I modi di dire e le espressioni popolari non nascono per caso, ma hanno sempre un’origine e un significato ben preciso. Anche se con il passare del tempo possono poi essere impiegati per indicare fenomeni e realtà differenti da quelli provengono mantengono traccia del significato originario.

Il caso dell’espressione “nati con la camicia” è un esempio di come la cultura popolare, pur sprovvista in tante conoscenze mediche e scientifiche, ha saputo riconoscere un fenomeno raro e curioso coniando un’espressione che ha saputo condizionare non solo il linguaggio ma anche alcuni riti e tradizioni associate al parto e alla nascita di un bambino.

Perché si dice “nati con la camicia”?

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Fonte: iStock

Quando si parla di camicia in riferimento a un neonato, si fa riferimento alla presenza del sacco amniotico completamente integro. Come spiegato dal portale WebMD, illustrando quello che in lingua inglese viene chiamato En Caul, il sacco amniotico è una membrana piena di liquido amniotico nella quale cresce e si sviluppa il feto durante tutta la gravidanza.

Ha lo scopo di proteggere il feto e regolarne la temperatura e segue la crescita del feto fino al momento del travaglio quando comunemente si rompe (quella che viene chiamata rottura delle acque).

Può capitare, anche se non se ne conoscono le cause o i fattori che possono condizionare l’insorgere di questo evento, che il sacco amniotico non si rompa e che il bambino nasca ancora con il sacco perfettamente intatto. Si dice che questi bambini sono nati con la camicia perché ricoperti di questo particolare rivestimento.

Con che frequenza si verifica il fenomeno?

In letteratura si stima che il fenomeno, come riportato in questo studio, si verifichi in meno di 1 su 80000 parti vaginali. La rarità della condizione ha portato alla diffusione dell’espressione “nati con la camicia” che nel gergo popolare sta a indicare persone fortunate e avvantaggiate nella vita.

Le conseguenze della “camicia” alla nascita

Non è solo la rarità della presenza del sacco amniotico intatto ad aver contribuito allo sviluppo del modo di dire “nati con la camicia”.

Come spiega la professoressa Alessandra Graziottin, infatti, i bambini nati con la camicia hanno un parto meno traumatico e questo lo si deve sostanzialmente a ragioni di natura meccanica. La presenza delle membrane del sacco amniotico, infatti, svolge da cuscinetto con la funzione di ammortizzare i traumi che la testa del bambino subisce quando scende lungo il canale del parto.

Miti e credenze sui bambini nati con la camicia

Come anticipato il modo di dire “nati con la camicia” ha condizionato (ed è stato anche condizionato) non solo il parlato ma anche diverse pratiche culturali. Un’usanza antica era quella di far indossare una camicia a i bambini dopo il parto o dopo il rito del Battesimo per indicare l’appartenenza sociale di quel bambino a una famiglia benestante. La fortuna, la sorte favorevole è sempre stato comunque un elemento caratteristico del modo di dire “nati con la camicia”, sia come constatazione che come auspicio.

Su questa condizione rara si sono poi innestate diverse credenze, più o meno fantasiose. Ci sono miti per cui i bambini nati con la camicia non potranno mai annegare, altre che sostengono che questi bambini sono destinati a compiere grandi cose ed essere costantemente protetti dalle avversità.

L’usanza di inserire nel corredino una camicia è legato proprio a questo simbolismo considerando anche come in alcune epoche questo capo d’abbigliamento è stato associato a un tipo di vestiario pregiato, elegante, di valore.

Tra i miti e le credenze sui bambini nati con la camicia ci sono anche quelle per cui questi bambini diventino preveggenti, abbiano la capacità di comunicare con i fantasmi o fossero più eloquenti degli altri. In alcune tradizioni, invece, l’essere nati con la camicia indicava che quel bambino sarebbe diventato un mago, uno stregone o un vampiro, non necessariamente con un’accezione positiva.

Per quanto possano apparire insensate ed evidentemente prive di fondamento scientifico, è importante non banalizzare queste credenze, anche perché raccontano molto della storia e della cultura di una popolazione. L’esperienza della gravidanza e del parto è da sempre una delle più suggestive e che non rappresenta solo un evento medico fatto di dati, statistiche ed elementi razionali. La dimensione intima, spirituale, emotiva, sociale e culturale è sempre presente, tanto che ancora oggi ogni cultura vive il parto in maniera diversa dalle altre.

Anche l’epoca moderna vive di usanze che non sempre hanno un diretto e chiaro riscontro nella scienza medica. È il caso, per esempio, del Lotus Birth per il quale il cordone ombelicale non viene tagliato nei minuti dopo il parto ma attenendo che cada naturalmente nei giorni successivi. O, ancora, la pratica di mangiare la placenta convinti che farlo abbia conseguenze positive sulla salute.

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