La respirazione, ovvero l’attività di inspirare ed espirare aria, è un processo automatico e di per sé involontario (per quanto può essere in alcuni casi controllato), gestito da una specifica zona posta alla base del cervello. Questa è un’attività che si mantiene, seppur con alcune differenze, sia in stato di veglia che quando si dorme o si è incoscienti.

Il respiro non è solamente legato all’introduzione di aria e ossigeno nell’organismo, ma anche alla concentrazione di anidride carbonica nel sangue: più è bassa minori sono la profondità e la frequenza del respiro, mentre sono maggiori quando aumenta la concentrazione di anidride carbonica del sangue. Non sono rari, anche nei bambini, fenomeni di sospensione involontaria della respirazione che rientrano, per questa specifica fascia d’età, nell’alveo delle apnee del neonato.

Si definiscono apnee la cessazione di respirazione per più di 20 secondi o nei casi in cui questa dura per più di 10 secondi ed è accompagnata da desaturazione e/o bradicardia. Se un adulto mediamente in un minuto inspira ed espira 15 volte, il respiro del neonato è costituito da circa 40 atti al minuto. È quindi normale e fisiologico che il neonato abbia una maggiore frequenza respiratoria che andrà regolarizzandosi con la crescita.

Il fenomeno delle apnee del neonato è molto ampio e comprende diverse condizioni, da quelle meno gravi a quelle per cui è necessario intervenire per evitare danni a seguito del ridotto apporto di ossigeno al cervello e al resto del corpo. Si stima che le apnee colpiscano circa il 6% dei neonati e si distinguono in:

  • apnea centrale;
  • apnea ostruttiva;
  • apnea mista.

La cosiddetta apnea centrale, che interessa il 40% dei casi di apnee del neonato, è una condizione causata dalla riduzione degli stimoli dei muscoli respiratori da parte del sistema nervoso centrale.

La Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS), che riguarda il 10% dei disturbi di questo tipo, è caratterizzata da una parziale o completa ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno del bambino (può verificarsi a qualsiasi età e maggiormente tra i 2 e i 6 anni).

L’apnea mista (che è la più diffusa con un’incidenza del 50%) è, invece, una condizione che ha cause sia della forma di apnea centrale che di quella ostruttiva.

Apnee neonato: come riconoscerle?

Nei neonati, quindi bambini nelle prime settimane e mesi di vita, l’osservazione – qui come per altre condizioni – è la condizione imprescindibile per riconoscere un fenomeno di questo tipo.

Nelle apnee notturne i neonati russano e hanno questo tipo di sintomo, mentre negli altri casi appena quando si registra un fenomeno di apnea è bene monitorarlo e, se persiste, segnalarlo al pediatra.

Di routine nei bambini prematuri (che sono più esposti ad alcune forme di apnee) nella prima settimana di vita vi è il controllo della respirazione e della saturazione di ossigeno. Nei bambini a termine, invece, l’attenzione va posta solo in presenza di instabilità o condizioni preoccupanti.

Anonimo

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Le cause delle apnee del neonato

Cause apnee neonato
Fonte: iStock

Come abbiamo anticipato i fenomeni di apnee del neonato possono avere un’eziologia estremamente variabile e andare dal fisiologico al patologico. Nel primo caso non c’è motivo di preoccuparsi in quanto, ed è l’eventualità più comune, il fenomeno è legato all’immaturità del centro respiratorio presente nel cervello.

Questa forma è più comune nei bambini nati pretermine e prima della ventottesima settimana di gestazione. Subito dopo il parto l’apnea può verificarsi anche per episodi di asfissia, infezioni e anomalie congenite.

Altre cause che possono determinare le apnee nel neonato sono:

  • infezioni (sepsi e meningite);
  • malattie cardiovascolari (anemia, ipertensione, insufficienza cardiaca, eccetera);
  • patologie a carico del sistema nervoso centrale (emorragia intraventricolare, disturbi neuromuscolari, infarto, convulsioni, trauma alla nascita e malformazioni congenite);
  • disturbi gastrointestinali (reflusso, distensione addominale, eccetera);
  • malattie del metabolismo (ipoglicemia, ambienti con alte temperature, ipotermia, eccetera);
  • assunzione di farmaci da parte della madre, come quelli a base di oppiacei o quelli sedativi e anestetici.

Le apnee del neonato possono inoltre essere la conseguenza di uno spavento o di un’esperienza dolorosa per il bambino. È una condizione che riguarda maggiormente i bambini più grandi ma che, nonostante i sintomi particolarmente preoccupanti (colorazione della pelle cianotica o pallida, grida e in alcuni casi convulsioni), non è pericolosa.

Apnee del neonato, quando preoccuparsi?

Per capire la gravità del fenomeno delle apnee del neonato è necessario conoscere la causa responsabile dell’evento. Generalmente parliamo di un fenomeno innocuo e fisiologico legato alla differente frequenza di respirazione e allo sviluppo del sistema che la regolamenta.

Laddove i genitori fossero preoccupati dalla presenza di altri sintomi, dalla frequenza degli episodi di apnea o dalle condizioni generali del bambino (instabilità, irritabilità, eccetera) è decisivo il consulto con il pediatra per approfondire la diagnosi e, una volta confermata, procedere con il relativo trattamento.

Apnee neonato: cosa fare

Il trattamento delle apnee del neonato è legato, ovviamente, alle cause e alla loro gravità. Nel caso di apnee ostruttive, per esempio, si va dall’uso di cortisonici nasali all’intervento chirurgico. In alcuni casi può essere necessario monitorare la saturazione di ossigeno e la frequenza cardiaca e quella respiratoria tramite il pulsossimetro o un monitor cardiorespiratorio.

L’uso di farmaci e trattamenti più impegnativi come la ventilazione meccanica sono da riservare ai casi più gravi.

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