Il percorso che porta dal travaglio al parto si compone di diverse fasi, che vanno dalla preparazione al travaglio, che può iniziare diversi giorni prima del parto, e si concludono con la nascita del bambino e l’espulsione della placenta (il secondamento).

La fase iniziale è detta anche periodo prodromico o fase latente: è quella in cui la data presunta del parto si avvicina e la futura mamma sente diversi cambiamenti. In realtà non sempre tale fase viene avvertita nitidamente, e in alcuni casi il travaglio inizia quasi inaspettato.

Riconoscere la vera e propria fase latente del parto può aiutare a prepararsi al travaglio, che è caratterizzato da fasi di maggiore intensità e da fasi di “rilassamento”. Tale andamento aiuta a preparare la donna alla fase di espulsione e a dare “tregua” anche al nascituro, che viene sottoposto a uno stress importante durante il parto naturale.

Con “fase latente” si intende il periodo in cui le contrazioni si avvertono ma non sono regolari e non hanno particolare intensità. In questo periodo, che può durare 8 ore o meno, è possibile che si verifichi la perdita del tappo mucoso, mentre la rottura delle acque indica già l’inizio del travaglio.

I sintomi della fase latente del parto

La fase latente (o fase prodromica) vera e propria coincide con l’inizio del travaglio e si protrae fino alla dilatazione della cervice di 3 centimetri. A quel punto il travaglio entra nella cosiddetta fase attiva.

La fase latente dura 8 ore ed è caratterizzata dalla presenza di almeno 2 contrazioni forti ogni 10 minuti, ciascuna di durata inferiore a 20 secondi. Alcune donne in questo periodo possono provare anche una forte sensazione di nausea.

Quando le contrazioni aumentano di frequenza e intensità e il loro intervallo è di almeno 40 secondi si entra nella fase di travaglio attivo, durante cui la cervice uterina si raccorcia quasi totalmente e la dilatazione è di almeno 3 centimetri. In questa fase la testa del bambino inizia a impegnare il canale del parto.

La fase latente viene definita “prolungata” quando supera le 8 ore senza che ci sia una dilatazione di almeno 3 centimetri e arriva a 20 ore nel caso di un primo figlio, a 14 ore nel caso dei parti successivi.

Cosa fare durante la fase latente del parto?

fase latente parto travaglio

In questo periodo la donna solitamente non si è ancora recata in ospedale, dal momento che non si sono rotte le acque e le contrazioni sono ancora irregolari e poco frequenti.

Nella fase latente che precede la rottura delle acque solitamente non è consigliato recarsi in ospedale poiché possono volerci diverse ore prima dell’ingresso nel travaglio vero e proprio, e raramente si viene ammesse in ospedale prima di avere raggiunto i 4 centimetri di dilatazione: può essere utile provare a rilassarsi anche con l’aiuto di una doccia o un bagno caldo, in attesa dell’avvio del travaglio vero e proprio.

Dal momento che la fase prodromica del parto, come visto, può durare diverse ore, è consigliabile diminuire il più possibile (per quanto si tratti di un’operazione difficile…) lo stress: camminare, ascoltare musica, aiutarsi con adeguati esercizi di respirazione e di yoga possono essere attività utili in questo periodo che prepara alla nascita del bambino.

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