Anonimo

chiede:

Cara dottoressa, le scrivo perché mia figlia di quattro anni balbetta già
da un anno ormai. Ha iniziato subito dopo la nascita della sorella, e
noi non abbiamo dato importanza alla cosa. Ma ora un anno è passato e il
suo problema non si è risolto, tanto meno ridotto, anche in minima parte,
anzi sembra a volte peggiorato. Vorrei portarla a fare una valutazione
neuroliguistica. Lei può darmi un consiglio? Sono molto preoccupata. La
ringrazio.

Cara Monica, in base ai pochi elementi che mi fornisce sul disturbo di sua
figlia azzardo un’ipotesi. Se sua figlia fino all’età dei tre anni ha avuto
uno sviluppo del linguaggio normale, fluido, regolare ed alla nascita della
sorellina è iniziato il disturbo, penserei ad una causa tutta emotiva del
disturbo. Nel suo caso mi sembra infatti che la balbuzie, più che un
disturbo neurolinguistico, sia l’effetto di un’aggressività non espressa, ma
repressa, che causa una tensione emotiva tale da disturbare la funzione del
parlare.
Un’età abbastanza tipica per il sopraggiungere della balbuzie, ad esempio,
sono i due anni, il momento cioè dei no, delle crisi di opposizione, periodo
durante il quale il bambino, per costruire la propria identità, deve mettere
in discussione il rapporto di potere con i genitori e le regole che questi
gli trasmettono. Una sorta di prova generale dell’adolescenza, per
intenderci. Se in questo periodo, caratterizzato da una naturale e
fisiologica esplosione dell’aggressività (che come tutte le altre emozioni,
fa parte del corredo psicologico di ogni essere umano), i genitori tendono
a bloccarne fortemente l’espressione, con duri rimproveri e punizioni, il
piccolo si trova costretto a tenersi dentro questa carica aggressiva,
inibirne la sua naturale manifestazione. Con il risultato che questo blocco
interiore può andare a “bloccare” anche il linguaggio, provocando appunto la
balbuzie.
La nascita di un fratello o di una sorella è un altro evento che mette in
contatto il bambino con emozioni di dolore, rabbia, aggressività. Sono
emozioni normali, sane. Ci sarebbe da preoccuparsi se sua figlia, di fronte
ad un evento tanto importante (e, per il suo prezioso equilibrio familiare,
tanto sconvolgente) non manifestasse alcuna reazione emotiva. Ma
culturalmente noi adulti siamo molto poco preparati ad accettare ed
accogliere senza giudicare o senza ostacolare l’espressione di queste
emozioni. Non siamo tanto pronti ad accettare la rabbia, l’ostilità che il
bambino ci rivolge, e più o meno consapevolmente spesso facciamo arrivare al
bambino il messaggio che non è bene provare gelosia per il fratellino, che
non è bene provare odio per la mamma quando allatta la sorellina, e così
via. Il bambino si trova così a provare un turbinio di emozioni forti,
travolgenti, ma a sentire che non gli è permesso esprimerle, mostrarle, che
i genitori non lo approvano se lui urla la sua rabbia nei confronti loro o
del nuovo arrivato. E così si tiene tutto dentro, con talmente tanta fatica
che alla fine anche il parlare ne può venire disturbato, interrotto.
Il mio invito è questo: provate a modificare un po’ la modalità con cui vi
rapportate alla rabbia di vostra figlia, permettetele di esprimerla, di
dirla (ovviamente non di agirla sulla sorellina), di urlarla, aiutatela a
darle voce, dicendole per esempio: “Amore, sei arrabbiata in questo momento
perché la mamma tiene in collo tua sorella? Le vuoi bene, ma in questo
istante vorresti che sparisse, vero? Vorresti che la mamma fosse solo per
te, tutta per te, vero?”. Pare un paradosso, ma per il bambino è
preziosissimo sentire dalla bocca dei suoi genitori le parole che descrivono
esattamente ciò che sente. Questo lo fa sentire autorizzato a provare ciò
che prova, non più giudicato e rifiutato per le emozioni che sente
spontaneamente dentro di sé. A volte basta allentare la tensione emotiva del
bambino perché il sintomo della balbuzie si risolva.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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