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Lo sfogo di una neomamma che viene spesso accusata di essere dimagrita troppo velocemente dopo aver partorito, e chiede: "È giusto doversi giustificare continuamente perché si è diversi?"
“Ero contenta di aver messo su peso con la gravidanza. Finalmente il mio corpo aveva delle forme, non mi importava niente di ingrassare, anzi, speravo di riuscirci. Invece la gente continua a chiedermi se mangio e a dirmi che devo “fare qualcosa”. Non è normale, dicono, dimagrire così velocemente dopo il parto“. Lo sfogo, come spesso accade, arriva anche sui social: è giusto doversi giustificare perché si è “diversi“?
Nel caso di Marta (nome di fantasia) la diversità che finisce giorno sì e giorno pure sotto accusa è nel corpo: alta, magra, occhi grandi e nessuna voglia di spiegare ancora ad amici o lontani conoscenti il perché di quella sua “fortuna”, che l’ha portata a mettere su più di 20 kg durante la gravidanza e a perderli poco dopo, senza fretta ma comunque a velocità doppia, e a fatica dimezzata, rispetto a molte altre neomamme.
Che poi, fortuna cosa significa? Sono fatta così – dice Marta, che contattiamo dopo aver visto il suo post su Facebook – molte donne sono fatte così: vi verrebbe mai in mente di andare da una persona che tende ad ingrassare a dirle “sei ingrassata ancora? La smetti di mangiare?“. Perché con le persone “magre” lo fate sistematicamente? La sensibilità non dovrebbe cambiare.
Succede: dopo il parto (per qualcuna) il peso si riassesta sui livelli pre-gravidanza e la pancia torna “miracolosamente” piatta in tempo record, a prescindere dai cicli di addominali che si prendono come merendine a metà mattina. Succede, come è successo per tutta la vita alle persone con quel tipo di corporatura e metabolismo: rimangono magre, non importa cosa riescano a ingurgitare a ogni ora del giorno.
Da mesi, spiega Marta, che ha trent’anni e un figlio di un anno,
chi mi incontra mi chiede sistematicamente se sto bene, se ho qualche problema. Danno per scontato il fatto che io non mangi. A sentirli si direbbe che io stia scomparendo, ma in realtà sono normalissima. Un conto sono i disturbi alimentari, ma anche in quel caso sarebbe davvero opportuno andare da una ragazza con problemi di anoressia o bulimia e punzecchiarla sull’argomento? Lo fareste con una ragazza molto in carne? No, non lo farebbe nessuno. Nel rivolgersi a una donna magra riguardo il suo aspetto fisico c’è sempre una sorta di accusa, c’è il voler marcare una distanza, come se fossimo “sbagliate” perché non siamo come ci si aspetta: ma non è una scelta, alcune donne sono così.
La magrezza viene perennemente legata all’estetica: sei magra perché vuoi essere bella, anzi, “più” bella. Più bella di come saresti se non prestassi attenzione al cibo. Più bella di noi “normali”, che quel che mangiamo lo mettiamo su in un amen. Più bella di me, che ti osservo e te lo dico, che ho scoperto il tuo trucco.
Però non c’è nessun trucco. Qualcuno mette peso, qualcun altro lo perde. Qualcuno vive su una bilancia, altri non sanno nemmeno come sia fatta. Chi ingrassa non deve continuamente spiegare il perché del proprio aspetto fisico, come fosse un fatto pubblico. Per le persone magre c’è spesso un giudizio sullo sfondo, come fosse un errore, una malattia esibita che va denunciata.
La mia pancia è segnata come quella di tutte le donne, il post parto non è facile per nessuna. Eppure tanti si sentono in diritto di dirmi persino che dovrei smettere di allattare, perché allattare al seno spesso fa perdere peso più velocemente. Ma cosa significa? Se io e il mio bambino siamo in salute perché devo sempre giustificarmi per ogni cosa?
Forse è questo che non si perdona, alle donne che tornano in fretta al peso pre-gravidanza e pre-parto: rendendo possibile il “miracolo” ci inchiodano alla nostra normalità, che può essere fatta (anche) della temporanea perdita di controllo sul corpo, e di fatica, battaglie e ancora fatica.
Dimentichiamo che quando si partorisce si passa tutte per la stessa strada, quella della trasformazione, del dolore e dell’amore. E difficilmente, magre, grasse, alte o basse, impeccabili o scompigliate, quale che sia la nostra “etichetta”, arriviamo ad accettarla se chi ci guarda da fuori non smette di volercela appiccicare addosso ad ogni costo, a usarla contro di noi.
L’unico trucco che vale la pena usare è il sorriso, per disinnescare pure una “sana” invidia che, anche se involontariamente, può far male.
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