Anonimo

chiede:

Gentilissima dottoressa,
ho 36 anni, felicemente sposata e mamma di una bambina di 2 anni e mezzo. Mia figlia è nata dopo quasi 5 anni di matrimonio durante i quali il desiderio di avere figli è sempre stato al centro della nostra attenzione. Non abbiamo mai perso la fiducia, anche dopo 2 aborti spontanei e alcuni cicli di cure ormonali ai quali mi sono sottoposta sotto lo scrupoloso controllo del mio ginecologo. Purtroppo durante il parto si sono
verificate gravi complicanze a mio carico per la presenza di una malformazione dell’utero che nessuna delle sofisticate indagini cui mi ero
precedentemente sottoposta aveva mai evidenziato. Un grave e inarrestabile emorragia ha costretto i medici, per salvarmi la vita, ad asportarmi l’utero. Sono
stata in coma, poi grazie a Dio dopo alcuni giorni di Terapia Intensiva mi sono ripresa e dopo circa due settimane sono potuta tornare a casa con la mia bellissima bambina. Oggi fisicamente sto bene, ma dentro di me è come
sopito un dolore, una tristezza per quanto è successo. Mi sforzo di condurre un’esistenza normale, sono tornata a lavorare (in una posizione di responsabilità in una grande azienda – quindi ho anche un lavoro che mi appaga), adoro mia figlia e cerco di darle tutte le attenzioni possibili (cerco però di mantenere un certo equilibrio, non posso farla diventare la mia valvola di sfogo per superare le mie frustrazioni), mio marito mi
vuole bene e mi è sempre stato vicino, soprattutto nei momenti più difficili.
Per chi mi conosce sono una persona forte, equilibrata, razionale, dolce.
Eppure non riesco più a essere felice pienamente. Sembra quasi una maledizione, quando non avevo figli pensavo che averne almeno uno mi avrebbe reso la persona più felice del mondo, eppure adesso il ricordo dei drammatici momenti del parto, il ricordo di quegli istanti in cui ho capito che
stavo per morire e il pensiero di non essere più in grado di avere altri bambini mi consumano dentro. Tal volta mi guardo allo specchio e mi sento come una donna “a metà” , oramai incapace di dare la vita ancora quindi incapace di esprimere ancora qualche cosa di bello e nuovo, una donna che deve solo (anche se non è poco) “gestire”: “gestire” la famiglia, “gestire” (o meglio crescere) una figlia, “gestire” il lavoro. Sento un senso di vuoto che faccio fatica a esprimere e della mia difficile esperienza non sono mai riuscita a parlare con nessuno… anche gli amici più stretti sanno che
sono stata male ma non sanno esattamente cosa mi è successo. Il fatto è che
sono abile a nascondere a tutti i miei problemi, anche perché non voglio assolutamente che mio marito o mia figlia debbano pagare un prezzo per
tutto questo, così mi tengo tutto dentro. Pensavo che il tempo avrebbe
migliorato il mio stato d’animo, per ora non è cambiato niente, anzi nell’ultimo periodo molte delle mie amiche aspettano il secondo figlio e spesso salutandomi mi chiedono se anche noi abbiamo qualche novità in
serbo… per me è come una fucilata, sorrido e non rispondo niente… Tal volta penso che magari avrei dovuto affrontare il problema da subito, avrei dovuto affidarmi subito a uno psicoterapeuta per superare il trauma vissuto e non illudermi di poter risolvere tutto da sola… Vorrei un suo consiglio su come comportarmi, se secondo lei sarebbe meglio affidarmi alle cure di una persona esperta, se invece devo imparare semplicemente a esternare di più i miei problemi o cercare nel dialogo con
qualche amica un aiuto… oppure se devo rassegnarmi a convivere con
questa “tristezza nascosta”. La ringrazio per la sua attenzione e mi scuso per la lunghezza del mio scritto

Cara amica,
Lei è una donna preparata ed intelligente e tutte le ipotesi che fa per
stare meglio sono valide, in particolare l’ultima: imparare a convivere con
i propri sensi di fallimento, cercando di fare in modo di trovare anche in
essi qualcosa di positivo ed insegnamenti di vita, oltre che una maggiore
forza di carattere per affrontare le difficoltà… Credo questa sia la
strada migliore da percorrere, da sola o, meglio, con un terapeuta.
Stia bene!
Cari saluti.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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