Molte persone apprezzano la cannabis per i suoi effetti: da quelli euforici e psicotropi del THC a quelli rilassanti e antidolorifici. Talvolta, è anche utilizzata come farmaco, attraverso il composto chimico del cannabidiolo (CBD). Nonostante in alcuni paesi degli Stati Uniti sia legale non solo l’utilizzo medico della cannabis, ma anche quello ricreativo (in Italia, invece, non è passato invece il referendum a febbraio 2022), gli esperti concordano su una cosa: la cannabis, in tutte le sue forme, non è ancora sicura per i genitori che allattano al seno e per le loro famiglie.

Gli studi della Harvard Medical School e del Massachusetts General Hospital hanno mostrato che sia il CBD che il THC sono stati rilevati nel seno latte dei consumatori di marijuana. Infatti, che sia fumata (anche tramite sigarette elettroniche), ingerita o inalata passivamente, i suoi prodotti si riversano nel latte materno.

Non solo la cannabis passa dal sangue al latte in dosi considerevoli, ma può anche rimanere lì per molto tempo. “Le madri che allattano devono sapere che è possibile che il loro bambino risulti positivo a uno screening farmacologico per molti giorni, talvolta settimane, dopo l’uso di cannabis“, ha dichiarato a Motherly Demi Lucas, un consulente per l’allattamento.

Marijuana e breastfeeding non vanno quindi d’accordo. A causa delle restrizioni legislative, i dati medici sul THC e sull’allattamento al seno sono ancora piuttosto limitati. Tuttavia, la Food and Drug Administration del governo americano ha riferito che “il THC può influenzare lo sviluppo cerebrale di un neonato e provocare iperattività, scarse funzioni cognitive e altre conseguenze a lungo termine“.

È importante notare però che non solo la madre è tenuta ad astenersi dall’utilizzo di marijuana: secondo un altro consulente. Chrisie Rosenthal, infatti:

La cannabis può compromettere la capacità del partner di prendersi cura del bambino in modo responsabile, spostando tutte le responsabilità genitoriali sul genitore che allatta al seno e aumentando lo stress di quel genitore.

Inoltre, anche il fumo passivo porta con sé rischi altrettanto preoccupanti, quali “sedazione, apnea notturna, sindrome della morte improvvisa del lattante o un test delle urine positivo al THC“, come spiegato da Lucas.

Pur non essendo psicoattivo, non è raccomandata nemmeno l’assunzione di CBD. Sebbene l’impatto diretto del consumo di CBD da parte dei genitori sulla salute dei bambini sia ancora sconosciuto, i rischi segnalati per le persone adulte includono tossicità epatica, sonnolenza estrema e interazioni negative con altri farmaci, rendendo dannoso il suo utilizzo.

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