Per molti bambini è il primo anno di scuola e alcuni possono avere il timore di non essere in grado di leggere, scrivere e fare i compiti, spesso ancora più in ansia sono i genitori. Per i bambini che iniziano a frequentare per la prima volta la scuola, e non solo per loro, il ruolo della famiglia è fondamentale per ridurre ansie e timori.

Purtroppo a volte si assiste a comportamenti che possono essere dannosi quale quello di insegnare al bambino alcune nozioni perché parta bene o dire al bambino che a scuola avrà più doveri o sarà soggetto a regole rigide, a norme fisse o a punizioni o a valutazione dell’insegnante o degli insegnanti.

È più utile suscitare la curiosità e l’interesse dicendo che l’ingresso a scuola è l’inizio di una nuova esperienza, stando bene attenti a non evidenziare solo gli accresciuti doveri o gli ipotetici aspetti normativi o punitivi della scuola, frutto spesso di propri vissuti negativi.

Non usate frasi tipo “è finita la pacchia”, “ora che vai a scuola andrai a letto presto”, in quanto facendo così attribuiamo un ruolo punitivo alla scuola. Se il bambino va a letto tardi alla sera e non si sveglia al mattino proviamo a fare una autocritica invece di dare la colpa al bambino e di attribuire alla scuola il ruolo di “castigamatti”.

Può accadere che un bambino abbia difficoltà ad inserirsi nella scuola. Non possiamo generalizzare i consigli in quanto i vissuti e le esperienze di ogni bambino e di ogni famiglia sono diversi per cui è sempre meglio, prima di prendere una qualsiasi decisione, chiedere un parere al proprio pediatra o a una persona competente di fiducia (pedagogista, psicologo, psichiatra infantile, insegnante con esperienza ecc.).

Prima di tutto non commettete l’errore di cambiare subito scuola se non dopo aver riflettuto a lungo e discusso il problema con altri. Può essere uno stato di ansia se non di paura o panico, soprattutto se il bambino non ha frequentato la scuola materna, verso un luogo con regole collettive, con ritmi prestabiliti e con persone che ruotano attorno ad almeno venti bambini.

Anna

chiede:

Cercate in questi casi di essere molto dolci e rassicuranti e cercate di far contenere la paura del bimbo con delle spiegazioni comprensibili tipo: “Papà e mamma vanno a lavorare e tu vai a scuola ed è come se anche tu lavorassi. Quando abbiamo finito tutti stiamo di nuovo insieme e ci raccontiamo cosa abbiamo fatto”. Inventate delle piccole ritualità al mattino al risveglio e quando lo salutate a scuola.

Leggete al bambino storie di bambini o di animali che partono e ritornano. Se il bambino ha già frequentato la scuola materna in genere ha meno problemi di ambientamento e, spesso, è facilitato dal fatto che incontra amici che ha già conosciuto all’asilo.

Spesso ci si pone il problema se è meglio per il bambino una scuola rispetto ad un’altra o se è meglio il tempo pieno o determinato. Non è facile dare una risposta unica e valida per tutti i bambini e tutte le scuole in quanto la “bontà” di una scuola dipende da vari fattori ma, soprattutto, dalle persone che vi lavorano. Non esiste una scuola migliore dell’altra, al massimo una scuola è “più bella”, meglio posta di un’altra.

La scuola prima ancora che nelle sue formule e nelle sue organizzazioni è quello che è per le persone che la realizzano, dal direttore didattico al bidello, e soprattutto per gli insegnanti, nei loro modi, nei loro gesti, nei loro desideri e soprattutto nella loro voglia di interpretare il loro ruolo.

Se vi è possibile incontrate e parlate con gli insegnanti, andate ad ascoltarli nelle assemblee di presentazione e seguite il vostro istinto.

Per il resto, il successo formativo dei nostri figli non dipende certo dall’optare per le trenta o le quaranta ore a scuola, ma da come quelle ore sono realizzate. Per il tempo pieno o determinato la scelta dipende molto dai nostri impegni e dal nostro tipo di lavoro. Meglio il bambino a scuola che un bambino trasportato un giorno dai nonni paterni, un altro da un amico, un altro con la baby-sitter ed un altro dai nonni materni.

Uno dei problemi che più frequentemente si pongono le famiglie è quello della mensa. Spesso al pediatra vengono fatte richieste di certificazioni finalizzate ad evitare che al bambino venga offerto, perché non gli piace, un determinato cibo. L’elenco di richieste aneddotiche è infinito: “non può mangiare il maiale ma può mangiare il prosciutto e il wurstel”, “non può mangiare il formaggio ma può bere il latte”, “beve l’acqua con le bollicine”, ecc.

Queste, e molte altre, sono state vere richieste di certificazione, che non possiamo che definire “compiacenti”, richiesta ai medici. Le richieste di ricette speciali solo in parte trovano una giustificazione in determinati casi: allergia, diabete, celiachia, obesità ecc, e per motivazioni culturali o religiose.

Dott. Alberto Ferrando, Specialista in Pediatria

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