioni.
L’American Academy of Dermatology Association consigli di lavare i capelli del bambino più frequentemente utilizzando lo shampoo (per bambini senza profumi e specifico per questa condizione) solamente a giorni alterni. Durante lo shampoo è inoltre utile massaggiare delicatamente utilizzando, durante il bagnetto, una spazzola o un pettine a denti stretti per rimuovere le squame. È fondamentale non forzare né grattare le lesioni per evitare l’insorgenza di un’infezione. Parallelamente si può prevedere l’applicazione di oli e lozioni specifiche da utilizzare almeno 15 minuti prima del bagnetto per poi risciacquare prima di insaponare i capelli.
Si rivela utile l’utilizzo di emollienti (anche senza effetto antinfiammatorio), come l’olio di mandorle dolci e le creme a base di zinco solfato e rame o acido beta glicirretico da applicare sulle lesioni del volto. Per le lesioni del cuoio capelluto, invece, meglio le creme a base di sostanze cheratolitiche.
Sono invece sconsigliati i corticosteroidi topici (che possono dare assuefazione e diversi effetti collaterali) e l’utilizzo di gel, spray o lacche per capelli.
Così come per altre condizioni a carico della pelle, l’esposizione solare si può rivelare benefica ma, data l’età, è preferibile ridurre a pochi minuti il contatto diretto con i raggi solari per evitare conseguenze peggiori.
Nella gestione della crosta lattea è fondamentale procedere adottando sempre condizioni igieniche corrette per evitare lo sviluppo di infezioni batteriche.
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