Anonimo

chiede:

Egregia Dott.ssa, sono al quinto mese di gravidanza che però è iniziata in modo traumatico. Cercavo un bimbo con mio marito da diversi anni, poi purtroppo, nel mese di maggio, incontro un’altra persona, che non vedevo da più di un anno. Ho avuto un brevissimo rapporto del tutto protetto e senza eiaculazione perché ho voluto interrompere subito, presa dai miei sensi di colpa. Tre giorni dopo tale evento, scopro di essere incinta mediante test sulle urine casalingo (che peraltro mi indicava di essere incinta da 2-3 settimane) e subito inizio ad avere dubbi sulla paternità del mio bambino. Sapevo che quel rapporto non poteva aver prodotto delle conseguenze, ma nonostante ciò, è iniziata la mia disperazione. Dalla tempestività del test di gravidanza, dal valore delle beta hcg e dalle varie misure ecografiche del primo trimestre (che confermavano sempre un concepimento avvenuto in 14°-15° giorno del ciclo e non in 25°, giorno in cui ho incontrato l’altra persona; ho un ciclo molto regolare), la mia ginecologa mi ha più volte tranquillizzato. Nel contempo, ho avuto bisogno anche del supporto di una psicologa-bioeticista, che mi ha anch’essa più volte tranquillizzata: per ragioni di tempistica ostetrica quel bimbo non poteva che essere di mio marito. Nonostante tutto, io non riuscivo a stare tranquilla e alla fine, grazie alla comprensione di mio marito, abbiamo fatto un test di paternità prenatale (ho eseguito l’amniocentesi per questione di età) che ha confermato in toto la paternità di mio marito. In attesa di tale test ho trascorso un periodo di forte ansia e depressione. Pensavo di riuscire a porre fine alle mia ansie, ma non è stato così. Nonostante l’esito del Dna non riesco a trovare pace e vivo questa gravidanza con angoscia e profondo malessere. Arrivo addirittura a pensare che il Dna possa essersi sbagliato, pur avendo eseguito il test in un laboratorio serio e specializzato e avendo avuto mille rassicurazioni della Dott.ssa biologa che lo ha eseguito. Non so più cosa fare per “perdonarmi” ed incominciare ad essere felice per questa maternità. Non so se devo cercare altre certezze biologiche, oppure risolvere il problema interiormente. La prego, mi dia un consiglio per lenire questa angoscia terribile che mi porto dentro. Inizio a farmi mille problemi anche sulla futura somiglianza di mio figlio.

Cara signora, la risposta se la è già data lei, chiedendosi se sia il caso di fare un altro test genetico o soffermarsi a comprendere da dove arriva questo malessere interiore. Le consiglio caldamente di fare un incontro con uno/a psicologo/a per decidere insieme un percorso di chiarificazione e di sostegno nel corso della gravidanza e nel post partum, per poter ritrovare la giusta serenità. La sento infatti estremamente invischiata nei suoi sensi di colpa e paure, mi chiedo quanto spazio mentale ed emotivo possa dedicare al bambino che sta arrivando finché il suo vissuto rispetto a suo marito e alle condizioni in cui è avvenuto il concepimento sono così travolgenti. Le rassicurazioni su chi è il padre del suo bambino le ha già ricevute, adesso ha bisogno di aiuto per elaborare quello che è successo e liberarsi di pensieri ossessivi sull’origine di questo bambino, che avrà bisogno di uno sguardo amorevole e accogliente alla sua nascita e non carico di sospetto e di “se” o “ma”.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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