Anonimo

chiede:

Egregi Dottori,
mia figlia compie 3 anni il 5/11/08.
Come penso sia normale ho diverse perplessità sul come comportarmi con
lei. Es.: non so se se sarà sempre così, ma è un periodo che quando è il
momento di andare a dormire preferisce che la porti suo padre, così con
mio marito facciamo una sera lui ed una io, ma ultimamente è sempre una
cagnara quando è il mio turno ed io non so se ok farla sempre portare a
letto da mio marito poi passerà o se essere decisa nel portarla su io più
che altro per far capire che anche la mia parola vale qualcosa …?
Insomma si stanno verificando delle situazioni nelle quali preferisce suo
padre, è capitato anche ad esempio per andare a fare un giro o altre cose
e a me sinceramente infastidisce imporre la mia presenza se non è gradita,
nel senso, è normale che io insista nello stare con lei se lei in quel
momento non ha piacere a stare con me?? Ho paura però che lasciando
perdere lei si abitui a considerarmi meno, oppure insistere perchè lei
deve capire che sono io a decidere, che se io dico qualcosa è quella
(anche se non è tanto nella mia natura impormi)?
Diciamo che ci sono tante situazioni in cui (forse per insicurezze mie)
temo di passare per il genitore di serie B. Mio marito ed io nei confronti
della bambina siamo in competizione (prima di lei nella nostra vita di
coppia non c’è mai stata, in quanto IO non ho mai sentito il bisogno di
mettermi in competizione, non è nella mia natura, al contrario di mio
marito che è un vincente in tutto ed io gli ho sempre lasciato questo
ruolo). Siamo lì a rubarci i compiti a vicenda, ad esempio, se tu
l’accompagni all’asilo al mattino, allora io vado a prenderla nel
pomeriggio, insomma se io lascio perdere il mio ruolo di madre viene
sovrastato da lui e purtroppo anche dalle sue sorelle (senza figli non
arrivato) e sua madre, purtroppo molto presenti da quando è nata la
bambina, ed io mi eclisso quando ci sono loro, in quanto la loro
strapresenza invade decisamente il campo e anche mia figlia ovviamente mi
considera meno in loro presenza ed io non ho voglia di fare da
spettatrice.
Con mio marito già normalmente abbiamo difficoltà a parlare, ma della sua
famiglia (molto uniti tra loro e decisamente diversa dalla mia) ho capito
che è tabù, insomma non solo ho problemi con lui nell’educare mia figlia
ma ho anche lo scoglio della sua famiglia che lasciano fare tutto a questa
bambina ed io non mi sento di fare il generale davanti a loro, visto che
già pensano che la bimba preferisca il padre e che io sono rigida.
Sinceramente credevo che mio marito nei confronti della bimba fosse più
fermo.
Rimango in attesa dei Vostri consigli soprattutto per il mio quesito
iniziale.
Grazie.
Cordiali saluti.

Carissima Julia, la sento incastrata in una situazione che la sta facendo
soffrire e sentire rifiutata. Non credo però che sia questo quello che
succede. È molto comune che a questa età una figlia femmina ricerchi
maggiormente la presenza del padre, Sigmund Freud parlerebbe di complesso di
Edipo. In poche parole, il processo di identificazione con il genitore dello
stesso sesso passa attraverso un allontanamento da questo genitore, mentre
il genitore di sesso opposto viene maggiormente ricercato. È una fase
naturale, e come tale la invito a viverla, non come un rifiuto nei suoi
confronti, una disconferma del suo ruolo di madre, tantomeno una
competizione tra lei e suo marito. Sua figlia in questo momento del suo
sviluppo manifesta maggiormente il desiderio di stare con suo padre, credo
che l’unica cosa che si possa fare (compatibilmente con l’organizzazione
della routine familiare ovviamente) sia soddisfare questo suo desiderio
senza caricarlo né di rancore, né di senso di frustrazione e di rifiuto. Se
sua figlia preferisce essere addormentata dal padre in questo periodo (e
probabilmente si tratterà di un periodo, non sarà per sempre così), la
invito a viversela con meno sofferenza, non è una guerra per affermare il
proprio potere tra lei e suo marito, è semplicemente assecondare un
desiderio di sua figlia. Sua figlia in questo periodo preferisce uscire con
il padre, addormentarsi con lui, giocare e stare con lui. Questo non toglie
nulla all’amore di sua figlia per lei, Julia, sua figlia le sta solo
chiedendo di permetterle di stare maggiormente con suo padre perché in
questa fase della sua crescita è di questo che ha bisogno, senza che lei
soffra un abbandono o un sentirsi respinta, esclusa, messa da parte. Sua
figlia si sta aprendo ad altre relazioni, alle zie, alla nonna, e questi
sono affetti che si aggiungono nel cuore di sua figlia, non che si
sovrappongono o peggio ancora che si sostituiscono all’amore di sua figlia
per lei, Julia. Credo che debba cominciare a separare i piani, che sento
confusi: se sente troppo invadente la famiglia di suo marito, soprattutto
sul piano dell’educazione di sua figlia, ha tutto il diritto di ristabilire
i ruoli (i genitori siete lei e suo marito, nessun altro), ma lasci che sua
figlia si viva questo bisogno di allargare i propri affetti e le proprie
relazioni a persone diverse da lei senza viverlo come un rifiuto nei suoi
confronti.
Capisco poi che, in una famiglia dove tutti la danno vinta alla bambina, sia
faticoso dover essere sola a dare delle regole, e che non sia simpatico fare
il “generale”, come dice lei. Ma qualcuno il “lavoro sporco” lo deve pur
fare. Perché i limiti sono fondamentali nello sviluppo di sua figlia, e di
nuovo sono i genitori che devono darli, non nonni né zii. Meglio sarebbe
ovviamente se tra lei e suo marito ci fosse accordo in tal senso. Comprendo
che dover dire dei no quando sente che in questo periodo sua figlia sta
facendo qualche passo lontano da lei sia ancor più antipatico e spiacevole,
come se le desse una buona ragione per allontanarsi da lei. Ma se sua figlia
potrà costantemente contare sul suo amore, sulla sua accettazione
incondizionata, sulla sua approvazione anche nei momenti in cui la
respingerà, vedrà che troverà anche presto la strada per tornare da lei
serena e più affettuosa che mai. Non le faccia sentire il suo dolore e la
sua frustrazione, la sua delusione per non essere il genitore prescelto in
questo momento, non le crei sensi di colpa ma le permetta di viversi questo
momento di allontanamento in piena libertà, e se li viva lei stessa per
quello che sono, una normale fase di crescita di sua figlia.
Con simpatia

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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