Anonimo

chiede:

Non so da dove cominciare. Ho 39 anni, Italiana ma cresciuta in Olanda e adesso sono sposata con un Canadese e vivo in Canada. Leggendo le domande e riposte mi sento molto più vicina ad ambienti Italiani che a quelli Canadesi (sono andata da uno/a psicologo qui ma mi sembrano culturalmente troppo diversi. Spero che mi possiate dare qualche consiglio.
Un mese da ho avuto un secondo figlio – una bambina. Il primo figlio ha quasi 2 anni e quando è nato ho avuto delle complicazioni e sono quasi morta (forte emorragia, embolo di fluido amniotico, giorni in rianimazione). Ho allattato senza problemi e lui era ed è sano. Ho avuto grosse difficoltà ad avere un buon rapporto con lui – mi sentivo distaccata da lui, e di notte avevo incubi di quel giorno che è nato, vedendo il mio corpo dall’alto in sala operatoria, lottando per ‘ritornare all vita’ etc. Piangevo tanto ogni giorno. Dopo 2 settimane sono piombati in casa i suoceri, persone a posto e gentili, ma assolutamente non li volevo in casa mia cosi presto. Mi sentivo in prigione, non libera di girare per la casa, mangiare quello che volevo, allattare quando volevo (erano super gentili.. ‘dai mangia questo’ ‘non allattare, le diamo il biberon noi, riposati’). Sono rimasti 3 settimane e sentivo di avere perso quel tempo che non sarebbe mai più ritornato. Tempo per capire e superare il trauma della nascita. Dopo un anno sono rimasta incinta di nuovo e gli incubi della nascita sono aumentati notevolmente. Alla fine mi sono sentita disperata, e mi sono rivolta con grande timore ad una psicologa. Ha detto che soffrivo di post traumatic stress disorder e mi ha consigliato dei farmaci. Ho detto no ai farmaci ma si a varie ore di ‘counselling’ o psicanalisi per aiutarmi a superare la brutta nascita e per affrontare il secondo parto (ad’ alto rischio di una nuova emorragia per problemi di placenta).
Innanzitutto devo dire che ho pessimi, ma pessimi rapporti con mia madre, che durante la prima gravidanza non ha fatto altro che criticarmi (più del solito), dire che i 2 aborti spontanei che avevo avuto erano chiaramente colpa mia (ma come..) e che sono una cretina che non ha mai fatto niente bene ecc ecc. Mia madre vive tuttora in Olanda (e’ Italiana come lo e’ mio padre), e’ una persona depressa tutta la vita, estremamente negativa verso tutti, piena di critiche, e ha sempre cercato di ostacolarmi (non dovevo prendere la patente (perchè lei non può guidare), non dovevo vivere fuori casa, non dovevo portare le lenti a contatto,non dovevo avere un ragazzo, dovevo mettermi gli orrendi vestiti che mi faceva lei, male, cercando di riempirmi di tanta colpa per qualunque gioia potessi avere nella vita. Invece me ne sono andata, lontano e mi sono fatta una vita diversa, con un uomo fantastico e una vita professionale ottima (sono avvocato).
Adesso è nata la bambina e di nuovo mi sono piombati in casa i suoceri. Abitano e 5 ore di volo (il Canada è grande :) e rimangono per quasi un mese. Mio marito non mi ha detto che venivano, e abbiamo litigato di brutto. Lui ha detto che ha il diritto di invitare i suoi a casa sua (dopo l’ultima volta ho detto mai più ma siamo andati a casa loro tante volte e certo sono contenta che mio figlio conosca i nonni, che sono veramente persone decente, anche se a parere mio invadenti). Io gli ho detto che dopo l’esperienza dell’ultima volta avrebbe dovuto rispettare che non volevo ospiti per il primo mese e certo non per la durata di un mese. Lui a detto che non si ricorda che gli abbia detto questo.
Speravo tanto di conoscere in pace e tranquillità mia figlia, dopo che non ho potuto l’ultima volta, ma ancora mi trovo con gli ospiti in casa, non cucinano, non aiutano (si, giocano con mio figlio ma a pulire la casa sono io, malgrado tanti punti per la nascita – è andata bene questa volta, ma con lacerazioni- non mi lamento).
Ho detto a mio marito di rispedirli, e lui mi dice che sono arrabbiata con loro perchè sono arrabbiata con mia mamma. Non so cosa dire – in confidenza, tante qualità dei suoi mi ricordano qualità dei miei che mi fanno arrabbiare, sopratutto ‘l’invadenza di sua mamma. Anche il fatto che mi compera vestiti (che non mi metterei neanche morta) mi porta brutti ricordi.
Piango di nascosto nel bagno, non mangio da quando sono arrivati, e sono talmente arrabbiata che siano qui che non voglio neanche che tocchino o prendano in braccio mia figlia.
Mi scusa per la lunga mail- non so a chi rivolgermi. Vorrei dei consigli – non so come risolvere la situazione – li rispedisco a casa? (ho già prenotato un biglietto, ma sarebbe una grezzata lo so..) , subisco e soffro (non avrò altri bambini e ci tenevo al non ripetersi della situazione che c’è stata quando è nato mio figlio). Non so che fare. A mia mamma non avevo detto di questa gravidanza perchè non volevo che di nuovo mi mandasse delle lettere di critica. Infatti quando le ho detto che è nata (dicendole che non volevo che si preoccupasse dato l’alto rischio per me di una seconda gravidanza) la prima cosa che ha detto è che non le piaceva il nome e che perché non ho detto niente che sarebbe venuta (no grazie..).
Sono piena di rabbia, è colpa mia? Come posso risolvere la situazione, vi prego aiutatemi a capire.

Carissima Maria, sembra che la distanza che ha messo tra se e sua madre non sia bastata ad aiutarla a guarire le ferite che si porta dietro dovute al cattivo rapporto tra lei e sua madre.
Lei mi dice che allontanandosi da sua madre ha potuto realizzarsi ed avere una vita diversa: in parte è vero; tuttavia da quanto afferma sembrerebbe aver patito un episodio di depressione post natale, e la cosa si sta ripetendo di nuovo. Posso ipotizzare che il cattivo rapporto con sua madre le abbia lasciato in dote problemi di autostima che si evidenziano in diversi modi:
– nel rapporto con il suo piccolo dal quale si sentiva distante: posso comunque rassicurarla che non è un evento insolito avere difficoltà ad avvicinarsi emotivamente al piccolo. Infatti tra le altre cose su di esso si riversano sentimenti contrastanti tra loro carichi di significati legati proprio alle sue aspettative di essere una brava mamma, alle paure di non rivelarsi tale ad esempio.
– Nella sua difficoltà di accettare la presenza dei suoi suoceri vissuta da lei come intrusione.
– Dal modo in cui lei si sente colpevole rispetto i suoi sentimenti.
Come lei giustamente ha fatto notare alcuni atteggiamenti dei suoi suoceri le ricordano quelli che sua madre aveva con lei, mi chiedo se e oltre a ciò ci sia anche la paura che loro la vedano allo stesso modo di sua madre: colpevole dei precedenti aborti, una cretina che non fa mai niente bene, in sostanza un disastro. Posso comprendere quindi il suo stato d’animo, e capire perché vede i suoi suoceri come intrusi(un po’ invadenti in effetti sembrano esserlo).
In questo momento così delicato per lei ritengo abbia fatto bene a non rendere partecipe della gravidanza sua madre, e un bene che non venga trovarla in Canada. Ritengo altresì giusto suggerirle di affrontare il problema che lei vive con sua madre con uno psicologo in un secondo momento, affinché possa affrontare la sua vita più serenamente. Infatti credo, come non le sarà sfuggito, che sciogliendo questo nodo che la lega a sua madre risolverà parte dei suoi problemi con i suoi suoceri e relazionarsi meglio con i suoi bambini.
Vorrei approfondire un altro tema: lei ritiene che suo marito sia una persona fantastica, tuttavia non ho potuto non notare che suo marito non ha mostrato nei suoi riguardi la necessaria empatia che le sarebbe stata dovuta in queste circostanze: infatti lei ha manifestato seri dubbi sulla necessità di far venire i suoceri in casa visto ciò che aveva sperimentato emotivamente nella precedente maternità, mentre lui si è arroccato sulla posizione che lei è ancora arrabbiata con sua madre e che la casa è anche sua e che ha diritto ad invitare i suoi genitori. Ad onor del vero ciò che lui asserisce può esser vero, ma dietro la volontà di non far venire i suoi suoceri c’era una richiesta d’aiuto inascoltata. La stessa richiesta inascoltata che la fa piangere di nascosto, non mangiare, e sentire arrabbiata e colpevole.
Mi creda lei non deve credersi colpevole per ciò che sta vivendo. Ritengo che i suoi sentimenti siano più che legittimi in tale situazione. Credo di non poterle di certo suggerire di cacciare via i suoi suoceri, anche perché i suoceri saranno già ritornati a casa loro, ma di trovare con suo marito un compromesso sulle regole che presiedono la gestione degli ospiti in casa, non solo per la maternità ma anche per le altre occasioni. Inoltre vi consiglio caldamente di rivolgervi ad un terapeuta di coppia per approfondire le tematiche riguardanti le vostre incomprensioni di cui lei accennava.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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