
I 4 sintomi che annunciano il vero inizio del travaglio
Il momento di partorire si annuncia con alcuni sintomi riconoscibili anche per le donne alla ...
Ogni 2 gravidanze su 100 può verificarsi una eccessiva produzione di liquido all'interno del sacco amniotico: ecco perché e quali sono le cause e le conseguenze del polidramnios.
Si parla di polidramnios quando all’interno del sacco amniotico si trova un’eccessiva quantità del liquido composto da enzimi che aiutano lo sviluppo del feto e lo proteggono dalle infezioni e che contiene anche quella che può essere definita come urina fetale (ma è molto diversa da quella degli adulti). Dal liquido amniotico passano anche i sapori dei cibi ingeriti dalla madre: il feto impara così a conoscerli.
Il liquido aumenta di quantità durante la gravidanza: intorno alla decima settimana misura circa 30 millilitri, 350 ml durante la ventesima settimana e sfiora il litro nel corso della 37esima settimana di gestazione. Verso la fine della gravidanza invece il livello di liquido amniotico si abbassa, un cambiamento che è tra le probabili cause del travaglio.
Il liquido dovrebbe mantenersi sempre al livello corretto, stabilito dall’indice del fluido amniotico (Afi) che somma la profondità del fluido misurato in ciascuno dei quattro quadranti in cui viene diviso l’utero. A fine gravidanza la misurazione ideale è compresa tra 8 e 20 centimetri: una misurazione inferiore a 5 centimetri causa quello che viene definito oligoidramnios e può comportare sofferenza fetale o rottura delle membrane, se la misurazione invece è superiore a 25 si tratta di polidramnios.
Il polidramnios è una condizione in genere asintomatica, ma alcune donne potrebbero presentare contrazioni anche dolorose pretermine, difficoltà a respirare, gonfiore addominale e un utero di dimensioni maggiori rispetto al periodo gestazionale.
La più alta quantità di liquido amniotico prodotta è determinata nella maggioranza dei casi dal diabete gestazionale, che provoca un aumento della produzione di urine fetali e quindi un aumento del liquido presente all’interno del sacco. Può essere anche indice di alcune malformazioni del feto, come ostruzioni del tratto gastrointestinale, anencefalia, infezioni o anomalie genetiche. Anche l’ipertensione gravidica può avere un ruolo nella presenza di polidramnios.
Nel caso di sospetta anomalia nel liquido amniotico, che può sorgere anche per la maggiore dimensione dell’utero, il ginecologo può prescrivere un esame ecografico completo, che tenga conto anche della valutazione di eventuali malformazioni fetali, e misurare così l’indice del liquido amniotico.
L’esame consente di approfondire poi le cause che determinano la presenza di grandi quantità di liquido, che può quindi essere ridotto manualmente (amnioriduzione) ma solo in casi specifici. Il ginecologo può anche propendere per un parto anticipato in modo da ridurre eventuali rischi dovuti alla maggiore presenza di liquido amniotico.
La presenza di grandi quantità di liquido amniotico aumentano il rischio di alcune complicazioni durante la gestazione. Tra queste si registrano contrazioni e parto pretermine, malposizione fetale e difficoltà respiratoria materna, prolasso del cordone ombelicale e altre.
Quando si registra la rottura del sacco amniotico con conseguente fuoriuscita di liquido (la cosiddetta rottura delle acque) è necessario recarsi in ospedale poiché l’ambiente uterino non è più sterile per il feto, che diventa soggetto a infezioni.
Il momento di partorire si annuncia con alcuni sintomi riconoscibili anche per le donne alla ...
Articolo originale pubblicato il 15 maggio 2018
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