Anonimo

chiede:

Gentile Dottoressa, le scrivo per esporre il mio problema: ho 36 anni, sposata e con una bimba di 7. Da due anni circa, cerchiamo invano
una seconda gravidanza, che purtroppo non arriva (premetto che anche per la prima abbiamo dovuto attendere circa un anno) e tale situazione mi rende
ogni giorno più ansiosa. Dopo aver consultato il mio ginecologo, ho appreso di non avere alcun tipo di problema e attualmente attendiamo i risultati
dello spermiogramma di mio marito, che già in passato aveva evidenziato una leggera astenospermia; pertanto, non ci resta che aspettare la prossima visita dal ginecologo che avverrà il 10 marzo. Il punto è questo: pur essendo una bellissima ragazza, in quest’ultimo periodo mi sto facendo del male mangiando a dismisura, soprattutto dolci. Mi rendo conto che mangiare per me è diventata una specie di
compensazione, di passatempo che mi aiuta a colmare e dimenticare le mie ansie, che dopo comunque, ritornano. Infatti, per paura di avere problemi di linea,
alterno momenti di abbuffate a momenti di digiuno, nell’arco della giornata, alterando e sbilanciando la mia alimentazione quotidiana. Ho timore e vergogna di parlarne con mio marito e con mia madre, anche perché nella
vita sono sempre stata una persona controllata ed efficiente, soprattutto sul lavoro, dove occupo una carica di una certa responsabilità. Ho letto di farmaci che aiutano ad attenuare il senso di fame, ma so che contengono cromo, che credo sia dannoso per l’eventuale gravidanza che cerco disperatamente. Vorrei sapere se con i fiori di Bach o con l’omeopatia o
con quale altro sistema, potrei risolvere il mio chiodo fisso… La ringrazio anticipatamente e la saluto.

Cara Betty,
credo che lei sia “malata di felicità”: ha già tutto quello che è importante
nella vita, affetti, lavoro, successo, bellezza… Cosa vuole di più? Perché
non prova a dedicare un po’ del suo tempo a chi è meno fortunato di lei?
Sono sicura che questo l’aiuterà.
Cari saluti.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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