
Tra le macchie cutanee che possono interessare i bambini le petecchie sono tra le più preoccupanti perchè a volte sono legate a malattie gravi. E...
Curiosità, leggende e spiegazioni scientifiche sulla macchia bluastra che generalmente si sviluppa sulla parte bassa della schiena dei neonati.
A questo proposito parliamo della cosiddetta macchia mongolica, una particolare tipologia di voglia cutanea che è molto comune nei neonati.
Con il termine macchia mongolica si fa riferimento, come indicato dallo studio del Paediatrics Child Health, a dei nei piatti di colore bluastro (ma anche marrone scuro o grigio) che assomigliano a dei lividi e compaiono prevalentemente sulla parte bassa della schiena e sui glutei. Queste macchie sono presenti sin dalla nascita e si attenuano entro i 2 anni per poi scomparire del tutto entro i 5 anni.
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù spiega che si tratta di voglie congenite di colore bluastro o violaceo che compaiono sul dorso del neonato soprattutto nella zona lombosacrale del tutto benigne che vanno incontro a guarigione spontanea.
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Alcune volte, aggiunge la Tokyo Medical University, la macchia mongolica può apparire sulle spalle, sulla parte superiore della schiena, su braccia, polsi, gambe, caviglie e parte laterale dell’addome. Le uniche zone a essere solitamente non coinvolte da questo fenomeno sono la testa, il viso e i piedi.
Questa macchia è già presente alla nascita o compare subito dopo e sebbene se ne parli al singolare può in alcuni casi essercene più di una sul corpo del neonato.
Trattandosi di macchie cutanee comuni nei bambini di origine africana, ispanica e asiatica, il medico tedesco Erwin Bälz ha dato a queste lesioni il nome di macchia mongolica. Le statistiche, infatti, parlano di un’incidenza del 95-100% nei neonati asiatici, del 90-95% in quelli africani, dell’85-90% nei nativi americani, del 50-70% nei neonati ispanici e dell’1-10% in quelli di origine caucasica.
I melanociti, i responsabili della formazione della macchia mongolica, sono le cellule che si occupano anche della produzione della melanina, il pigmento che dona il colore alla pelle.
Intorno a questa macchia cutanea, un po’ come avviene per il morso della cicogna, nel corso dei secoli si sono sviluppate diverse leggende volte a spiegarne l’origine e il significato.
In Corea sembra essere considerata la conseguenza di uno schiaffo sulle natiche del neonato dato da uno spirito sciamano con l’obiettivo di accelerare il parto.
In Cina, invece, è considerato il segno di una divinità dato ai nuovi nati per intraprendere la loro vita sulla terra, mentre c’è chi la considera l’eredità lasciata da Gengis Khan agli abitanti della Mongolia come conseguenza dei lunghi periodi trascorsi a cavallo dal condottiero e sovrano mongolo.
La macchia mongolica è formata da melanociti che si sono persi durante la loro migrazione verso il derma.
La rivista Medico e Bambino spiega che questo è uno degli occasionali disordini del processo migratorio durante il quale i melanociti nel passaggio dalla cresta neurale all’epidermide sono rimasti fermi al di sopra della membrana basale e solo con il passare del tempo ritroveranno la loro giusta collocazione.
I melanociti, non raggiungendo la sede verso cui sono destinati, si concentrano in un’altra zona della pelle dando origine alla macchia bluastra, marrone o grigia caratteristica della macchia mongolica.
Nella quasi totalità dei casi la macchia mongolica scompare nel giro di un paio di anni; in altri può perdurare più a lungo (anche fino a 7-13 anni) ma non è associata ad alcun sintomo e non richiede nessun tipo di trattamento.
Si risolve spontaneamente ed è importante riconoscere che sono delle voglie e non dei lividi e come tali non conseguenza di eventuali casi di violenza su minori, ma un semplice fenomeno dermatologico che non ha ripercussioni sulla salute e la crescita del bambino.
È quindi inutile provvedere con trattamenti e l’applicazione di prodotti in quanto con il passare del tempo andrà a scomparire da sola.
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