Anonimo

chiede:

Buongiorno, mia figlia di 7 anni da un paio d’anni ha una vera e propria fobia per gli spazi ristretti come i bagni pubblici o gli ascensori. Prende l’ascensore solo se obbligata e per tutto il tempo trattiene il respiro. Va in bagno, anche in casa, rigorosamente con la porta socchiusa… meglio se ci sono io a fare da barriera tra la porta e lo stipite. Ha la paura che la porta si possa chiudere da sola intrappolandola. Fino a circa 4 anni era una bambina molto autonoma che dormiva da sola nel suo lettino e non aveva paure…. poi un giorno mentre eravamo al mare è andata da sola nel bagno degli stabilimenti balneari mentre io cambiavo la sorellina in cabina e al momento di uscire ha avuto una titubanza di pochi secondi per riaprire il fermo della porta. Sembrava che non fosse successo nulla… poi di notte ha avuto un incubo in cui rimaneva chiusa nel bagno e da quel momento non è più stata la stessa. Ha improvvisamente smesso di dormire nel suo lettino per il timore di rimanere chiusa nella sua camera, e come può immaginare il timore di stare in spazi ristretti la limita molto nella vita quotidiana. La pediatra ha sempre sminuito il problema dicendo che sarebbe passato da solo, invece sono trascorsi più di 2 anni e la cosa mi pare che a tratti addirittura peggiori. Non è un capriccio ma veri e propri attacchi isterici di panico se la forzo. Come mi devo comportare? Come posso aiutarla? Abbiamo parlato tanto ma non riesce a superarlo. A questo ultimamente si unisce la paura del buio, dell’abbandono e una sorta di frustrazione con pianto disperato ogni volta che deve affrontare qualcosa di nuovo. Come darle fiducia e aiutarla per farla crescere senza fobie? Grazie

Cara mamma, potrebbe essere utile ricostruire l’inizio delle paure focalizzandosi, oltre all’episodio del mare a cui accenna, al contesto relazionale. Ad esempio dice “mentre cambiavo la sorellina”: come è stato vissuta la nascita della sorella? Quali cambiamenti nelle relazioni familiari? La paura, come riconosce, “non è un capriccio” e forzarla non l’aiuta ma si può procedere per step graduali concordati. Se, come dice, “la cosa mi pare che a tratti addirittura peggiori”, “la limita molto nella vita quotidiana”, potrebbe valutare la possibilità di rivolgersi ad un professionista che attivi le risorse genitoriali e aiuti la bambina. Saluti.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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