
Parto prematuro, la percentuale di sopravvivenza a seconda della settimana
Il parto prematuro può avvenire per diverse cause: ecco quali sono i motivi principali e quali le percentuali di sopravvivenza a seconda del perio...
Il ginecologo spiega quali sono i fattori di rischio di un parto prematuro, le possibili conseguenze e l'importanza della prevenzione.
Per definizione un parto è prematuro quando accade 3 settimane o più prima del termine previsto della gravidanza: dal momento che la gestazione dura in teoria 40 settimane, il bambino è prematuro se nasce prima delle 37 settimane.
È facile intuire come non sia lo stesso nascere prematuri a 36, 32, 27 o 22 settimane, che è il limite minimo perché sia considerato parto: prima di questo limite è considerato ancora come “aborto”. Le conseguenze sono tanto più importanti e gravi tanto più è prematura la nascita del bambino.
L’incidenza dei parti prematuri varia sensibilmente nel mondo: secondo l’Oms i dati a livello globale sono alti, più di un bambino su 10 nasce pretermine. In Italia la percentuale è molto più bassa: secondo gli ultimi dati oscilla tra il 6 e il 7% all’anno, cioè circa 30mila bambini.
Una quota rilevante riguarda bambini nati a 35-36 settimane, quando la prematurità non è alta e spesso non ci sono reali problemi se non il dover rimanere in ospedale qualche giorno in più. Le probabilità che un bambino nasca molto prematuro sono davvero basse.
Il parto prematuro può avvenire per diverse cause: ecco quali sono i motivi principali e quali le percentuali di sopravvivenza a seconda del perio...
Nascere prematuramente comporta una serie di conseguenze più o meno gravi e più o meno a lungo termine: i principali problemi riguardano la difficoltà di adattamento del bambino prematuro alla vita fuori dal corpo della mamma.
Tra le conseguenze di un parto prematuro si trovano:
Si tratta di problematiche che possono risolversi positivamente con la moderna assistenza pediatrica, ma possono in alcuni casi dare origine a complicazioni che non riguardano più il periodo neonatale ma tutta la vita della persona. Tra queste, nelle situazioni più gravi possiamo trovare:
Non c’è una sola causa che porta ad una nascita pretermine: è un evento che viene definito multifattoriale, e le cause più frequenti non sono di tipo clinico ma sociale. Tra queste si contano povertà , denutrizione, scarse condizioni igieniche e abitative, eventuale lavoro pesante della madre.
Ai fattori sociali si aggiungono condizioni cliniche: uno dei maggiori fattori di rischio del parto prematuro è, ad esempio, la gemellarità .
In questo non incide solo la natura, che conta una gravidanza gemellare ogni 80, ma anche le tecniche di procreazione medicalmente assistita, che aumentano la probabilità di avere delle gravidanze gemellari. In particolare possiamo dire che i parti prematuri possono essere influenzati da:
Molte donne temono si possa verificare un parto prematuro. Va detto che una volta che i meccanismi del parto pretermine si sono avviati non è possibile fermarli: non esistono farmaci che possono “ritardare” un parto avviato, possono al massimo rimandare la nascita di 48 ore, non di più.
Spesso, però, quelli che vengono percepiti come sintomi di un parto prematuro non rappresentano una reale minaccia di travaglio pretermine: la donna può avvertire dei crampetti che non portano al parto, si tratta delle contrazioni di Braxton-Hicks che si verificano a partire dal sesto mese.
Ci sono invece altri segnali che possono portare a riconoscere un parto prematuro: se le contrazioni avvengono ogni 10-15 minuti, se sono accompagnate da perdite di sangue o liquido, se si avverte una pressione insistente verso il basso, se ci sono scariche di diarrea.
In questo caso la situazione merita di essere controllata: la donna da sola non è in grado di capirlo e anche il medico fa fatica, per questo si ricovera la donna in osservazione per alcune ore in modo da vedere quello che succede. Se ci sono modifiche al collo dell’utero, che si accorcia e si dilata, siamo di fronte a una minaccia di parto prematuro, altrimenti no.
Una volta identificati i fattori di rischio è possibile cercare di limitarli o nel migliore dei casi eliminarli del tutto. Ci sono alcune condizioni che per ovvi motivi non possono essere eliminate, ma su altri fattori si può agire preventivamente.
Nel caso in cui la donna svolga un lavoro particolarmente pesante la legge italiana la tutela, prevedendo la possibilità di cambiare mansione o di astenersi anticipatamente dal lavoro.
L’elemento fondamentale è prevenire, quando possibile, l’eventualità di un parto prematuro: in questo senso è importante la prevenzione ancora prima della gravidanza. Se una donna ha la pressione alta o soffre di diabete bisogna agire per tempo, soprattutto adottando stili di vita adeguati.
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Come detto, poi, tra i fattori di rischio c’è l’aver avuto un precedente parto prematuro: in questo caso è possibile, già dall’inizio della gravidanza, somministrare alla donna il progesterone, un ormone prodotto dalla placenta e che è in grado di ridurre dal 30 al 40% la probabilità che l’evento si verifichi di nuovo.
Articolo originale pubblicato il 16 novembre 2018
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